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MONSIGNOR LUIGI GHEZZI
A SESSANT’ANNI DALLA MORTE

Il ricordo di questo nostro illustre concittadino nelle parole di Elisabetta Ferrario: "Lo zio monsignore, così veniva chiamato in famiglia don Luigi, fratello del nonno materno, Stefano Ghezzi. I miei ricordi non sono vissuti in prima persona, morì quando avevo solo tre anni, ma mediati da mia madre che ricordava spesso l'alto prelato legato a Cernusco da quel sentimento per le proprie radici che i Cernuschesi ben conoscono perchè impresso nel nostro DNA."

 

Grande amico della gioventù

Ricorrendo, nel prossimo mese di marzo, il cinquantesimo anniversario della morte del mio compianto zio monsignor Luigi Ghezzi, mi è stato gentilmente richiesto di ricordarlo con uno scritto su "Voce Amica".

Volentieri ho accettato l'incarico pur con qualche perplessità, temendo di non avere, nel raccontare la sua vita, la necessaria obiettivi, dati i legami di sangue e di affetto che ci hanno sempre legati. Ed è per questo che mi richiamerò - soprattutto a riguardo dei suoi primi 25 anni di sacerdozio a quanto hanno scritto altre persone, specialmente sacerdoti a lui vicini, per sottolineare la sua feconda opera pastorale, il suo zelo apostolico, il suo lavoro curiale, unitamente alla sua fervida attività di studioso e di scrittore, in particolare della storia e delle vicende cernuschesi.

Celebrata solennemente la sua prima santa messa a Cernusco, 1'11 giugno 1911, trascorse i suoi primi anni di sa­cerdozio, come insegnante, nel Collegio Arcivescovile di Cantù, ma già fin d'allora le vacanze le passava di preferenza nella sua Cernusco, colla­borando attivamente col clero locale e diventando un valido aiuto per l'alora Prevosto Toselli nell'assistenza al­la gioventù.

Successivamente, nel 1913, fu inviato per due anni, quale vicario alla Parrocchia di Montesiro in Brianza e qui ebbe il suo incontro con l'allora giovinetto Don Carlo Gnocchi. Questi fu un suo devoto e zelante chierichetto e, come mi è stato riferito, mio zio ha indubbiamente contribuito a coltivare, in Don Carlo, la sua chiara vocazione al sacerdozio, instaurando tra loro un duraturo rapporto di amicizia e reciproca stima. Peraltro si deve molto probabilmente all'interessamento di mio zio, nel frattempo divenuto funzionario di curia, se don Carlo Gnocchi, ordinato sacerdote nel 1925 ebbe quale sua prima destinazione la Parrocchia di Cernusco. In un suo scritto del 1936 Don Carlo ha descritto, con molta arguzia, il suo primo incontro, a nove anni, con l'allora don Luigi Ghezzi, restando sopratutto stupito per il suo "passo rapido, deciso, bersaglieresco", rimanendogli "fisso nella mente come .... un camminatore". E poi così prosegue "per don Luigi, le apparenze non mi hanno ingannato. Messo in testa alla Parrocchia di Montesiro, seppe imporre la sua andatura giovanile e decisa a tutto il paese. E questo passo è ancora una caratteristica della parrocchia a molti anni di distanza". Scoppiato il primo conflitto mondiale prestò servizio, quale soldato di sanità, in uno degli ospedali militari di Milano, ma "approfittava dei permessi e delle licenze per accorrere a Cernusco per fare del bene in quei momenti di tante preoccupazioni e tristezze". Successivamente curerà la pubblicazione dell'album ricordo, con fotografie, dei numerosi giovani cernuschesi caduti durante il conflitto. Nel maggio 1919 il cardinale Ferrari lo incaricava dell'organizzazione, nella Diocesi Ambrosiana, di quel provvidenziale movimento "pro Missioni", a cui egli "diede tutta la sua passione e il meglio della sua vita, ottenendo magnifici risultati". E di questa sua intensa attivicuriale, ma anche pastorale, quale direttore per diciassette anni dell'Ufficio Diocesano pro Missioni Estere, vi sono diverse testimonianze che sottolineano quanto fu "incisiva, preziosa e indispensabile" la sua opera per propagandare le missioni in tutte le allora 840 parrocchie della diocesi, con l'organizzazione in particolare delle tuttora esistenti "Giornate Missionarie". Ed a riguardo di questa molteplice attividi mio zio, sarebbe interessante, se lo spazio lo permettesse, riportare quanto scritto nel 1936 su "Voce Amica" dal Prevosto, monsignor Guidali, nonchè da altri illustri sacerdoti, sottolineando come "da Roma, che si compiaceva del lavoro fecondo compiuto, a Milano, si volle nominare don Luigi Ghezzi membro del Consiglio Nazionale dell'Unione Missionaria e Visitatore per le Diocesi del Veneto, convinti che la sua opera sarebbe stata efficace anche altrove". Cosi divenne, nel 1929, unico componente, residente fuori Roma, di quel Consiglio.

La testimonianza poi prosegue sottolineando come anche a " Sua Santinon era sfuggita questa attività mol­teplice, ed a premiarla nell'aprile del 1932 nominò don Luigi monsignore suo cameriere segreto".

Nel settembre 1936 - iniziando le cerimonie per la commemorazione del centenario del simulacro dell'Addolorata nel Santuario di Santa Maria, di cui mio zio era devotissimo e del quale, come noto, ne scrisse la storia - fu grande festa a Cernusco per la contemporanea celebrazione, voluta dal Prevosto Guidali, del 25° di sacerdozio di monsignor Ghezzi. Il popolo cernuschese partecipò numerosissimo - come testimoniano alcune fotografie dell'epoca - alle solenni cerimonie all'uopo promosse e, quale ringraziamento per quanto operato di bene per il suo paese, fu donata al festeggiato l'artistica e preziosa vetrata, rappresentante la Pietà, e collocata sulla facciata del santuario. D'altra parte l'amore di mio zio per Cernusco fu sempre molto grande, tanto che lo spinse sin da giovane sacerdote a compiere studi e ricerche sul suo paese, provvedendo poi alla stesura della sua storia, con la pubblicazione del noto "Cisnusculum". E sempre a questo proposito riporto la testimonianza di un sacerdote suo amico che riferisce che "egli non potè stare lontano due settimane con­secutive dalla sua Cernusco, per essa affaticò, organiz, cre pregò non poco nella sua affezionata Santa Maria".


La vetrata commemorativa per il 25° di sacerdozio
di Mons. Luigi Ghezzi, regalata dai parrocchiani nel 1934.

 

Mentre, dal suo canto, monsignor Guidali sottolineava su "Voce Amica" nel 1936 come "le organizzazioni cattoliche, le opere sociali, la parrocchia, la nuova chiesa (l'attuale prepositurale) portano impresse le vestigia del suo amoroso ed intelligente lavoro".

In particolare, fu sempre grande la sua paterna cura ed assistenza spirituale per la gioventù cattolica cernuschese, soprattutto negli anni '20, quando fu valido aiuto in questo campo al Prevosto Toselli.

Nel 1933 ne raccontò la storia, pubblicando il volume "XXV anni di vita dell'Unione Giovani Cattolici di Cer­nusco sul Naviglio".

Il suo supporto pastorale alle attività religiose, culturali e sociali cernuschesi continuò molto intenso anche durante il secondo conflitto mondiale. A Cernusco infatti, anche per motivi di sfollamento da Milano, veniva di sovente pernottando nella casa paterna di viale Assunta e recandosi poi di buon mattino a Santa Maria per celebrare la Messa.

Nella Curia nel frattempo, lasciato l'Ufficio del Segretariato Missionario, gli erano stati affidati altri importanti incarichi con la nomina a Cancelliere Arcivescovile, in particolare la Direzione del delicato Ufficio preposto all'istruttoria delle cause instaurate per l'annullamento dei matrimoni canonici. Inoltre, nei pomeriggi, si recava normalmente all'Università Cattolica, in quanto era stato nominato postulatore per la causa di beatificazione del Servo di Dio Vico Necchi, cofondatore con Padre Gemelli dello stesso ateneo, opera quest'ultima che dovette purtroppo interrompere per la sopravvenuta infermità.

Comunque non si deve pensare che le sue attività sacerdotali si limitassero ai succitati impegni curiali. Egli infatti, malgrado l'avanzare dell'età e gli inevitabili acciacchi, di buon grado accettava i numerosi inviti, da parte di sacerdoti e persone amiche, per tenere corsi d'esercizi, conferenze, celebrazioni di ricorrenze.

E di lui si può dire che fu colpito sulla "breccia". Infatti proprio mentre si tro­vava a Campocologno in Svizzera, ospite del parroco, per predicare gli esercizi spirituali fu colpito da ictus con conseguente infermità. Dopo mesi d'immobilità, nei quali molto soffrì spiritualmente e psicologicamente, spirò a Cernusco serenamente e santamente.

Ai suoi funerali, partiti da Santa Maria per la parrocchiale, vi fu un grande concorso di folla, non solo cernuschese, che gli volle tributare, con devoto e profondo cordoglio, l'affetto, la stima e la riconoscenza per il bene da lui ricevuto.

Renzo Ghezzi

 

- Ricordo di monsignor Luigi Ghezzi a sessant'anni dalla morte

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