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LA REPLICA DI DON ANDREA

Con profondo dispiacere e rammarico leggo, nella nota della settimana n 40, quanto scritto a proposito della festa agli oratori. Leggo perché moltissimi parrocchiani, con senso di distacco e di critica per quanto pubblicato, chiedono un mio intervento.

Volentieri ascolto queste numerosissime voci, rispondendo, e ci tengo a precisarlo, non perché mi senta chiamato in causa, quanto piuttosto perché vedo ingiustamente criticati i giovani dell’oratorio.

Premetto: l’intervista a cui si accenna a mons. Betori, riguarda il serio della Chiesa italiana a proposito dei giovani. La questione giovanile è stata studiata e analizzata a livello nazionale. Sappiamo bene che l’oratorio è una realtà fiorente e coltivata solo in pochissime diocesi del nord Italia. Nel resto del paese,  la pastorale giovanile è lasciata, per lo più, in mano ai movimenti, con alterni risultati e vicende. Certamente l’interrogativo è valido anche per la nostra Chiesa Milanese. Il cardinale ha dedicato anche una parte della sua riflessione in occasione della Traditio Symboli a questo tema. Vale anche per la nostra Chiesa Cernuschese, d’accordissimo. E tuttavia credo sia bene portare l’attenzione sui nostri giovani, sui nostri adolescenti, che, con generosa dedizione, con passione, con amore si sono dedicati alla festa nei nostri tre oratori. Per nulla ripiegati su se stessi, anzi, generosi nel dedicarsi alle esigenze della Chiesa, certo, a partire dalle realtà che incontrano immediatamente: l’oratorio. Così vedo i miei giovani! Certo, pronti a coltivare un orto che, se coltivato, risulta promettente e fecondo, ma amare il proprio oratorio è una colpa? Abbiamo già dimenticato l’oratorio estivo?!? Abbiamo già cassato le vacanze estive come un ricordo?!? Se applaudiamo a chi, nell’estate, pensa, progetta, lavora, raduna… perché criticare pochi mesi dopo le stesse persone, lo stesso stile di servizio, la stessa passione?

Si capisce il perché di una scelta pastorale, si capisce il perché di alcune decisioni, si comprendono le ragioni che guidano alcune scelte solo se si frequenta un questo luogo, se se ne è parte, se si condivide… nella Chiesa è sempre stato così! Certo, chi è venuto all’oratorio in questi giorni ha visto all’opera, nella festa, persone che abitualmente non frequentano l’oratorio, ragazzi che non hanno più un cammino formativo parrocchiale o di altro genere, e che pure sentono di dare, almeno in questa occasione, una mano ad un luogo nel quale hanno trascorso parte della loro giovinezza. Come ogni anno ho ringraziato tutti questi ragazzi. Non è questo un segno che l’oratorio è casa di tutti? Di chi lo frequenta abitualmente e di chi viene solo qualche volta! Dov’è la chiusura dell’oratorio? Dov’è la coltivazione del piccolo orticello? Personalmente sono assai preoccupato dalla vastità del campo… non dalla chiusura e delle piccole dimensioni!

Profondamente grato a quanti si impegnano, giovani, adulti, meno giovani… nuovamente ci rimbocchiamo le maniche, per accogliere anche il nuovo oratorio Paolo VI nella nostra comunità pastorale. Certo, con qualche difficoltà che non possiamo e non vogliamo negare. Si sa, con l’aiuto di tanti si possono fare grandi cose… Benvenuto a chi ci darà una mano… i denigratori, che sono sempre esistiti, continuino pure, anche loro! Io credo al Vangelo: “non praevalebunt”!

Don Andrea

 

 

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