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In vista del ballottaggio, “sveleniamo il clima”

Può essere utile per tutti, alla luce di quanto sta succedendo in questi giorni che precedono il  ballottaggio per la scelta del Sindaco, rileggere quanto ha detto, nello scorso febbraio il nostro Prevosto, durante l’omelia della Messa in cui sono stati benedetti i crocifissi acquistati dall’amministrazione comunale.

 

Chiedo a tutti - ha detto don Luigi Caldera - assolutamente a tutti, di svelenire il clima di questi prossimi mesi, in vista delle elezioni.

Assistiamo a un fenomeno stranissimo, la corsa a identificarsi come più cattolico degli altri. Qualcuno lo dice perché compie gesti ufficiali e rischia di intrappolarsi nelle esteriorità.

Qualcuno lo dice perché fa scelte francamente incomprensibili e dettate solo dalla paura (come il rifiuto pregiudiziale del Villaggio solidale), dicendo che le fa per motivi di carità cristiana. Qualcuno rischia di pensare che, perché va a Messa alla domenica, è messo meglio di altri.

A tutti coloro che sono impegnati in politica io chiedo in questi mesi di vivere la propria fede nel silenzio e nell’umiltà.

A tutti ricordo che essere cattolici vuol dire rispondere a dei criteri precisi, che sono quelli presenti negli Atti degli Apostoli, quando si dice che i primi cristiani erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli, nella vita comune, nella celebrazione  dell’Eucarestia, nella preghiera.

È indispensabile confrontarsi con l’insegnamento del Papa e dei Vescovi sempre, non solo a correnti alternate o quando fa comodo, ben sapendo che dietro questi insegnamenti non c’è

alcun altro interesse che il bene delle persone.

Vivere la vita della comunità cristiana, coltivando con cura la comunione al suo interno e con intelligenza la testimonianza all’esterno.

Celebrare con gli altri l’Eucarestia domenicale: senza Messa della domenica dimentichiamoci di essere cristiani!

Coltivare un clima intenso di spiritualità…

Questi sono i criteri di sempre (ieri, oggi, domani) per vivere da cattolici.

Vale anche per chi è impegnato in politica (scelta peraltro non facile) quanto scrive san Paolo: Gareggiate nello stimarvi a vicenda; Considerate gli altri superiori a voi stessi.

Stiamo attenti a non ledere la dignità e l’onore delle persone: in questo periodo ho già sentito frasi e affermazioni che non vanno nella direzione del rispetto della dignità delle persone.”

Da febbraio in avanti, purtroppo, il clima politico non è certamente migliorato. Anzi, proprio di questi giorni è la più aspra polemica, anche con interventi sulla “piazzetta” di questo sito.

C’è chi afferma di scendere in campo a difesa della Cernusco moderata, cattolica e federalista, chi rinfaccia ad altri una scelta di schieramento incoerente con le posizioni assunte sino a poco tempo fa dall’associazione di cui faceva parte, chi si presenta agli elettori avendo come unica   credenziale l’impegno in un’associazione o in un ente di dichiarata ispirazione cristiana e così via.

Coloro che hanno deciso di candidarsi alle elezioni comunali e contemporaneamente sono attivamente impegnati nella comunità ecclesiale o in associazioni o enti ad essa riconducibili, avrebbero dovuto assumere un comportamento rispettoso, sensibile e attento verso questi organismi ed i loro componenti.

Concretamente, avrebbero dovuto manifestare, per tempo, la propria decisione, discuterne con chi ha condiviso un comune cammino, autosospendersi per tutta la durata della campagna elettorale, impegnarsi a non coinvolgere mai la comunità ecclesiale nelle dispute politiche e a non strumentalizzare la propria appartenenza, neppure con la semplice citazione. Qualcuno l’ha fatto, qualcun altro no!

Chi ha avuto modo in questi giorni di scambiare, su questi argomenti, qualche riflessione con il nostro Prevosto, non avrebbe alcuna difficoltà ad attribuirgli quanto i vescovi lombardi hanno scritto nel maggio 2006, dopo le ultime elezioni politiche: “Devo confessare la preoccupazione che mi prende come pastore – e in un modo particolarmente vivo – di fronte alle forti tensioni e, in taluni casi, a qualche divisione che si sono prodotte o che sono riemerse nelle nostre comunità ecclesiali in occasione della campagna elettorale. Ci è offerto il quadro di comunità nelle quali la presenza di scelte politiche opposte ha pesato e pesa sul rapporto tra gli stessi fratelli di fede e condiziona, talora in modo profondo, il confronto e la vita nella stessa comunità.

E’ mio dovere ribadire quanto afferma il Concilio a proposito delle scelte politiche: A nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa (Gaudium et spes, n. 43). Di conseguenza, ci si deve guardare dalla tentazione di presentare se stessi o il proprio schieramento come il migliore o persino come l’unico interprete della dottrina sociale della Chiesa e dei suoi valori e principi, tacciando gli altri fratelli nella fede di minore fedeltà al Vangelo o di incoerenza con esso.

Nello stesso tempo dobbiamo sentirci impegnati a promuovere un’azione educativa costante e capace di aiutare tutti alla comune condivisione dei medesimi principi ispirati alla retta ragione e al Vangelo e, insieme, al rispetto delle posizioni e delle scelte pratiche di ciascuno. Infatti, dalla medesima fede e dal riferimento alla stessa ispirazione cristiana non derivano necessariamente identiche scelte programmatiche, politiche e di schieramento. Di conseguenza il giudizio su queste scelte non può essere formulato in nome della fede e dell’appartenenza ecclesiale.”

Scegliere costa fatica, esige riflessione, confronto, valutazione, capacità di andare oltre gli slogan e gli spot pubblicitari.

In vista del ballottaggio, ripensiamo a chi dei due candidati sarà meglio in grado di ricercare il bene comune, di fronte alle nuove sfide che ci attendono, avendo presente quell’alfabeto minimo per il governo della nostra città (ambiente, casa, educazione, famiglia, giustizia, lavoro, solidarietà, vita) che è stato pubblicato su Voce Amica di maggio 2007.   

A chi è sembrato - in questi anni, ma anche in questi ultimi mesi - guidato da quelle virtù – prudenza, giustizia, fortezza, temperanza - che sono il cardine di una politica di qualità.

 

Carlo Guzzi

 

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