WELBY: EUTANASIA O ACCANIMENTO TERAPEUTICO?
Mentre ci prepariamo a contemplare il mistero di Natale cercando di difendere il nostro tempo dalle mille faccende di questo periodo, si è consumata la tragedia del sig Welby. Essa si è conclusa con la tristezza della morte ma anche con la tristezza della decisione del Vicariato di Roma di rifiutare i funerali religiosi. Decisione che ci è sembrata molto dura, pur nella consapevolezza dell’ intrigo costruito dalla pubblicità fatta dal partito radicale.
Forse cadute anche noi nella trappola mediatica - per cui ciò che conta è ciò che è detto in TV - non abbiamo cercato direttamente fonti che ci aiutassero a chiarire se il nostro disagio era fondato sulla dottrina. Lo ha fatto per noi il parroco di Pianoro vecchio, che ha divulgato un testo in cui riporta i numeri del catechismo della Chiesa cattolica sul tema. Essi sono il 2276/7/8/9.
Leggendoli si evince che la posizione del Vicariato, che ha equiparato la volontà del sig Welby e la sua morte come un suicidio, e per questo secondo il codice di diritto canonico, impossibilitato a ricevere le esequie cristiane, è una interpretazione del fatto che poteva essere letto diversamente. Letto cioè come richiesta di sospensione della cura.
L’articolo 2278 del catechismo della Chiesa cattolica afferma:
L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinari o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia “all’accanimento terapeutico”. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.
Ci rendiamo perfettamente conto che di questo caso si è fatta una questione politica, ma forse per sfuggire a questo sarebbe stato meglio leggere il caso per sé, a prescindere dalle televisioni. Forse il sig Welby era d’accordo sull’eutanasia, ma a nessuno è stato negato il funerale per quello che pensava, ma per come ha agito. E il suo atto, meglio la sua decisione, poteva essere interpretata come il caso cui si riferisce il numero citato del catechismo.
La decisione è stata presa e la posizione del Vicariato è entrata nel giro mediatico come posizione della Chiesa universale. Può essere utile avere sotto mano un testo autorevole, che prospetta uno stile diverso: vicino alle persone, alle sofferenze sapendo che il Signore è venuto a condividere la nostra vita nella carne, nella storia, per portare a ciascuno e sempre la propria parola di misericordia e di salvezza. Essa inizia col nostro nascere alla vita e non termina, perché ci è stata donata una prospettiva di eternità.
E’ per questo che rinnoviamo gli auguri per questo Santo Natale, perché il nostro mondo, la nostra Chiesa hanno sempre bisogno di rinnovare la contemplazione del mistero del Logos che era presso il Padre e che ha posto la sua tenda tra di noi.
sr Elsa e sr Cristina