È per me un grande onore ed anche una grande emozione
assumere solennemente, con questo giuramento, il ruolo
di Sindaco di Cernusco sul Naviglio. Oggi non si parla
del programma di governo della città – se ne discuterà
dopo l’estate – ma dell’insediamento di un nuova
Amministrazione comunale.
Giurare citando la Costituzione repubblicana impone di
ricordare quanti hanno dato la vita perché l’Italia – e
quindi anche la nostra Cernusco – ritrovasse la libertà
dal fascismo. Tra pochi mesi festeggeremo i 60 anni
dall’approvazione e dall’entrata in vigore della Carta
Costituzionale: ci sarà modo di ricordare, soprattutto
alle giovani generazioni, quali valori e quali contenuti
caratterizzano questo Documento fondamentale. Forse
pochi lo sanno, ma in questa aula dedicata ad Angelo
Spinelli, insieme al gonfalone del Comune, al Tricolore,
alla bandiera d’Europa e a quella della Regione
Lombardia, con l’effige del Presidente della Repubblica
e il Crocifisso, è esposta copia delle pagine della
Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, del
27 dicembre 1947, che riporta l’intero testo della
Costituzione. Il Sindaco ha giurato di essere fedele
alla Costituzione, ma tutti noi siamo chiamati ad
esserlo.
Cosa significa essere Sindaco, oggi, nel 2007?
L’etimologia della parola “sindaco” rimanda al greco
Sýndikos, che significa “amministratore di giustizia”.
Significa quindi aver cura del bene di tutti, dei beni
di tutti, saper compiere scelte che sappiano andare
nella direzione della cura di chi è più debole, di ciò
che è più debole.
Ma essere Sindaco, oggi, con i poteri che la legge
conferisce a tale carica, significa anche altro.
Voglio allargare lo sguardo e pensare che, insieme, il
Sindaco, la sua Giunta e il Consiglio possano costruire
un modello nuovo di città a cui anche altri possano
guardare: un modello che parta dal voler ricostruire la
comunità civile che qui vive, spesso assopita e in
questi ultimi anni lacerata.
Occorre partire dall’uomo, porre la persona e suoi
bisogni al centro dell’azione politica.
Scriveva Marco Aurelio del 174 DC: “Noi siamo nati per
darci un aiuto reciproco, come i piedi, le mani, le
palpebre, come due file di denti. Ecco perché è cosa
contro natura agire l’uno contro l’altro; e irritarsi
contro qualcuno e detestarlo è proprio di persone tra
loro nemiche. (…). Tutto ciò che viene dagli uomini ci è
caro perché ci unisce una parentela a forma di catena”.
Serve quindi applicare uno stile lieve, operare per una
città unita, costruire – permettetemi questa stramberia
lessicale – un “Comune gentile”.
Questo progetto ha un su alfabeto, con parole e pratiche
che dobbiamo eliminare ed altre che vanno utilizzate con
più frequenza.
Vanno abbandonati scontro, pregiudizio, egoismo,
intolleranza, demagogia, calcolo, cinismo, vendetta,
smarrimento, stanchezza, pessimismo.
Bisogna dare forza a dialogo, ascolto, pazienza,
mediazione, ricucire, riscatto, obiettivi, progetti,
modelli, gentilezza, sobrietà.
Serve un’intuizione del mondo che dia senso alle scelte
che si faranno. Non basta “fare”. Intanto occorre “fare
bene”, ma è oltremodo necessario che al “fare” si
anteponga il pensare, il discernere e lo scegliere: in
altre parole occorre fare posto alla politica. Che –
nell’epoca della comunicazione, della globalizzazione e
del relativismo – non è più la semplice contrapposizione
ideologica tra destra e sinistra, ma la capacità di
scegliere tra opzioni diverse quella che sa portare
maggiore beneficio alla comunità, nell’interesse di
molti e non di pochi.
Giusto due giorni fa, a Torino, Walter Veltroni ha avuto
modo di dichiarare che “La politica non è un’avventura
personale, ma un meraviglioso viaggio collettivo”. Ecco:
è così che intendo anche io questo servizio. Non sono
qui ad occupare un posto ma sono a disposizione di
quanti vogliono salpare per un nuovo viaggio, da fare
insieme, al ritorno dal qual poter portare alla nostra
città tesori nuovi: innovazione, servizi, benessere,
lavoro. Per fare questo viaggio serve uno sguardo oltre
la città, non solo verso il territorio circostante, ma
allargato all’Europa.
In questa settimana si è ricordato il 40° anniversario
della morte di don Lorenzo Milani che, proprio una
settimana prima di morire, scriveva nella Lettera a un
professoressa: “Il mio problema è anche il tuo. Uscirne
da soli è egoismo. Uscirne insieme è la politica”.
Questo sia lo stile e l’impegno con il quale ciascuno si
appresta a vivere – nel rispetto dei ruoli che gli
elettori ci hanno affidato – il mandato per i prossimi 5
anni. Lo dico soprattutto a numerosi giovani presenti in
questo Consiglio e che ci ascoltano nella sala o via
radio: gli occhi di moti saranno sopra di noi e lo
saranno soprattutto su chi è più giovane, perché le
attese di cambiamento si concentrano proprio in chi ha
ancora molto futuro davanti. Non cadiamo nell’errore di
diventare vecchi anzi tempo, con stili e pratiche non
nostre! Non perdiamo l’occasione di saper innovare.
In questi giorni in molti hanno scritto sui mezzi di
informazione per analizzare e commentare i risultati
elettorali e le attese per il futuro. Fra questi mi ha
colpito un augurio rivolto al Sindaco e ai 20
Consiglieri comunali: quello di sapersi appassionare nel
servizio alla città.
Lo accolgo volentieri e lo faccio mio ricordando a me e
a voi tutti le parole di una altro grande uomo
appassionato delle persone, della comunità e del loro
futuro, Primo Mazzolari: “Il domani, che è già in
marcia, sarà quale lo vogliamo fin da questo momento,
perché il nostro impegno verso il domani incomincia
oggi”.
Grazie.
Eugenio Comincini
29 giugno 2007,
INAUGURAZIONE CONSIGLIO COMUNALE
|