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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 42°/2008

“Cernuschesi, che ne avete fatto del vangelo?”

Un momento della solenne concelebrazione dell'ingresso di don Ettore Colombo a Prevosto di Cernusco. Parco dei Germani, 12 Ottobre 2008

Il suono a distesa delle campane del Santuario di Santa Maria, il più antico luogo di culto della città, ha annunciato ai Cernuschesi la gioia della comunità cristiana nell’accogliere, domenica 12 ottobre, don Ettore Colombo, quale nuovo responsabile della “Comunità pastorale Famiglia di Nazaret”.

Pur nell’impossibilità di poter disporre della prepositurale, per i lavori di riqualificazione in corso, non è stata interrotta la secolare tradizione che vuole il nuovo parroco di Santa Maria Assunta fare il suo ingresso partendo dalla chiesetta lungo il Naviglio. In processione, preceduto dalla banda musicale cittadina, don Ettore muovendo dal santuario è infatti giunto puntuale al Parco dei germani per il rito di insediamento e la solenne celebrazione eucaristica. Ad attenderlo, nel parco, c’erano alcune migliaia di persone, che hanno seguito con attenzione e partecipazione tutta la celebrazione. 

 

A nome della comunità civile, il Sindaco, Eugenio Comincini, ha porto a don Ettore Colombo il “benvenuto nel nuovo incarico” e ha “rinnovato la simpatia e la stima per la comunità cristiana della città” riconfermando “la volontà di collaborazione nel rispetto reciproco dei propri ruoli per la ricerca della giustizia e della crescita umana e sociale delle persone.” (leggi l'intervento integrale)

È quindi iniziato il rito di insediamento del nuovo prevosto, ricco di gesti molto significativi: la consegna del lezionario, delle chiavi dei tabernacoli delle tre parrocchie, degli oli santi, della stola penitenziale, dell’aspersorio e della ferula. Con il canto del Gloria ha poi avuto inizio la Messa, concelebrata con il Vicario episcopale, monsignor Carlo Faccendini, tutti i sacerdoti del Direttivo e don Enrico Bertazzoli, missionario cernuschese in Brasile.

 

All’inizio della sua omelia, don Ettore dopo aver rivolto dei brevissimi saluti e ringraziamenti ai presenti e a chi lo ha designato e preceduto, ha aggiunto: “proprio perché radunati nel giorno del Signore, non dobbiamo tanto parlare di noi o parlare tra noi, ma dobbiamo piuttosto parlare di Dio o meglio ancora dare spazio alla parola di Dio. Lasciare che Dio parli a noi. Così come avviene in ogni celebrazione, perché questa parola è l’unica che è capace di scaldarci il cuore.”

Don Ettore è così passato a commentare subito il brano di Vangelo proposto per questa domenica, domandandosi poi che cosa potesse dire a noi oggi.

La prima applicazione concreta che il nuovo prevosto ha proposto si è riallacciata alla “storia della fede nella nostra città di Cernusco, che è millenaria e ha alle spalle una salda tradizione. Tuttavia essere cristiani è una grazia, non è merito nostro, neppure frutto delle nostre forze. Per questo davanti ad una grazia così abbondante siamo chiamati ad interrogarci e a chiederci: che ne abbiamo fatto del vangelo? Questa è la domanda più importante che ci dobbiamo porre”.

Poi si è chiesto e ci ha chiesto se siamo “Davvero consapevoli che la nostra vita dipende da Dio o pensiamo di essere sufficienti a noi stessi. Tutto questo risulta essere evidente anche nel modo con cui viviamo nelle nostre parrocchie . Siamo solo chiamati a programmare, coordinare, gestire delle iniziative oppure riconosciamo che ciò che conta è un cuore aperto alla misericordia di Dio e al fratello che ce la trasmette? Perché questo è il dono della fede e del vangelo. E’ quanto avviene in ogni Eucaristia.”

E ancora, “Per grazia e non per merito nostro il Signore ci concede di accostarci al suo banchetto di nozze e ci offre se stesso. Ci interpella personalmente: vuoi lasciarti raggiungere dalla mia grazia che ti riveste dell’abito nuziale?”

Infine, “sappiamo di non esser all’altezza dell’incontro con il Signore, tanto meno di guidare nel suo nome la sua Chiesa. Solo per grazia ci è fatto dono di sederci alla sua mensa. Ma proprio qui sta l’annuncio del vangelo. Come san Paolo, siamo spinti a credere che tutto possiamo in colui che ci da forza. Se il nostro cuore rimane disponibile all’ascolto, è il Signore stesso a rivestirci di quella veste nuziale che ci fa degni di partecipare alla gioia del regno. E’ l’augurio che ci scambiamo all’inizio di questo nuovo cammino.”   

 

Forse chi si aspettava dal nuovo prevosto un elenco delle cose da fare nei prossimi anni è rimasto deluso. Così pure chi si attendeva l’annuncio dell’avvio di una “rivoluzione” o il più rassicurante invito a “continuare come si è fatto sinora”.

Niente di tutto questo, don Ettore ha spiazzato tutti ponendoci la sola unica vera domanda che, come cristiani, ci deve mettere addosso una “sana inquietudine”: “Cernuschesi, che ne avete fatto del vangelo?”

Ritenere di poter dare, in positivo, una risposta a questa domanda è già vivere o aver pensato ad un bel progetto di vita personale e comunitario.

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 13 ottobre 2008

 

 

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