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MONSIGNOR LUIGI GHEZZI
A SESSANT’ANNI DALLA MORTE

Il ricordo di questo nostro illustre concittadino nelle parole di Elisabetta Ferrario: "Lo zio monsignore, così veniva chiamato in famiglia don Luigi, fratello del nonno materno, Stefano Ghezzi. I miei ricordi non sono vissuti in prima persona, morì quando avevo solo tre anni, ma mediati da mia madre che ricordava spesso l'alto prelato legato a Cernusco da quel sentimento per le proprie radici che i Cernuschesi ben conoscono perchè impresso nel nostro DNA."

 

 

Ricordo di monsignor Luigi Ghezzi a sessant'anni dalla morte

Lo zio monsignore, così veniva chiamato in famiglia don Luigi, fratello del nonno materno, Stefano Ghezzi. I miei ricordi non sono vissuti in prima persona, morì quando avevo solo tre anni, ma mediati da mia madre che ricordava spesso l'alto prelato legato a Cernusco da quel sentimento per le proprie radici che i Cernuschesi ben conoscono perchè impresso nel nostro DNA.

Quante volte ho sentito narrare della devozione dello zio per Santa Maria, il santuario lungo il Naviglio che don Luigi dotò di arredi sacri, quali i quattro quadri del XVII secolo raffiguranti altrettanti santi in cornici ottagonali. Di lui parla la vetrata della Pietà con sei devoti della famiglia Della Porta regalo dei Cernuschesi in occasione del suo 25° di sacerdozio (1934).

Dai suoi libri ho conosciuto la storia di Cernusco e dei suoi monumenti quando, ancora studentessa, mi cimentavo nelle prime ricerche. Questi testi mi hanno poi accompagnata nell'attività di studiosa: erano sempre, comunque, il punto di partenza. Un libro tuttora fondamentale per ricostruire la storia di Cernusco è Cisnusculum. Memorie storiche relative a Cernusco sul Naviglio (1911), una miniera di dati e notizie in cui gli storici hanno “cavato” per un secolo.

La metodologia di ricerca denuncia l'età della pubblicazione che rimane peraltro ancora fondamentale, tanto da meritare una riedizione anastatica uscita nel 1985 a cura di un altro sacerdote: don Paolo Comi.

Seguì nel 1934 Santa Maria in Cernusco, opera monografica su un edificio che costituisce il punto di riferimento della memoria storica e devozionale della comunità. La portata storica anche di questa seconda pubblicazione è insita nelle due riedizioni critiche. Nel 1985 don Paolo Comi con Il Santuario di Santa Maria e nel 1998 Santa Maria in Cernusco. Riedizione critica, a cura di Teresa Farina, Nicoletta Onida e me stessa.

Sempre dedicato a Santa Maria è un opuscolo titolato Il Santuario dell'Addolorata di Cernusco sul Naviglio edito nel 1945. La sintetica storia del Santuario fa da introduzione alle pratiche pie in onore della Madonna Addolorata.

Monsignor Ghezzi collaborò attivamente alla redazione del mensile parrocchiale “Voce Amica”. In particolare, vorrei ricordare il numero del 17 luglio 1932 interamente dedicato alla cnsacrazione della nuova parrocchiale con un'interessante introduzione sulla storia delle chiese cernuschesi.

Al termine della seconda Guerra Mondiale ricordò i Cernuschesi caduti con un libro commemorativo: Così Cernusco sul Naviglio servì ed onorò la Patria 1915-1918 dedicandolo al fratello Stefano, sindaco di Cernusco ed invalido di guerra, che aveva combattuto sul Carso e sull'Adamello.

Monsignor Luigi Ghezzi fece parte dell'Azione Cattolica locale di cui nel 1933 stese la cronistoria in XXV anni di vita dell'Unione Giovani Cattolici di Cernusco sul Naviglio. Il ruolo da lui svolto è ben descritto nell'introduzione dove riferisce: “Ho messo assieme il lavoro con amore, quale ho nutrito sempre per l'Associazione, che ho visto nascere, a cui ho dato sempre un po' di attività, e di cui mi onoro di essere stato per un biennio l'Assistente ecclesiastico”.

Nonostante gli incarichi importanti che ricopriva in Vaticano, monsignor Ghezzi ritornava spesso a Cernusco occupandosi della vita anche civile del paese, tanto che nel 1920 venne eletto consigliere comunale. A Cernusco risiedeva nella casa avita, al civico numero 30 di viale Assunta, ospite del fratello. Alla sua morte, qui rimase il suo archivio e le sue pubblicazioni che sono confluiti nel mio archivio. Gelosamente custodisco le carte trascritte coi caratteri di vecchie macchine da scrivere preziosamente appuntati dallo zio monsignore.

                                                                                       Elisabetta Ferrario
( Voce Amica, marzo 2012
)

 

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