Le recenti vicende
della visita del Papa all’Università La Sapienza hanno
riacceso i dibattiti sul rapporto tra cattolicesimo e
scienza.
Vorrei condividere pochi pensieri riguardo un aspetto
culturale, origine e ragione di quanto accaduto, perché
penso sia molto diffuso, nei salotti buoni come nelle
chiacchiere che si fanno sulla metropolitana o al
mercato.
L’argomento che sembra riassumere tutte le vicende della
chiesa cattolica ‘oscurantista’ contro la scienza
‘illuminata’ e che viene riproposto con insistenza quale
esempio di una ‘persecuzione’ secolare (ignorando il
fatto che la maggior parte dei più grandi scienziati
della storia occidentale erano cristiani e che
l’università stessa è una creazione del medioevo
cattolico) è quello di Galileo Galilei.
Sembra qui vincere una sciagurata intuizione
dell’illuminismo, fatta propria da una certa ideologia
del XX secolo, ovvero che “una falsità gridata 100 volte
diventa una verità”.
Mi sembra giusto quindi ricordare qualche evento
‘realmente’ accaduto.
La terra gira intorno al sole?
Come molti sanno, questa non è una intuizione di
Galileo: già alcuni filosofi dell’antica Grecia
(nell’antichità il confine tra filosofia, scienza e
religione, non era così delineato come oggi) avevano
avanzato questa ipotesi.
Galileo, tuttavia, si rifà ad una intuizione di uno
scienziato a lui quasi contemporaneo: Nicolò Copernico.
Non molti ricordano, però, che Copernico era un canonico
e che aveva installato i suoi strumenti sul campanile
della cattedrale di Frauenburg.
La sua opera fondamentale, ‘La rotazione dei corpi
celesti’ è pubblicata nel 1543 ed è dedicata a papa
Paolo III, anch’egli appassionato di astronomia.
L’imprimatur è di un cardinale domenicano, dello stesso
ordine di quelli che condannarono Galileo.
Tra Copernico e Galileo si succedettero 11 pontefici,
molti dei quali manifestarono favorevole interesse verso
questa ‘teoria’.
Che la Chiesa non fosse ostile alla nuova teoria è
testimoniato anche dal fatto che un altro grande
scienziato, Keplero, perseguitato dai protestanti
luterani per le sue posizioni a sostegno di Copernico,
fu accolto come insegnante all’università di Bologna,
allora parte dello Stato Pontificio.
Galileo scienziato
Al pari di molti altri uomini di scienze della sua
epoca, Galileo si occupava di comprendere e di trovare
spiegazioni scientifiche al funzionamento del creato.
Alcune intuizioni degli studiosi di quel tempo sono la
base del sapere moderno, altre furono solo supposizioni
senza fondamento.
Anche Galileo ebbe intuizioni felici e meno felici (tra
queste si ricorda una famosa diatriba con la Specola
Vaticana quando, nel 1618, all’apparire di alcune comete
in cielo, Galileo sosteneva che erano illusioni ottiche,
mentre la Specola sosteneva fossero corpi celesti
reali).
Queste diatribe e l’uscita di alcuni testi in cui
sosteneva le tesi Copernicane non gli impedirono di
divenire membro dell’Accademia Pontificia.
La Specola
Ai tempi di Galileo, la Specola Vaticana era composta da
studiosi di grande levatura ed era considerata il
massimo organo scientifico dell’occidente.
Come avviene anche oggi nella moderna comunità
scientifica, una teoria, per essere ritenuta veritiera
doveva ‘dimostrare’ la sua veridicità (chi non ricorda
il caso Di Bella?), anche allora, alla Specola, era
chiesto di dare il proprio parere sulle numerose teorie
che le erano indirizzate da scienziati e istituzioni di
ogni tipo (tra queste, ovviamente, anche il Sant’Uffizio).
La pietra dello scandalo
Cosa ha scatenato il ‘caso Galileo?
Nel 1633, anno del famoso processo a Galileo, il sistema
tolemaico (il Sole e i pianeti girano attorno alla
Terra) e il sistema copernicano (la Terra e i pianeti
girano attorno al Sole) erano solo due ipotesi quasi in
parità, e molti studiosi cattolici parteggiavano per il
‘novatore’ Copernico.
L’approvazione ecclesiastica per la pubblicazione del
saggio ‘Dialogo sopra i massimi sistemi’ (nella quale si
affermava che il Sole è al centro dell’universo) era
stata concessa a Galileo, a patto che trasformasse in
ipotesi la teoria copernicana, che invece Galileo dava
per certa. Galileo accettò, ma poi pubblicò il suo libro
senza modifiche.
Fu perciò convocato a Roma per ‘provare’ quello che lui
affermava come vero.
In quatto giorni di discussioni, Galileo portò un solo
argomento a sostegno della sua teoria, ed era sbagliato:
Galileo sosteneva che le maree erano provocate dallo
‘scuotimento’ delle acque provocato dal moto terrestre;
i giudici-colleghi sostenevano invece che l’abbassarsi e
l’alzarsi delle acque era dovuto alla attrazione della
Luna.
Così come oggi, le autorità scientifiche non accettano
come vere le teorie non provate (chi non ricorda il caso
Di Bella?) così la Specola aveva il dovere non
condividere come ‘verità’ le teorie di Copernico-Galileo.
Per completezza ricordo che la prima prova sperimentale
della rotazione è del 1748 e per ‘vederne’ l’effetto
bisognerà aspettare il pendolo di Foucault del 1851.
La condanna e la pena
Su questo tema se ne sentono di tutti i colori: torture,
carcere, qualcuno parla addirittura di rogo.
La verità è che Galileo fece di tutto per inimicarsi i
giudici; chi non accettava il sistema Copernicano
(rivelatosi poi anch’esso inesatto perché il Sole non è
il centro dell’universo) era, testualmente, “un
imbecille con la testa tra le nuvole”, uno “appena degno
di essere chiamato uomo”, “una macchia sull’onore del
genere umano”, uno “rimasto alla fanciullaggine”.
Nonostante questo, ecco come venne trattato Galileo.
Durante il processo fu ospitato, a spese della Santa
Sede, in un alloggio a cinque stanze con vista sui
giardini vaticani e cameriere personale.
Dopo la condanna, gli ‘arresti domiciliari’ (con
permesso di ricevere visita da chiunque e possibilità di
proseguire le sue ricerche), li trascorse dapprima nella
villa Medici al Pincio, poi si trasferì, come ospite,
nel palazzo dell’Arcivescovo di Siena, suo grande
estimatore, ed infine si sistemò nella sua villa ad
Arretri (detta, significativamente, ‘Il gioiello”).
Dopo pochi mesi gli fu tolto anche il divieto di
spostarsi liberamente; gli rimase per tre anni solo un
obbligo: quello di recitare una volta la settimana i
sette salmi penitenziali, cosa che continuò
volontariamente fino alla morte.
Morì a 78 anni (9 anni dopo il processo), nel suo letto,
munito dell’indulgenza plenaria e della benedizione
papale.
Frasi famose
Di Galileo rimane una famosa frase: “eppur si muove”,
detta dopo aver ascoltato la sentenza di condanna.
Questa frase fu scritta per la prima volta dal
giornalista Giuseppe Baretti nel 1757.
Sembra che Galileo ‘vero’, invece, abbia ringraziato i
10 cardinali (3 dei quali votarono a suo favore) per la
mitezza della pena.
Ringrazio la redazione per aver ospitato questi, spero
utili, spunti.
Pierluigi Assi
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