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HOME > Sguardi, Oltre il Naviglio > 2 Dicembre 2013

IN ITALIA LE NASCITE CONTINUANO A DIMINUIRE

“Non si deve certo essere esperti di demografia per capire che se ogni coppia mette al mondo in media 1,42 figli, l’equilibrio tra le generazioni non può resistere nel tempo.” “Se ne può uscire in un solo modo: ricordandoci che ogni bambino rappresenta, oltre che un bene da colmare di attenzione e affetto, un investimento "pubblico" che va adeguatamente promosso e tutelato”

 

In Italia le nascite continuano a diminuire, nonostante l'aumento dei nati da genitori stranieri. E le nascite diminiuscono in tutte le aree del Paese: è finito nel 2008 l'effetto traino del Centro-Nord.

È questa - a beneficio di una politica di aiuti alle famiglie ancora debole - la fotografia dell'Istat, che nel rapporto annuale sulla natalità e la fecondità della popolazione residente conferma la tendenza negativa per il Belpaese. Secondo i dati del bilancio demografico della popolazione residente, sono stati 534.186 gli iscritti in anagrafe per nascita nel 2012, oltre 12mila in meno rispetto al 2011. Il dato, rileva l'Istat, "conferma la tendenza alla diminuzione delle nascite avviatasi dal 2009". Il calo delle nascite "è da attribuirsi per lo più alla diminuzione dei nati da genitori entrambi italiani, quasi 54mila in meno rispetto al 2008". I nati da genitori entrambi stranieri, invece, "sono ancora aumentati, anche se in misura più contenuta rispetto agli anni precedenti (2.800 nati in più negli ultimi tre anni) e ammontano a poco meno di 80mila nel 2012 (il 15,0% del totale dei nati). 

Il resoconto sulla natalità in Italia – ha commentato Gian Carlo Blangiardo su Avvenire di giovedì 28 novembre 2013 - che l’Istat ha presentato con la consueta ricchezza di dettagli, racconta il déjà vu di un Paese che non riesce a invertire la tendenza al ribasso. Una dinamica che ci ha portato a registrare nel 2012 il secondo peggior risultato in 152 anni di unità nazionale: solo nel 1995, ma con tre milioni di abitanti in meno, avevamo fatto di peggio. Se qualcuno potrà trovare soddisfazione in tutto questo, magari rispolverando i vecchi temi del Paese densamente popolato o i nuovi problemi dei giovani senza lavoro, forse non ha ancora capito che proseguendo di questo passo non si aprono spazi e opportunità, bensì si mettono in discussione proprio gli equilibri sui quali il sistema socio economico si è retto finora.»

L’equilibrio tra generazioni rischia di saltare - Dopo aver evidenziato le conseguenze che questa mancanza di figli è destinata a creare sul welfare, l’editorialista ha osservato che «non si deve certo essere esperti di demografia per capirlo – che se ogni coppia mette al mondo in media 1,42 figli, l’equilibrio tra le generazioni non può resistere nel tempo. Né ci si può neppure illudere, come si è fatto per anni, che l’immigrazione compensi pienamente le carenze – ad esempio nel mercato del lavoro – o che le famiglie immigrate riempiano le culle lasciate vuote dagli italiani.»

Un bambino rappresenta anche un investimento “pubblico” - «La vera risposta valida, e la conseguente azione efficace – ha concluso Blangiardo - deve maturare dalla consapevolezza che le nascite sono il mezzo con cui una popolazione costruisce e garantisce il suo futuro. La convinzione è che la scelta del figlio unico e "di qualità" – un modello rispetto al quale persino le autorità cinesi stanno lentamente cambiando rotta – sia spesso solo un ripiego dovuto allo stato di abbandono in cui vengono lasciate le famiglie sul fronte del fisco, del welfare e dello stesso clima amichevole di contorno. Se ne può uscire in un solo modo: ricordandoci che Francesco, Sofia e ogni altro bambino rappresenta, oltre che un bene da colmare di attenzione e affetto, un investimento "pubblico" che va adeguatamente promosso e tutelato.»

 

Cernusco sul Naviglio, 2 dicembre 2013

 

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