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Chi ama la propria città vota 

 

Anche se accade di non sentirsi pienamente rappresentati dalle forze politiche in campo, di non essere entusiasti dei candidati in lizza, una scelta è doverosa. Il voto è un diritto ma anche un dovere, così come è compito di ogni elettore concorrere a determinare le scelte per il futuro della comunità in cui si vive, sia essa locale, regionale o nazionale. Disertare le urne significa è un po' come abdicare al ruolo di cittadino.

La tornata che attende circa 12 milioni di italiani ripropone la più complessa que­stione della partecipazione socio-politica. Qualche riflessione è doverosa.

Se al primo punto poniamo il convincimento che tutti i cittadini debbano sentirsi coinvolti nel momento elettorale, occorre subito far seguire una considerazione sul tipo di elezione alle porte: si tratta infatti di un voto locale, che non va confuso con una scelta tra Prodi e Berlusconi, tra Unione o Casa delle libertà. È un vezzo che coltivano molti leader politici nostrani: usare elezioni comunali per una resa dei conti "romana". In questo modo si sviliscono le prime, disorientando gli elettori. A fine maggio non si decreta la fine di un governo o la rivincita di que­sto sulle forze di opposizione; al centro della campagna elettorale non ci possono essere l'Afghanistan o i rapporti con la Russia, la lotta all'inflazione, le liberalizzazioni, gli investimenti per la ricerca o la spesa sanitaria nazionale. In cabina si sceglie il consigliere comunale e il sindaco della città in cui si risiede in base a programmi che dovrebbero essere centrati sui trasporti pubblici comunali, i servizi sociali, la costruzione di una mensa scola­stica o la definizione di un piano commerciale, il via libera a una zona residenziale oppure industriale piuttosto che a una nuova area verde. Ogni livello di governo ha precise competenze dalle quali dipende una parte della qualità della vita delle per­sone.

Per una buona amministrazione servono però persone preparate, coerenti, che abbiano «mani inno­centi», «non sporcate da corruzione e tangenti», e «cuore puro» (come ha recentemente indicato papa Benedetto), che agiscano in politica non per perseguire interessi propri o di un clan, ma il bene comune - storicamente possibile - per gli abitanti della città chiamata ad eleggere i propri rappresentanti.

Per i cattolici, poi, il voto richiama almeno altri due temi. Anzitutto l'espressione di una preferenza elettorale non esaurisce il compito del cittadino credente di prendere parte alla edificazione della polis a partire dai luoghi primari della convivenza civile: la famiglia, il lavoro, la scuola, il sindacato, la cultura, il tempo libero attendono testimonianze credibili e competenti, La partecipazione democra­tica non può limitarsi a una "ics" sulla scheda.

Ma se ai laici spetta di "abitare" e di "animare" la città, alla comunità cristiana nel suo complesso toccherà invece un’ esigente dimensione formativa affinché il Vangelo continui a illuminare le donne e gli uomini del nostro tempo e ad essere lievito e sale nel mondo moderno. Un compito certo arduo ma irrinunciabile, che oggi appare ancor più urgente.

 


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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