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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 52°/2008

 Omelia di don Luigi Caldera, 21 dicembre 2008,
alla Messa  delle ore 11.00

Ci sono cose che non si possono comperare, per tutto il resto c’è Mastercard.

Io qui con voi ho avuto tutto quello che non si può comperare, ho avuto delle gratificazioni incredibili. Su Voce Amica questa viene annunciata come la giornata della gratitudine a don Luigi:  è un errore, si vede che la redazione era un po’ distratta in fase di correzione delle bozze, no, questa è la giornata della gratitudine di don Luigi a tutti voi, indistintamente.

Che cosa volete che vi dica, io con voi mi sono divertito e la dimostrazione è che quasi quindici anni sono letteralmente volati. Mi sembra ieri quel 19 dicembre 1993 (era la stessa domenica della Divina Maternità di Maria, come oggi) quando monsignor Antonio Barone venne da me per chiedermi se ci stavo a fare il Parroco di Santa Maria Assunta a Cernusco e ancora oggi io gli chiedo perché era venuto proprio da me, senza ottenere spiegazioni, peraltro.

Per non parlare, poi, dell’inizio della Comunità pastorale ‘Famiglia di Nazaret’: questa risale a un quarto d’ora fa.

A dire il vero, avevo pensato di mettere in mano due o tre fotografie a don Claudio e di dirgli di fare lui questa omelia, visto che da una fotografia messa su Voce Amica di settembre ha, sul numero successivo, fatto un articolo quasi leggendo il labiale mio e di don Ettore, ma penso che ormai avrà altre occasioni molto presto per dare il meglio di sé.

A questo punto comincio a ringraziare coloro che sono stati parroci con me in questa città (don Giuseppe, don Carlo e don Ettore) e tutti i vicari parrocchiali che si sono susseguiti, il diacono, le religiose e i religiosi: con essi ho avuto la possibilità di vivere la comunione e ho avuto collaborazione sincera e esempi di spiritualità forti.

E ringrazio anche ciascuno di voi: mi avete dato proprio tanto in umanità e fede.

Mi ero impegnato, nel febbraio del ’94, a essere centro di unità oggettiva per questa parrocchia, riprendendo il saluto del Consiglio pastorale, e a lavorare perché questa comunità parrocchiale fosse segno per la città. Non è certamente il caso di fare un bilancio, ma si può dire che siamo andati in questa direzione.

Avevo scelto di mettere nell’ordine i lavori per il cinema, per l’oratorio e per la chiesa. Pur con qualcosa d’altro in mezzo, questi interventi sono stati fatti.

E adesso siamo qui in questa chiesa: non vi nascondo che quando sono entrato ieri sera mi sono emozionato e sono rimasto ammirato per il risultato ottenuto.

Finalmente siamo in una chiesa calda (siamo partiti per i lavori proprio dal riscaldamento da rifare): adesso occorre che noi come comunità diventiamo sempre più accoglienti verso le famiglie nuove e chi viene da fuori.

Le nostre realtà devono essere scuola e casa di comunione, secondo una felice espressione di Giovanni Paolo II: spalanchiamo le braccia perchè, anche quando si dovesse fare fatica, il ritorno che si ottiene è sicuramente superiore alle energie profuse.

Coltivare le relazioni con le persone e tra i gruppi e far crescere il senso di appartenenza alla comunità è un valore irrinunciabile.

Sistemata in modo dignitoso la chiesa-edificio, c’è da intervenire sulla Chiesa di pietre vive che siamo noi, e questo è un lavoro da fare sempre. San Paolo ci ha ricordato: ‘Siate sempre lieti nel Signore, la vostra amabilità sia nota a  tutti’, e ci ha invitato a pregare.

Il fonte battesimale ci richiama all’origine della nostra fede. A dire il vero è l’unica cosa su cui non mi sono spiegato con l’artista (o dove lui non ha voluto ascoltarmi, ma neanche il Papa riusciva a farsi ascoltare sempre da Michelangelo!): non volevo la scultura di Gesù battezzato da Giovanni Battista, perché il Battesimo Sacramento nasce dalla Pasqua di Gesù. Ma, visto che la parrocchia di Cesano Boscone è dedicata a san Giovanni Battista, adesso sono contento di non essere stato ascoltato. Per una volta però, basta che non si ripeta… Sono poi raffigurate l’acqua viva che Gesù dà alla Samaritana e il diacono Filippo che battezza un funzionario della regina d’Etiopia (quest’ultimo è un omaggio ai diversi ministeri nella Chiesa e un invito ad annunciare il Vangelo agli adulti e agli stranieri).

Sull’ambone è raffigurato Gesù con i due discepoli di Emmaus mentre spezza il libro della Parola, cioè la sottolineatura che la prima mensa a cui ci nutriamo durante l’Eucaristia è proprio quella della Parola e quest’anno abbiamo tante sottolineature in questa direzione.

 La nuova amplificazione è un aiuto ad ascoltare di più e meglio la Parola.

La mensa, l’altare in quanto tale, ha un tema solo: la famiglia. Da una parte c’è il Crocifisso in una famiglia, a sinistra c’è il Risorto alle nozze di Cana. Il nostro Arcivescovo dovrebbe essere contento che immortaliamo il tema che ci ha suggerito per questi tre anni, ma soprattutto chi si sposa e chi viene in chiesa sarà invitato a un modo di vedere la famiglia dove Cristo non è di passaggio o da esibire nelle grandi occasioni, ma è una presenza stabile, capace di dare senso a qualunque situazione. Il Matrimonio-sacramento si innesta nell’Eucaristia e diventa una vocazione da vivere come segno per la comunità.

La sede del prete è quella che farà più discutere, ma la logica di quel Gesù che lava i piedi agli apostoli è chiara: ricordare a chiunque si sieda lì che quello che è chiamato a svolgere è un servizio.

Anche l’illuminazione nuova ci richiami al dover essere noi luce del mondo.

Il pavimento faccia da richiamo alla storia e alla solidità della fede da cui veniamo: specchiamoci in esso per essere sempre più trasparenti nella nostra vita.

E che dire della cupola? Probabilmente non ci siamo mai accorti di avere questi trentasei metri sopra la testa: diventi un invito permanente a coltivare una spiritualità forte, a guardare in alto, verso le realtà ultime, verso il Regno di Dio, ci impedisca di appiattirci in progetti di piccolo cabotaggio.

L’anno scorso, in settembre, vi ho chiesto di farvi carico di questa Comunità pastorale Famiglia di Nazaret con uno slogan che oggi vi ripeto: ‘la Chiesa sei tu, chi può darti di più?’, sottolineando che la Chiesa è Gesù con i suoi per gli altri. I laici sono chiamati a essere protagonisti della vita della Chiesa oggi e domani.

Il Natale alle porte ci faccia vivere come Maria: investiti dall’Amore inatteso di Dio ci lasciamo trasformare da lui per diventare popolo in cammino, come ci ha ricordato Isaia nella prima lettura.

Ho ringraziato prima i preti. Ora devo dire che da voi io mi sono sempre, anche con le inevitabili e necessarie fatiche, sentito amato e stimato. Sì , mi avete coccolato e per questo, forse, ho fatto una briciola di fatica a staccarmi da voi. In particolare devo ringraziare di cuore il Direttivo, i Consigli Pastorali, i Consigli per gli affari economici e tutti i numerosissimi collaboratori e benefattori della Parrocchia: qualunque cosa in qualunque campo è stata fatta é solo grazie al loro sostegno e al loro impegno grande.

Lasciatemi fare tre nomi, pregandovi di prenderli come rappresentanti di tutti voi: il signor Armando Cantoni con tutti quelli, tantissimi, che mi sono stati amici anche con disponibilità concreta; l’architetto Paolo Grassi con tutti quelli che hanno condiviso da vicino il lavoro per il mantenimento delle strutture e per la pastorale e con tutte le imprese e maestranze che hanno lavorato in questa chiesa; il maestro Mario Toffetti che ha scolpito questi splendidi marmi dell’altare.

Auguro a don Ettore e a tutti gli altri preti di avere con voi la gioia e le soddisfazioni che ho avuto io. Quanto a me, rubo l’espressione di don Milani: forse ho voluto più bene a voi che a Dio, ma spero che almeno di questo non mi venga chiesto conto!

 

Don Luigi Caldera

 

52°/2008 Parole ed emozioni di una domenica indimenticabile
> Il saluto del Sindaco, Eugenio Comincini

> Il discorso alla città di don Luigi Caldera
> Alcuni commenti a caldo
> Il saluto di don Ettore Colombo
> L'omelia nella solenne concelebrazione di domenica 21

 

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