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HOME > Sguardi, Oltre il Naviglio > 6 Ottobre 2014

DUE FATEBENEFRATELLI VITTIME DI EBOLA.
VICINI NELLA PREGHIERA

 

Padre Viejo è il secondo religioso dei Fatebenefratelli a perdere la vita nell’epidemia di febbre emorragica. Il priore generale dell’Ordine: «Continuiamo a essere al servizio della popolazione»

È deceduto lo scorso 25 settembre, in un ospedale di Madrid, padre Manuel Garcia Viejo, dell’Ordine ospedaliero San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli -  infettato dall’Ebola in Sierra Leone dove lavorava come chirurgo. La febbre emorragica che ha messo in ginocchio l’Africa occidentale continua dunque a fare vittime anche tra i soccorritori. Padre Viejo, 69 anni, è il secondo religioso spagnolo a perdere la vita nell’epidemia di Ebola, che a tutt’oggi ha contagiato 373 fra medici e operatori sanitari, oltre ai religiosi Fatebenefratelli e di altri ordini. La conta dei morti, fra quanti cercano di portare soccorso tra le popolazioni più colpite, dalla Liberia alla Sierra Leone, è arrivata a quota 208.

Nello scorso agosto, un altro frate dell’ordine di San Giovanni di Dio, una suora missionaria dell’Immacolata Concezione e due collaboratori sono morti nell’ospedale dove lavoravano a Monrovia, in Liberia, a causa dell’epidemia di Ebola.

«Di fronte a questo stillicidio possiamo soltanto soffrire, pregare e lavorare – ha commentato fra Marco Fabello, della provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli -. Il dolore e la paura sono una condizione che condividiamo con gli operatori sanitari laici e con le popolazioni colpite e la preghiera, con cui invochiamo l’intercessione di San Giovanni di Dio, è l’unica in grado di darci la forza e l’audacia necessarie. Appartiene al nostro carisma ed è scritto nel nostro statuto: quando un frate viene ordinato si impegna a portare il Vangelo dell’Ospitalità fino al sacrificio della vita».

«Continuare ad essere al servizio della popolazione, specialmente in questo momento, quando cioè hanno più bisogno di noi» - «Per tutti noi, e in special modo per i confratelli e i collaboratori che sono in Sierra Leone, è un momento molto difficile – ha scritto in una lettera il priore generale dell’Ordine fra Jesùs Etayo -. Non possiamo continuare l’attività da soli, e pertanto abbiamo bisogno del coordinamento e dell’aiuto del governo, della Chiesa e degli organismi internazionali che operano in campo sanitario, per poter realizzare un lavoro efficace e adeguato» ma «se ci saranno le condizioni, siamo disponibili affinché i nostri Centri possano costituire un altro anello della catena formata dai progetti in atto o futuri per affrontare questa difficile situazione». L’intenzione dei Fatebenefratelli, dunque, malgrado le evidenti difficoltà, è quella di «continuare ad essere al servizio della popolazione, specialmente in questo momento, quando cioè hanno più bisogno di noi».

 

Siamo vicini con la preghiera ai Fatebefratelli – che ricordiamo hanno la sede della Provincia Lombardo-Veneta nella nostra città – in questo momento, per loro,  di grande dolore e sofferenza, edificati dalla testimonianza che stanno offrendo nel continuare ad essere, a rischio della loro stessa vita, al servizio dei fratelli colpiti dall’epidemia.

 

Cernusco sul Naviglio, 6 ottobre 2014

 

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