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Farmacie in vendita, una scelta necessaria 

 
Patto di stabilità. Il Comune sceglie: le opere si concludono e la scuola nuova si fa per davvero. È necessario vendere le Farmacie, le gestiranno i privati.
Come presentato e discusso nel corso del Consiglio comunale aperto, la situazione della finanza pubblica e dell’intero sistema paese è in una situazione di emergenza. Questo tra l’altro ha comportato una serie di manovre del Governo, non sempre coerenti, non sempre chiare, sempre comunque volte a limitare l’autonomia finanziaria e gestionale degli Enti Locali.
«Altro che federalismo fiscale, quelle degli ultimi anni sono state manovre centralistiche che pongono vincoli solo alla periferia del sistema pubblico», accusa Emanuele Vendramini, assessore del Partito Democratico alle Partecipate. «L’inasprimento del Patto di stabilità pone tutte le autonomie locali in condizione di impossibilità a spendere soldi che hanno (questo anche per continuare a permettere a Roma di spendere e magari aprire anche inutili sedi ministeriali nel nord Italia, infatti le pubbliche amministrazioni centrali non sono soggette al vincolo del Patto)».
Quindi anche i comuni virtuosi con liquidità in Banca d’Italia, come Cernusco, si ritrova costretto a fare entrare nuovi soldi dalle dismissioni per finire opere già iniziate, già finanziate (cioè i cui costi sono coperti da soldi che ci sono ma che sono entrati negli scorsi anni e non nell’anno in cui si pagano).
È in questo contesto di vincoli che il Partito Democratico ha sostenuto la scelta del Sindaco di rivedere il perimetro del sistema pubblico, privilegiando l’impegno per opere di grande impatto sociale senza svendere il territorio.
La scelta non è stata semplice.
In gioco c’erano molti dei valori che ci contraddistinguono nell’azione amministrativa.
1. potevamo prendere un’area e trasformarla in residenziale, per poi magari dire che “ il Comune otteneva gratis un’opera”, ma non l’abbiamo fatto, non vogliamo cedere su un punto: le opere si finanziano con l’efficienza dell’azione amministrativa non con la svendita del territorio.
2. potevamo gonfiare le previsioni di entrate future falsando i numeri, ma noi non scherziamo con i soldi pubblici
3. potevamo sforare il Patto ma ci saremmo solo messi un spilla sul petto come “disobbedienti” lasciando agli altri le sanzioni e, quindi, ancor più vincoli per il futuro della nostra città;
4. Potevamo vendere case comunali, ma noi le case le vogliamo costruire non vendere, chi ne ha bisogno esiste per davvero e, messi da parte i furbi, le case servono.
5. potevamo vendere altri beni del patrimonio comunale ( diritti reali , altri beni immobili), ma nessuna vendita di questo tipo potrà generare flussi di denaro significativi per quantità e per probabilità di incasso
6. potevamo rinunciare alle opere in corso e alla nuova scuola, ma ci crediamo per davvero. Non sono opere di immagine, non si insegue l’inutile vezzo dell’apparenza della “città modello”, c’è molta sostanza di interesse generale (case per chi ha difficoltà - vera - economica, case per anziani, centro diurno, luoghi di incontro per anziani, famiglie, mamme, giovani, centro sportivo, scuola - la Vecchia Filanda, Pietro da Cernusco, l’Ex Cariplo e cosi via…).
Non volevamo ridurre servizi alla popolazione e, quindi, ci siamo interrogati se non vi fossero dei servizi che potessero, se venduti, generare quei flussi che permettessero l’ultimazioni di opere ad alto impatto sociale, ma senza danni per il cittadino.
La scelta è, quindi, caduta sulle farmacie, poiché nel contesto attuale abbiamo ritenuto che non vi fosse la necessità di mantenere nel controllo del Comune il servizio di vendita dei farmaci, già regolato dal Servizi Sanitario Nazionale, a discapito di tutto quanto avevamo fatto per incrementare altri servizi pubblici in città (centro sociale anziani, centro diurno anziani, case in affitto sotto il livello di mercato, impianti sportivi non pericolosi, nuova scuola).
Ora siamo tutti impegnati, ciascuna forza politica, ad operare perché tale decisione sia attuata nel massimo rispetto di tutti i diritti dei lavoratori coinvolti, e perché nessuno possa affermare che la Farmacer viene venduta perché è stata mal gestita. La Farmacer è ricca di competenze e di attenzione al proprio lavoro, a tutti i livelli, e i cittadini potranno continuare a fruire di tali qualità.
«Nella difficoltà di tale decisione», spiega Paolo Della Cagnoletta, segretario del Partito Democratico di Cernusco sul Naviglio, «abbiamo investito il coraggio delle nostre idee, perché noi ci crediamo ad una funzione pubblica che non deve necessariamente gestire, alla selezione della spesa pubblica, alla sobrietà dell’azione amministrativa, perché siamo convinti che solo dalla buona amministrazione passi la possibilità di tutelare chi ha più bisogno, regolare il mercato selvaggio, costruire equità nell’accesso alle risorse, per essere protagonisti coraggiosi della propria vita invece che vittime del sistema, delle clientele, dell’inefficienza».

Il circolo PD di Cernusco sul Naviglio

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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