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HOME > Sguardi, Oltre il Naviglio > 16 Dicembre 2013

TROPPI DISABILI VIVONO SITUAZIONI DI MARGINALITÀ

Si è celebrata lo scorso 3 dicembre in tutto il mondo la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 47/3 del 14 dicembre 1992. In Italia, stando agli ultimi dati Istat disponibili, le persone con disabilità sono 2.992.486, di cui i due terzi (1.921.726), hanno più di 75 anni.

 

La Giornata internazionale delle persone con disabilità ha offerto la possibilità «per ricordare le condizioni di vita di milioni di cittadini e delle loro famiglie – ha affermato la Federazione italiana superamento handicap (Fish) – ma anche un momento per ribadire la necessità di un impegno comune per garantire i loro fondamentali diritti umani». A tal proposito, la Fish ha denunciato che «ancora troppe persone a causa della disabilità vivono situazioni di marginalità e addirittura di segregazione». Eppure, l’Italia, fin dal 2009 ha ratificato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall’Onu nel 2006. «Ma la strada da percorrere sulla via della piena inclusione è ancora lunga», ha ricordato la Federazione.

 

Solo il 16% ha un'occupazione - Tra i Paesi industrializzati, l’Italia è agli ultimi posti per l’inserimento lavorativo dei disabili ed è stata censurata anche dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Nonostante si sia dotato, ormai da quasi quindici anni, di una legge, la 68/1999, che prevede il collocamento mirato e, soprattutto, stabilisce l’obbligo di assunzione dei disabili per le aziende sopra i quindici dipendenti, il nostro Paese non riesce a favorire un vero incontro tra domanda e offerta di lavoro. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, solo il 16% (circa 300mila individui) delle persone, di età compresa tra i 15-74 anni, con limitazioni funzionali lavora, contro il 49,9% del totale della popolazione. Il 72% degli occupati è composto da uomini.

Soltanto l’11% dei disabili occupati ha trovato lavoro grazie ai Centri per l’impiego provinciali e così i lavoratori con handicap inattivi rappresentano una quota quasi doppia rispetto al resto della popolazione (81,2% contro il 45,4%). Dal  2006, inoltre, si osserva una costante precarizzazione dei rapporti di lavoro, con un passaggio dei contratti a tempo indeterminato dai 51,6% all’attuale 40%, mentre quelli a tempo determinato sono cresciuti dal 41,6% al 52,3%.

In prima linea, sul fronte del lavoro ai disabili, ci sono le cooperative sociali. In Italia quelle per l’inserimento lavorativo sono 3.600 e danno lavoro a 92mila persone, di cui 32mila sono svantaggiate o disabili. «La cooperazione sociale di inserimento lavorativo – ha commentato Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative – è un modello che genera inclusione sociale e occupazione. È uno strumento concreto ed efficace per combattere la povertà e l’esclusione sociale».

Tagli nella legge di Stabilità – In questo contesto di scarsa attenzione alle persone disabili, si deve purtroppo constatare che è ancora una volta incentrata sui tagli la discussione intorno al finanziamento per il sostegno alle persone con disabilità, in corso alla Camera, dove è approdata la legge di Stabilità, passata in prima lettura al Senato. In particolare l’attenzione del Parlamento è concentrata su due Fondi: il Fondo nazionale per le politiche sociali e in Fondo per le non autosufficienze. «Quando si toccano interessi lobbystici, i diritti delle persone con disabilità e dei cittadini divengono secondari » ha criticato duramente il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish).

 

Punto di vista - "Mettere al centro dell'attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate". Questo il messaggio centrale che papa Francesco ha consegnato nella prima tappa della sua visita apostolica ad Assisi, incontrando i bambini disabili e ammalati ospiti dell'Istituto Serafico, lo scorso 4 ottobre. "La società - si legge nel suo messaggio per questo incontro - purtroppo è inquinata dalla cultura dello scarto, che è opposta alla cultura dell'accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili". Dal Papa è venuto poi l'invito a "mettere al centro dell'attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate ", mentre a volte "le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro".  

In tempi di crisi, come questi che stiamo vivendo, le categorie più fragili rischiano di essere schiacciate da logiche politiche lontane dalla realtà. E che in Italia ci siano poche risorse per la disabilità - come ha documentato una ricerca del Censis, che ha collocato il nostro Paese al penultimo posto nell'Unione Europea - dipende da una questione culturale che dobbiamo cambiare. Non è accettabile che nelle priorità di uno Stato democratico non ci siano le adeguate risorse per la disabilità e non possiamo rassegnarci ad essere ultimi nelle classifiche europee.

C.G.

Cernusco sul Naviglio, 16 dicembre 2013

 

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