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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 49°/2008

Sicurezza e legalità, serve un “esercito” di coscienze

Facendosi interprete di una sensazione molto diffusa, il consigliere comunale Simone Dossi del Partito Democratico, nella seduta del consiglio comunale del 17 novembre scorso, ha rivolto al Sindaco un’interrogazione sull’organizzazione e attività della polizia locale, anche a seguito della richiesta di trasferimento, presentata circa un anno fa, dell’attuale comandante dei vigili, Maurizio Penatti. In sostanza, il consigliere della maggioranza ha osservato che il perdurare dell’incertezza sui vertici della Polizia locale può tradursi in un senso di precarietà e minare l’efficienza nello svolgimento dell’attività del Corpo e che sono sempre più insistenti le lamentele dei cittadini sulla mancanza di controlli, soprattutto nei quartieri periferici (con riguardo al rispetto del codice della strada e al divieto di abbandonare i rifiuti). Ribadita la fiducia nella polizia locale, Dossi ha chiesto al Sindaco di conoscere lo stato della pratica di trasferimento del Comandante, il numero degli organici in servizio e le attività di controllo svolte negli ultimi venti giorni nei quartieri Alari, Ronco e Molinetto.

In Sindaco, seduta stante, si è limitato a precisare che l’organico della polizia locale è stato incrementato di quattro nuove unità, che però saranno operative solo dopo aver completato il corso di formazione che stanno frequentando; si è invece riservato di dare successivamente una risposta scritta sugli altri interrogativi posti.

L’interrogazione di Dossi ha interpretato un diffuso convincimento dei Cernuschesi, noi compresi: non si avverte la presenza degli agenti sul territorio. Chi accompagna i ragazzi a scuola ha forse modo di incontrarli, all’esterno di alcuni plessi scolastici; mentre capita raramente di vederli in servizio lungo le strade a dirigere il traffico. Con i lavori stradali in corso, sembrerebbe lecito attendersi una maggiore presenza degli agenti nel sorvegliare i punti nevralgici della viabilità cittadina e, invece, quasi nulla al riguardo. Così, per esempio, ci è capitato sovente di vedere lunghe code di autoveicoli in ingresso in città, da via Monza, perché c’era chi parcheggiava addirittura sulla rotonda di Largo Donatori del sangue, senza che nessuno intervenisse a far rispettare il codice della strada.

 

Sempre legata al tema della sicurezza, è degli scorsi giorni la notizia che la «La caserma della Guardia di Finanza a Cernusco non si farà. In una lettera arrivata a Villa Greppi, il Comando Provinciale delle Fiamme Gialle di Milano giudica troppo onerose le nuove condizioni poste dal Comune per la realizzazione dell’immobile. Una vicenda contrastata, quella della Caserma che sarebbe dovuta sorgere in via Torino, nell’ambito del Programma Integrato di Intervento noto come ex Lanar. Dopo avere preso atto che i costi di realizzazione erano lievitati rispetto a quelli inizialmente previsti, a causa di richieste aggiuntive in fase progettuale, l’amministrazione Comincini si era dichiarata disponibile a sostenere il costo inizialmente pattuito per la costruzione della caserma e dei 3 alloggi da destinare al personale della GdF - pari a 1,4 milioni di euro - e a stabilire, in accordo con le Fiamme Gialle, un canone di locazione degli immobili. Procedura, questa, che peraltro è stata già seguita per la realizzazione caserma dei Carabinieri.

Negli accordi stipulati con le Fiamme Gialle dai predecessori di Comincini, tale canone non era stato richiesto, offrendo invece in uso gratuito sia la caserma che gli appartamenti. Il 6 maggio scorso, la Giunta aveva quindi chiesto al Consiglio Comunale un atto di indirizzo su due aspetti: da un lato la fissazione dell’offerta economica del Comune alla Guardia di Finanza; dall’altro la destinazione delle risorse stanziate per le opere, qualora queste non fossero state realizzate.  I consiglieri avevano approvato a maggioranza - e con il voto favorevole dell’unico consigliere della Lega Nord presente a quella seduta - una deliberazione che destinava il 20% dell’importo ad azioni di prevenzione in tema di sicurezza e il restante 80% alla costruzione di nuove opere pubbliche.»

Dopo questa decisione, l’assessore Marchetti ha dichiarato che sarà sua “cura modificare quanto prima la convenzione Lanar stipulata a suo tempo, provvedendo, tra l’altro, ad acquisire al patrimonio comunale gli appartamenti destinati alla Guardia di Finanza per poi metterli a disposizione dei Cernuschesi.”

 

Ed ancora, sempre in tema di sicurezza, si era diffusa un’indiscrezione, che ora sembra rientrata, sulla possibile richiesta di trasferimento nella nostra città di Giuseppe Salvatore Riina, 31 anni, terzogenito di Totò Riiina, capo di Cosa Nostra.

Il deputato della Lega Nord Padania, Marco Rondini, lo scorso 26 novembre, ha interrogato al riguardo il Governo. «Premesso che in data 20 novembre 2008 - ha detto il deputato leghista - svariate agenzie di stampa e testate giornalistiche riportavano la notizia secondo cui Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss mafioso Salvatore Riina, condannato per associazione mafiosa, attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale con soggiorno obbligato e all'obbligo di firma in commissariato per tre anni, in quanto soggetto “socialmente pericoloso”, avrebbe presentato istanza al tribunale di Palermo per potersi trasferire da Corleone. In particolare, il Riina avrebbe espresso la volontà di trasferirsi a Cernusco sul Naviglio in provincia di Milano, dove avrebbe ricevuto un'offerta di lavoro presso un'azienda del settore dell'edilizia.
Il fatto che Giuseppe Salvatore Riina, che non può essere considerato un delinquente qualunque che tenta di reinserirsi nel mondo del lavoro, ma che per il cognome che porta è un vero e proprio simbolo di Cosa Nostra, abbia ricevuto un'offerta di lavoro da un comune del nord legittima i sospetti di possibili contatti con reti mafiose presenti sul territorio della provincia di Milano.
Chiediamo, dunque, se sia intenzione del Governo procedere ad una modifica della disciplina del soggiorno obbligato, in particolare per i condannati per il reato di associazione mafiosa.»

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha così risposto: «Il Ministro della giustizia ha fatto sapere che non risulta che Giuseppe Salvatore Riina abbia depositato alcuna istanza al tribunale ovvero alla corte d'appello di Palermo nell'intento di potersi trasferire da Corleone a Cernusco sul Naviglio. Ad ogni buon conto, si segnala che l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale può essere imposto, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 1423 del 1956, riguardante le misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose, quando altre misure di prevenzione non siano ritenute idonee alla tutela della sicurezza pubblica.
Tale disposizione è applicabile, come noto, sulla base della legge antimafia anche agli indiziati che appartengono ad associazioni di tipo camorristico, mafioso o ad altre associazioni comunque denominate. La Cassazione ha precisato che la particolare pericolosità che la legge richiede per l'applicazione del soggiorno obbligato discende non solo e non tanto dal grado di temibilità dell'individuo, quanto dalle caratteristiche della pericolosità stessa, valutate in relazione alle ragioni ed alle condizioni ambientali nelle quali si trova la persona da sottoporre a misura di prevenzione.
Nel far presente, comunque, rispondendo ad un altro aspetto della sua interrogazione, che non sono allo studio specifiche iniziative legislative da parte del Governo volte a modificare l'attuale normativa, appare opportuno evidenziare l'intrinseca complessità dell'attuale impianto normativo stesso e che tale normativa appare, comunque, tuttora congruente e in grado di scongiurare il verificarsi di fenomeni negativi del tipo di quelli segnalati dall'interrogante.»

L’onorevole Rondini ha replicato, sostenendo che «Ci riteniamo soddisfatti, anche se solo in parte, nel senso che ci auguriamo che non debba capitare ai cittadini di Cernusco sul Naviglio di vedersi piombare lì da un momento all'altro questo personaggio.
L'istituto del soggiorno obbligato … va cambiato; nonostante i buoni propositi del legislatore che lo elaborò, è chiaro che questo istituto ha favorito, di fatto, il trapianto della mafia.
Chiediamo, dunque, che il Governo urgentemente ponga mano e risolva la questione, anche se ci avete detto che la legge e la normativa oggi vigente dovrebbe scongiurare questa eventualità, cioè che questo personaggio si trasferisca a Cernusco sul Naviglio. Nel caso specifico, ci attiveremo comunque con ogni mezzo lecito affinché la comunità di Cernusco sul Naviglio non debba subire passivamente l'arrivo di questo ospite sgradito. Ritengo che questa persona - e chi come lui può vantare un'esperienza criminale simile - debba scontare la pena a casa propria, dove meglio, presso la propria comunità, potrà dimostrare di essersi ravveduto...”

 

In una più ampia riflessione sulla sicurezza e sulla legalità ci domandiamo: «Ma il cristiano quale atteggiamento è chiamato ad assumere dinanzi a questi temi? In virtù della fede che professa, può essere portatore di un elemento peculiare che affonda le radici nel vangelo e lo conduce a non essere omologato al pessimismo dilagante? Dopo aver ricordato che la paura cresce di pari passo con l'indebolirsi dei legami sociali, provocando spaesamento interiore e perdita di orizzonte, portando di conseguenza la persona impaurita e divenuta timorosa a percepire come pericoloso lo stesso ambiente esterno alla propria abitazione, si evidenzia l'impressione che "sia in atto un processo di auto-reclusione. Con la propria famiglia, in molti si sentono assediati e al tempo stesso prigionieri del mondo esterno". Una situazione di timore che viene addirittura ingigantita da taluni "imprenditori della paura". Il cristiano, da parte sua, è chiamato a superare l'individualismo, a vincere "la sindrome da assedio". Questo lo porta a vivere l'ambiente in cui abita, il quartiere, le piazze, i giardini. A partecipare attivamente alle attività di borghi e paesi. E al tempo stesso "a prendere le distanze da percezioni distorte della realtà, da certe disinvolte criminalizzazioni collettive", evitando di lasciarsi condizionare dagli avvenimenti negativi, che pure non mancano, e valorizzando tutto ciò che "una sana convivenza plurale può promettere". In definitiva non si tratta di assumere atteggiamenti all'insegna dell'ingenuità o della sprovvedutezza, ma di riprendere coscienza che il cristiano è chiamato ad agire in vista della comunione che "può diventare segno di speranza per l'intera comunità civile". E per realizzarla non serve l'esercito. Anche perché esso nulla può contro la nostra tendenza a scaricare le responsabilità che dovrebbero riguardarci. Non sarà certo la difesa rabbiosa del territorio, pur necessaria nelle forme lecite, a ridarci il gusto della res publica e la fierezza di ‘batterci' per costruire una società fondata su valori capaci di generare una civiltà. Soltanto un ‘esercito' di coscienze formate alla dura scuola della lealtà e del rispetto della dignità della persona potrà dare futuro al nostro Paese, all'Europa e al mondo.»

 

Anche questa settimana non vogliamo dimenticare la vicenda umana di Eluana Englaro, per la quale proseguono i giorni della speranza e della preghiera. Segnaliamo ai nostri lettori l’intervista ai genitori di Terry Schiavo, pubblicata su Avvenire, che potete trovare in allegato a questa Nota, unitamente ad un altro intervento.

 

La notizia della tragica morte della venticinquenne Alice Patta - figlia unica dell’assessore alle politiche sociali del nostro Comune, Rita Zecchini - ci ha profondamente colpito. Ai genitori esprimiamo la nostra partecipazione al loro grande dolore. 

 

Buona settimana, nella certezza che il Dio della vita, anche nei momenti più drammatici e oscuri dell’esistenza umana, non abbandona mai i suoi figli!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, lunedì 1 dicembre 2008

 

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