E adesso il colera:
un altro flagello per Haiti!
“È
emergenza acqua, e la popolazione é stanca”. La nostra amica Anna Mandrini,
piccola sorella del Vangelo, e per molti anni ad Haiti a fianco dei più poveri,
ci rende partecipi delle tragiche notizie che giungono dalle “sue sorelle” e dai
confratelli impegnati a Port-au-Prince.
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Molti hanno domandato notizie di Haiti
colpita dall’epidemia del colera.
Il
nostro amico fr. Franklin, che vive sull’altopiano, nella parte centrale del
paese, ci scrive:
“Nessuna creatura umana è in grado di
risolvere tutti i problemi causati dal terremoto, nemmeno in tempi più lunghi.
Noi siamo personalmente impegnati con tutte le nostre forze a trovare delle
soluzioni, ma ci scontriamo con delle forze irresistibili! Ed ora c’è anche il
colera. Un’epidemia che ha trovato un terreno propizio dopo il terremoto: le
condizioni igieniche precarie, l’alimentazione insufficiente, la scarsità di
acqua potabile, ora che numerose organizzazioni internazionali stanno ritirando
i loro aiuti. Il colera ha già lasciato sulle nostre braccia 280 morti e più di
4000 ricoverati; l’epidemia non ha ancora raggiunto il suo picco massimo, mentre
noi abbiamo ancora da asciugare le lacrime per il terremoto…. Dobbiamo lasciarci
cadere le braccia? No, noi diciamo NO! Dobbiamo andare avanti, ad ogni costo,
perché Dio è con noi e non vuole che l’uomo sia sottomesso a delle forze
distruttive, occulte o naturali! Abbiamo fatto delle trasmissioni alla radio per
sensibilizzare la gente a bere acqua potabile. Il nostro impianto di
potabilizzazione sarà a disposizione dei camion di organismi internazionali che
s’impegnano a portarla nelle varie zone del paese. Attualmente possiamo produrne
per 8000 persone e stiamo lavorando per far fronte a una domanda maggiore.
Stiamo vedendo anche se riusciamo a distribuire l’acqua in bottiglie per
garantire la massima igiene. Le nostre équipe mediche sono mobilitate in tutta
la regione per curare i malati a domicilio e dare loro le medicine. L’epidemia
si diffonde in maniera impressionante, può colpire chiunque. La Repubblica
Domenicana ha chiuso le frontiere per paura del contagio. Ma questo può
comportare un’ulteriore crisi alimentare, dato che una buona parte dei prodotti
alimentari viene importata da questo paese limitrofo.”
Una piccola
sorella ci scrive dalla capitale, Port-au-Prince:
“Circa un mese fa, i primi casi della
malattia si sono manifestati nel centro del paese. Malgrado tutti gli sforzi
messi in atto per evitare che l’epidemia arrivasse alla capitale, purtroppo
molte persone risultano contagiate anche qui. Vi lascio immaginare la paura che
ha la gente, sapendo quanto siano precarie le condizioni igieniche dopo il
terremoto del 12 gennaio. Nel quartiere dove viviamo sono stati segnalati casi
isolati, ma per il momento non c’è troppo da preoccuparsi. Facciamo attenzione
ad applicare tutte le precauzioni del caso e indirizziamo gli ammalati verso i
centri organizzati per trattare le persone contagiate. Nel quartiere vicino, per
esempio, le suore di Madre Teresa hanno smantellato la chiesa per farne un luogo
di raccolta per i malati, che anche dopo le cure più urgenti hanno bisogno di
essere reidratati e nutriti adeguatamente. La mancanza di acqua potabile nel
paese non è una cosa nuova e un’epidemia come questa viene proprio a mettere il
dito nella piaga…. Il governo è sempre più debole alla vigilia delle elezioni
(previste per il 28 novembre) e non sembra volersi impegnare per affrontare le
difficoltà di questo momento. Le ONG hanno grandi possibilità, ma lavorano
ognuna per conto proprio, senza sinergie né progetti comuni e questo non aiuta a
creare un clima di pace, anzi…La Croce Rossa fornisce l’acqua potabile alla
nostra scuola, perché dobbiamo garantire ai bambini il massimo della sicurezza.
La gente è stanca e la situazione è delicatissima.”
Altri stralci di lettere che abbiamo ricevuto dalle consorelle e dagli amici
haitiani, danno un’idea di quello che sta vivendo quel popolo dopo il terribile
terremoto del 12 gennaio scorso.
La piccola
sorella Chantal che segue la scuola mi scrive:
“Sappi che siamo stati fortunati, abbiamo
ricevuto aiuti e li stiamo gestendo bene con il massimo della responsabilità.
Questo è per noi un grande incoraggiamento, dobbiamo ridare speranza a tutti
quelli che incominciano a dubitare di essere degni figli di Dio e sono tentati
di pensare che Dio si sia dimenticato di Haiti. Quando è troppo è troppo! Anche
se la speranza e la fede in Dio sono ben radicati nel cuore degli haitiani,
bisogna dire che il terremoto ha sconvolto fortemente gli animi di molti che
hanno perso i loro cari in quel 12 gennaio. Di fronte alle tonnellate di macerie
che riempiono la città, di fronte alla crudele evidenza che i corpi dei loro
cari non saranno mai più ritrovati, al pensiero che sono morti senza un aiuto,
una parola di addio o un gesto di compassione… di fronte a tanto dolore la fede
degli haitiani vacilla. C’è la paura di essere abbandonati da quello che loro
chiamano “Buon Dio”, c’è la disperazione di fronte alla perdita di un bene
acquisito con tanta fatica (la casa, un piccolo laboratorio, del materiale da
lavoro….), c’è la paura di non avere più la forza per ricominciare la lotta
quotidiana….
Ma quando hanno visto che della gente sconosciuta mandava aiuti, che si
organizzava per sostenerli, si sono sentiti un po’ più forti e hanno ritrovato
il coraggio di rimettersi in piedi. Molti si sono scoperti felici di aiutare gli
altri ed hanno fatto emergere capacità insospettate.”
Il nostro
amico fr. Franklin ci scrive:
“Nessuna creatura umana è in grado di
risolvere tutti i problemi causati dal terremoto, nemmeno in tempi più lunghi.
Noi siamo personalmente impegnati con tutte le nostre forze a trovare delle
soluzioni, ma ci scontriamo con delle forze irresistibili! Ed ora c’è anche il
colera. Un’epidemia che ha trovato un terreno propizio dopo il terremoto: le
condizioni igieniche precarie, l’alimentazione insufficiente, la scarsità di
acqua potabile, ora che numerose organizzazioni internazionali stanno ritirando
i loro aiuti. Il colera ha già lasciato sulle nostre braccia 280 morti e più di
4000 ricoverati; l’epidemia non ha ancora raggiunto il suo picco massimo, mentre
noi abbiamo ancora da asciugare le lacrime per il terremoto…. Dobbiamo lasciarci
cadere le braccia? No, noi diciamo NO! Dobbiamo andare avanti, ad ogni costo,
perché Dio è con noi e non vuole che l’uomo sia sottomesso a delle forze
distruttive, occulte o naturali!
Abbiamo fatto delle trasmissioni alla radio per sensibilizzare la gente a bere
acqua potabile. Il nostro impianto di potabilizzazione sarà a disposizione dei
camion di organismi internazionali che si impegnano a portarla nelle varie zone
del paese. Attualmente possiamo produrne per 8000 persone e stiamo lavorando
per far fronte a una domanda maggiore. Stiamo vedendo anche se riusciamo a
distribuire l’acqua in bottiglie per garantire la massima igiene.
Le nostre équipe mediche sono mobilitate in tutta la regione per curare i malati
a domicilio e dare loro le medicine. L’epidemia si diffonde in maniera
impressionante, può colpire chiunque.
La repubblica domenicana ha chiuso le frontiere per paura del contagio. Ma
questo può comportare un’ulteriore crisi alimentare, dato che una buona parte
dei prodotti alimentari viene importata da questo paese limitrofo.”
Tuttavia negli uomini e nelle donne di Haiti c’è una forza straordinaria e
nonostante tutte le difficoltà si continua a vivere e fare progetti.
La piccola
sorella Maria ci scrive:
“Alla metà di agosto abbiamo terminato
l’anno scolastico svoltosi in condizioni estremamente difficili, sotto un sole
eccessivamente caldo. Ci voleva coraggio e perseveranza per insegnare e
imparare sotto le tende, con un calore che arrivava a 50 gradi. Ma era una sfida
da accogliere dopo il terremoto!
L’11 ottobre è iniziato il nuovo anno scolastico. Nella scuola “La fraternità”
abbiamo sostituito le tende con una nuova tettoia di lamiera, in attesa di avere
le direttive nazionali per costruire in muratura la parte andata distrutta. Ci
dispiace solo di non aver potuto accogliere tutte le domande di iscrizione, per
mancanza di posti. Per i genitori la scuola è una grande preoccupazione, perché
non hanno le possibilità economiche per sostenerla. Molti vengono alla
Fraternità a chiedere un aiuto economico.
Nei campi di rifugiati ci sono richieste di aiuti pastorali e sociali. Cerchiamo
di capire quali sono le priorità e come dare risposte concrete. Una piccola
sorella haitiana, Milourde, si è impegnata particolarmente in questo settore,
in collaborazione con i Gesuiti.
Le donne cercano alternative per soddisfare i bisogni della famiglia. Cerchiamo
di riunirle per rifletter insieme e trovare delle risposte comunitarie. E’ un
piccolo progetto appena nato, diamogli il tempo di crescere e maturare….”
Sull’altopiano i piccoli fratelli dell’Incarnazione hanno il progetto di
costruire un villaggio di 50 case con una fattoria agricola per i sinistrati del
terremoto.
E col nuovo anno scolastico, all’inizio di ottobre, ha preso vita una scuola di
agricoltura. Sono 120 studenti, ragazzi e ragazze, che per due anni si
formeranno studiando 6 mesi a scuola e lavorando 6 mesi a casa loro.
La vita scorre, malgrado i tanti ostacoli…la gente va avanti, giorno dopo giorno
senza sapere né come né da dove verrà la liberazione!
Il 28 novembre sono previste le elezioni del Presidente e del Parlamento. Cosa
farà la gente? Andrà a votare? La grande povertà, il senso di frustrazione, la
mancanza dei bisogni più elementari non permettono agli haitiani di avere una
vita dignitosa. Tuttavia, anche in questo contesto così disperato, ci sono
uomini di buona volontà che pensano ai più poveri e cercano insieme come non
lasciar cadere le braccia e non farsi vincere dallo scoraggiamento
Fr. Franklin conclude così la sua
lettera:
“La vita umana non è una fatalità. L’uomo ha il potere di fare rifiorire il
deserto e ha fatto di Hiroshima quello che è oggi. E nessuno avrebbe creduto che
il Sud Africa sarebbe riuscito a trovare stabilità senza spargimento di sangue
e lotte civili. Tuttavia ci è riuscito!
Dio può suscitare un Nelson Mandela al di là di ogni aspettativa….Lo spero
ardentemente anche per il nostro paese!
Domando a tutti i nostri amici credenti che sono nel mondo intero di pregare per
Haiti, perché le elezioni si svolgano bene, senza violenze né divisioni, di
pregare con e per il mio popolo martire:
Mio Dio tu
ami il nostro paese di Haiti.
Sei sempre stato il Dio buono, vicino ai poveri e ai deboli.
Mostra la tua forza, o Dio di Gesù e dei nostri antenati,
resta con noi, perché viene la notte e i nostri cuori sono appesantiti.
Sappiamo che non siamo un popolo maledetto, noi siamo il tuo popolo!
O Dio dacci la forza e il coraggio per lottare
e accettare quello che ora non possiamo cambiare.
Riempi i nostri cuori di speranza,
tu, che sei l’unica speranza del mondo,
che tu stesso hai creato e che ami. Amen”
Anna
Mandrini
piccola sorella del Vangelo
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