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HOME > Sguardi, Oltre il Naviglio > 9 Marzo 2015

UN’ESPERIENZA DI AGRICOLTURA SOCIALE PER CREARE IL LAVORO

 

Sempre più persone bussano ai Centri d'ascolto per chiedere un lavoro, ma siccome il lavoro non c’è, a Mantova  si è pensato di avviare un’esperienza di agricoltura sociale

 

 

Un orto, orga­nizzato dalla diocesi di Mantova, dalla scorsa estate impiega quattro donne in difficoltà. La cosa è già interessante di per sé, ma lo diventa ancor di più quando si scopre come è nata, come viene condotta e quali sono le prospettive. «Quotidianamente – ha spiegato monsignor Paolo Gibelli, vicario episcopale per i rapporti con il territorio - sempre più persone bussano ai nostri Centri d'ascolto per chiedere un lavoro. Ma lo si sa, con la crisi il lavoro non c'è». Dunque? «Essendo noi una provincia agricola, ci siamo detti, perché non avviare un’esperienza di agricoltura sociale?»

 

Interessante conoscere come è stata costituita la mini impresa. «Le suore Ancelle, in strada Dosso del Corso a Mantova, hanno una casa di riposo con un grande orto». Ecco dunque il primo passo: farsela assegnare tramite contratto di comodato gratuito. «È stato un grande gesto di generosità» ha commentato Sara Nicolini, cofondatrice dell’as­sociazione Hortus che dà il nome al progetto. «Poi – ha proseguito il sacerdote - abbiamo scelto per coltivarlo quattro donne: tre marocchine e una bengalese». L’esperienza è stata avviata «non solo con i servizi caritativi diocesani – ha aggiunto Nicolini - ma anche con quelli sociali e con figure professionali dell’Enaip (Ente nazionale Acli istruzione professionale)». Un’interazione, quella con la città, che ha visto in prima linea pure la Camera di commercio («Determinante il suo aiuto nelle questioni giuridiche») e la cooperativa “Cencio molle” («Già da tempo si occupano di agricoltura sociale»).

 

I primi ortaggi sono stati venduti col passaparola nelle parrocchie della diocesi. Ora Hortus ha aperto una partita Iva. È partito con un fondo anticrisi della Cei, ora punta all’autosostentamento. Per il futuro, monsignor Gibelli vede quest’esperienza come «una rampa di lancio: sarebbe bello se, dopo un periodo qui, le nostre lavoratrici riuscissero a rendersi autonome. Bello per loro, e per chi ne prenderebbe il posto nell’orto».

Siccome d’inverno la terra non sfama, l’associazione Hortus ha pensato bene di raccogliere dalle chiese i mozziconi di candele, li ha fusi, vi ha inserito qualche essenza di stagione, e li ha trasformati in profumatissimi ceri colorati. Che vanno a ruba nei migliori negozi della città. (fonte: Avvenire, 5 febbraio 2015)

 

Cernusco sul Naviglio, 9 marzo 2015

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