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Gestire i “beni comuni” essenza del bene comune

Parliamo con Fabio Battagion, coordinatore del comitato che sostenne il referendum sull’acqua “bene comune” e che si occupa di sviluppare l’attenzione al tema dei beni comuni


Una delle tante rogge di cui il nostro territorio è ricco grazie al Naviglio

 

Che cosa si intende per beni comuni?
Vorrei, prima di tutto, ringraziare Voce Amica, a nome del Comitato, per averci offerto l’opportunità di presentare ai suoi lettori questo argomento, di cui molto si parlerà nel prossimo futuro. Forse non tutti sanno che i beni comuni hanno un’investitura costituzionale: all’art. 43 infatti i padri costituenti pensarono alla necessità di introdurre il concetto di “interesse generale”, in nome del quale beni e servizi possono essere posseduti e gestiti dalla comunità, sia essa “lo Stato”, gli “utenti” o “enti pubblici”.
Noi intendiamo per “beni comuni” quei beni strumentalmente collegati agli interessi di tutti i cittadini e finalizzati alla “piena realizzazione della persona”, come espresso all’articolo 2 della nostra Carta Costituzionale.

Scusando il gioco di parole, in che senso i beni comuni sono da considerarsi bene comune?
Quando parliamo di aria, acqua, territorio, energia, come pure di beni immateriali quali l’informazione, che oggi può significare internet, ci riferiamo propriamente ai “beni comuni”. Beni da tutelare perchè indispensabili per la sopravvivenza delle persone, ma anche per garantire una società che vuole veramente dirsi democratica. Delegare, ai partiti in primis, ma non solo, la gestione dei beni comuni è una forma di democrazia che non basta più. La crisi della politica deriva in parte anche da questo. Il Nobel Amartya Sen definiva la democrazia come: “una possibilità di ragionamento collettivo e di processo decisionale pubblico, una forma di governo attraverso il confronto.” Abbiamo bisogno quindi di una democrazia partecipata, che coinvolga e responsabilizzi maggiormente i cittadini, a partire proprio dai beni comuni. Questo modello di democrazia è per se stesso “bene comune”.

E’ forzato considerare la gestione dei "beni comuni" un bene comune?
Non è forzato affatto, anzi, direi che la gestione dei “beni comuni” costituisce l’essenza del “bene comune”. Infatti, se perseguire il bene comune significa pensare all’interesse generale, oltrepassando interessi particolari o egoistici, è inevitabile partire proprio dai beni essenziali, quelli che garantiscono la vita (l’acqua e l’aria) e ne migliorano la qualità (la gestione della terra, dell’energia, della comunicazione). Significa garantirne la disponibilità, la fruibilità, la salubrità, il rispetto e la conservazione. Da qui, a mio avviso, discende tutto il resto, tutta l’azione politica che si prefigge di perseguire, appunto, il “bene comune”.

La considerazione del card. Scola - "Il bene comune: un valore non più ovvio" - come inquadrarla con la gestione dei "beni comuni"?
Se, come dice il Cardinale, vi è una oggettiva difficoltà a progettare e a governare la convivenza civile, forse è proprio riappropriandoci del ruolo di sentinelle nella difesa degli elementi vitali di una società civile, quali sono i beni comuni, con le implicazioni solidaristiche che ciò comporta, che potremo dare il nostro contributo alla costruzione di una vita buona. Vogliamo far sentire proprio “il polso vitale dello spazio pubblico politico” che è presente nella nostra democrazia. Le battaglie sui beni comuni, come quella del referendum sull’acqua dello scorso anno, pensiamo siano proprio un contributo in direzione di quel bene comune compiutamente inteso a cui fa riferimento il Cardinale.

Come tutto ciò si applica alla nostra comunità?
La realizzazione pratica di quanto appena detto deve trovare applicazione su due livelli: quello politico–istituzionale, di cui sono responsabili i politici che ci rappresentano nella gestione della cosa pubblica: a loro spetta il compito di concretizzare, nelle decisioni che prendono ogni giorno, l’attuazione del diritto fondamentale di ogni persona ad accedere ai beni comuni, in quanto essenziali per l’esistenza stessa. Vuol dire mettere al primo posto in ogni scelta il bene comune “degli altri”, dei cittadini, non quello proprio o del proprio partito o della propria maggioranza.
Ma esiste un secondo livello di applicazione ed è quello che riguarda tutti noi, cittadini di questa comunità. A noi spetta il compito di mettere in atto comportamenti personali che siano rispettosi dei beni comuni, evitandone inutili sprechi o impieghi impropri, considerandoli come solo nostri o di nessuno. Abbiamo anche il compito di vigilare e denunciare ogni tentativo di una parte, politica, economica o lobbistica che sia, di impossessarsi, sfruttare o abusare di un bene comune. Perché la tutela ed il rispetto dei beni comuni è la condizione essenziale per il bene di tutti.

Come vi proponete di essere presenti e di interagire? Con chi, quali interlocutori?
Qui viene la parte concreta del nostro lavoro di comitato per l’attuazione dei referendum sull’acqua, in cooperazione con gli altri comitati milanesi e nazionali. Il primo passo sarà quello di proporre al nuovo consiglio comunale la modifica dello statuto comunale, per includervi una dichiarazione di principio, ma impegnativa per la conseguente azione politica: “l’acqua è un bene comune essenziale, privo di rilevanza economica”. In quanto tale, la sua gestione deve essere caratterizzata dalla partecipazione dei cittadini utenti, nei modi e forme che ne garantiscano la massima efficienza e i minimi costi.
Nostro compito sarà anche quello di informare e sensibilizzare la città su questi temi, vigilando sulla effettiva realizzazione dei principi risultati vincenti nei referendum dell’anno scorso. Informazione e conoscenza sono la base per una buona coscienza civica, indispensabile per ogni percorso di partecipazione e di crescita democratica. Ma sarà necessario che anche l’altro interlocutore, l’amministrazione in particolare e tutte le forze politiche in generale, si aprano in un atteggiamento di ascolto che è, in conclusione, premessa e fondamento per la costruzione del bene comune.

a cura di Giancarlo Melzi

 

Il significato del bene comune - Presentazione
La lectio magistralis dell'arcivescovo
Affrontare i cambiamenti senza dimenticare i principi (Coop. Agricola Cernuschese)
Il bisogno casa continua ad essere forte (Coop. Ed. Constantes)
La cooperazione mezzo per operare comune (BCC Cernusco)
Il protagonismo e il “fare rete” delle associazioni: la sussidiarietà nei fatti
 

 

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