Non conosco il sig. Sigismondi, altrimenti gli avrei
risposto personalmente. A pensarci bene peró, gli
argomenti che solleva nel suo scritto intitolato “Alla
fine è successo…” sono probabilmente condivisi da altri
sostenitori della sua parte politica, pertanto le
considerazioni che esporró brevemente qui potrebbero
essere destinate anche ad altri.
Mi qualifico, con tutto il rispetto ma anche con estremo
orgoglio, come un esponente di quella ‘sinistra
cernuschese’ alla quale il sig. Sigismondi non sembra
guardare con particolare benevolenza e comincio con
l’affermare che non c’è stata nessuna volontà di
“nascondere la faccia dietro a quella sorridente di un
ragazzo dell'oratorio”. La composizione della coalizione
che ha sostenuto la candidatura a sindaco di Eugenio
Comincini è stata resa nota con grande anticipo sulla
scadenza elettorale -segno tangibile di un percorso
comune non improvvisato attorno ad un grumo di interessi
locali- e tutte le forze che ne fanno parte hanno
partecipato con le proprie risorse e con pari dignità
alla messa a punto del programma di governo, in un
continuo e proficuo rapporto con la società cernuschese
in tutti i suoi aspetti. Sull’assenza di significato di
una bandiera verde che ha rappresentato lo spirito
unitario con il quale la coalizione si è mossa ed
attorno al quale si sono raccolte le speranze di
cambiamento in questa città, rimando il mio
interlocutore ai tanti che quella bandiera sventolavano
lunedì pomeriggio o l’hanno esposta dal balcone di casa
nelle settimane precedenti.
La sinistra cernuschese non “è andata avanti a frignare
per dei mesi contro i politici della Cdl rei di aver
posto l'accento sulla forte componente radicale presente
nella coalizione di Comincini”, ma tutti ci siamo
battuti contro una propaganda elettorale mirata a
deflettere l’attenzione dei cittadini dal confronto sui
temi concretamente locali ad una marmellata di questioni
generali (DICO, tasse, droghe, zingari) poste sulla base
di slogan privi di fondamento. 8493 elettori, che il
sig. Sigismondi si è preso la briga di definire
“increduli cernuschesi abbindolati”, se ne sono resi
conto.
Sorvolo sul contenuto poco lusinghiero dell’espressione
“baciare i piedi al prete”, per constatare come ripetute
ostentazioni di fede cattolica, tanto tardive quanto
chiassose, non siano mancate nell’ultimo periodo della
vita amministrativa cittadina; tutte hanno avuto precise
connotazioni che ne fanno individuare il mittente senza
eccessivo sforzo investigativo. Aggiungo che non mi
sorprende la nostalgia per don Camillo da parte di chi
ha apprezzato la campagna elettorale che una parte ha
improntato ai livelli della popolare saga di Guareschi.
Concludo condividendo in pieno il messaggio in chiusura:
sono queste le lezioni dalle quali si impara sul serio.
Si impara a dimostrare finalmente con gli atti la
validità di ció in cui s’è sempre creduto e si impara ad
esercitare una seria e responsabile funzione di
controllo democratico sull’operato degli amministratori
eletti. Questo è l’augurio che sommessamente rivolgo
tanto a me stesso che al sig. Sigismondi, nell’ambito
dei rispettivi ruoli che il risultato elettorale ci ha
assegnato.
Ermes Severgnini
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