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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 40°/2007
 

Festa agli Oratori, ma i giovani dove sono?

 

Le ultime due domeniche di settembre sono caratterizzate dalla “Festa agli Oratori”, prima al “Paolo VI” e al “Divin Pianto” e poi in Sacer. Da questo mese, la pastorale giovanile cittadina è tornata ad avere, come responsabile, un unico vicario parrocchiale e, quindi, una conduzione unitaria.

“Festa agli Oratori” e non più “Festa degli Oratori” perché, scriveva nell’ottobre 2005 su Voce Amica don Andrea, “vuol essere la festa di tutta la comunità parrocchiale, che si raduna, per un giorno, in oratorio perché tutti conoscano questa realtà, vedano il lavoro che si compie, partecipino, in qualche modo, all’espressione della capacità di educare della Chiesa.”

 

Sembrano ben lontani i tempi, sino a una decina d’anni fa’, in cui le Feste degli Oratori raccoglievano grande entusiasmo e partecipazione e mobilitavano tanti adolescenti e giovani nella loro organizzazione. Ora il quadro è profondamente cambiato: è tutto molto più circoscritto. Nessuna nostalgia, ma una realistica preso d’atto.

Non si può neppure nascondere una certa difficoltà della Chiesa cittadina a dialogare con i giovani. Loro non la cercano ed essa fa ben poco per incontrarli, accontentandosi di coltivare il piccolo orticello di coloro che sono rimasti “vicini”,  preferendo porre attenzione ai bambini e ragazzi (dalla prima confessione alla professione di fede: quindi dalla terza elementare alla terza media). Una situazione che, purtroppo, è predominante anche a livello nazionale.

 

Al giornalista che gli chiedeva se nella Chiesa c’è una questione giovanile, monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, rispondeva così (Famiglia cristiana n° 28/2007): “Credo di sì. Il problema della rottura del patto tra le generazioni vale anche per la trasmissione della fede. Esiste una difficoltà di dialogo crescente con i giovani. E non è soltanto una problema di linguaggio, perché la comunità cristiana ha saputo in questi anni adeguarsi con creatività ai codici di espressione giovanile. È un problema di contenuti, cioè di scelte di valori, dato che il contesto socioculturale trasmette una visione del mondo lontana mille miglia dal Vangelo, e dunque diventa più difficile intendersi sulle cose che contano.”

Nella stessa intervista, monsignor Betori, affermava che “non si può più presumere, come accadeva un tempo, che l’apprendimento dei fondamenti della fede avvenga in famiglia. È per questo che lo scenario da prevedere per il mondo giovanile è quello di una vera e propria rivangelizzazione, che significa partire dal primo annuncio.”

C’è una sfida educativa, ma anche culturale, che - sempre a giudizio del Segretario della C.E.I. - “stiamo perdendo tutti. I giovani non conoscono il Vangelo, ma nemmeno la Costituzione. Non è solo la Chiesa ad avere difficoltà con i ragazzi. Noi siamo consapevoli che i nostri preti debbono avere più coraggio, ma siamo anche consapevoli che non siamo i soli a mancare di coraggio. C’è un problema di educazione alla cittadinanza, che riguarda le istituzioni e la vita civile ... Che (quella giovanile) sia un’emergenza da affrontare, (nella Chiesa) lo capiscono tutti. Ma si fatica a dare risposte. Forse perché non tutti sanno mettersi in ascolto del mondo giovanile.”

 

Un’emergenza che la neocostituita Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret” dovrebbe mettere ai primi posti dei suoi prossimi impegni, perché dall’educazione dei giovani dipende il futuro cristiano della nostra città.

Un impegno che potrebbe essere riassunto in questa immagine: avviare una scelta di pastorale “estroversa”, andando incontro ai giovani ed al territorio, avendo il coraggio di tenere il naso sul quotidiano e, contemporaneamente, fuori dalla porta per annusare cosa c’è di nuovo. Senza paura di ridiscutere anche percorsi già sperimentati. Perché è fondamentale porsi continuamente in relazione con il tempo, con la gente e con chi vive accanto. Coltivando la voglia di inventarsi forme nuove di relazione.

Il nostro Arcivescovo, nel suo messaggio augurale per l’inizio del nuovo anno oratoriano, tra l’atro, afferma: “Tutti sono di casa all’Oratorio!”. Domandiamoci se è effettivamente così anche nei nostri Oratori cittadini.

 

Nella vita amministrativa della nostra città, questa settimana, sono da registrare le nomine dei presidenti e vice-presidenti delle Commissioni consiliari permanenti. Su questo stesso sito trovate i nominativi delle persone elette, non senza qualche sorpresa: perché la Margherita è rimasta all’asciutto, mentre ai Democratici di sinistra sono andati una presidenza ed una vice-presidenza. Qualcosa, forse, al momento delle votazioni non ha funzionato. O qualche malumore per precedenti scelte ha avuto il sopravvento.

Quello che, comunque, è importante da registrare, come fatto estremamente positivo, è l’assegnazione della presidenza di due commissioni (Bilancio ed Affari istituzionali e Educazione e Cultura) alle minoranze. Ci auguriamo vivamente che questo contribuisca a favorire un clima costruttivo, come ci è sembrato già di osservare nell’ultima seduta del consiglio comunale, tra le diverse forze politiche. Le istituzioni non devono essere occupate da chi vince la consultazione elettorale, ma essere al servizio di tutti i cittadini.

 

Non può mancare, infine, una profonda preoccupazione per quanto sta succedendo in Myanmar (ex Birmania). Una nazione che ci sta particolarmente a cuore perché, in quella lontana terra, una nostra concittadina, suor Giuseppa Manzoni, ha portato e testimoniato per circa settant’anni il Vangelo di Cristo. Partita nel 1930 non è mai più tornata a Cernusco. È morta il 19 ottobre 2000, all’età di 96 anni e là riposa. Cernusco non la può dimenticare!

                                                                                                                      Carlo Guzzi

  

Cernusco sul Naviglio, sabato 29 settembre 2007.

 

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