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Intervista a don Ettore Colombo

Il fatto di conoscere da alcuni anni la realtà cittadina e l’aver vissuto i primi mesi di Comunità pastorale rappresentano un dato positivo? E’ sicuramente un dato positivo la mia presenza a Cernusco dal febbraio 2004, quando sono stato nominato parroco della parrocchia Madonna del Divin Pianto e, in seguito, la partecipazione alla Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret” in qualità di vicario parrocchiale delle tre parrocchie della città. Ciò mi ha permesso di conoscere in modo meno superficiale la realtà cittadina, anche se rimane sostanzialmente complessa, come è naturale nelle relazioni umane.
In particolare, anche se sbilanciato maggiormente sulla parrocchia Madonna del Divin Pianto, per il fatto di abitare in quella parte del territorio locale e di seguire la vita di quella comunità, posso dire di aver accostato anche la vita delle altre comunità ecclesiali, soprattutto in questi ultimi mesi da quando è stata costituita la Comunità pastorale.
Quando c’è un avvicendamento negli ambienti parrocchiali si avverte, quasi sempre, qualche segno di cambiamento.

 

Ha già in mente qualche nuova iniziativa comune? La necessità di cambiamento è fisiologica per ogni realtà umana e comprende, quindi, gli stessi ambienti religiosi e parrocchiali, anche quando non vi è cambiamento di parroco. Se tutto dovesse sempre andare come è stato impostato una volta, non ci sarebbe nessuna crescita. Ciascuno di noi, come persona, è in continuo cambiamento e guai se ciò non avvenisse. Ovviamente, il cambiamento non è sinonimo di azzeramento di quanto fatto prima, ma, piuttosto, di valorizzazione del cammino percorso e di accrescimento. Alcune iniziative comuni sono già sorte col nascere della Comunità pastorale: si è lavorato insieme con il Direttivo e con i Consigli pastorali delle tre parrocchie, predisponendo le linee essenziali del progetto pastorale comune.
In questa direzione occorrerà muoversi, anche se mi risulta difficile dire altre novità. Quando il Card. Martini nominava un nuovo parroco in una comunità, raccomandava sempre di lasciar passare almeno un anno e mezzo prima di operare dei cambiamenti, per avere la possibilità di mettersi in relazione con la realtà in cui si era inseriti. Se ciò vale per una singola parrocchia, ancora di più per una Comunità pastorale di tre parrocchie inserite in una cittadina di 30.000 abitanti. Se c’è una iniziativa comune che mi ispira, invece, è la possibilità di ritrovarci come Direttivo pastorale (in particolare i membri nominati dal Vescovo) non solo per organizzare e programmare le iniziative, ma anche per il gusto di stare insieme e di comunicare nella fede.

 

Nel Direttivo della Comunità pastorale saranno affidati ruoli specifici di responsabilità anche a qualche laico? Come dicevo, la novità più evidente è proprio quella della costituzione e dell’esistenza di un Direttivo pastorale, nominato dal Vescovo, al quale abbiamo voluto aggregare alcuni laici (quattro per parrocchia) scelti dai Consigli pastorali parrocchiali.
Quando nel settembre 2007 è stata costituita la Comunità pastorale, si è voluto fare una solenne celebrazione di ingresso del Direttivo in ciascuna delle tre parrocchie, proprio per dare il senso di questa novità, e i fedeli lo hanno compreso. Il Direttivo pastorale mostra come a condurre l’intera Comunità non sia solo un parroco – prevosto o meno che sia – ma un insieme di persone – laici, religiosi e presbiteri – capaci di pensare, lavorare e decidere in sintonia, sotto la guida di un responsabile. In molti interventi il Card. Tettamanzi ha insistito sulla triade comunione-collaborazione-corresponsabilità e ha chiesto di rivalutare il sacerdozio comune dei fedeli. E’ abbastanza naturale che, col progredire della Comunità, alcuni ruoli specifici di responsabilità andranno affidati anche a loro. Per fare degli esempi, in Diocesi si parla da tempo della figura di un Economo delle Comunità pastorali oppure di quella dei Direttori di Oratorio, che non devono essere necessariamente preti.



Nell’ambito del progetto della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”, quali sono le priorità che verranno affrontate? Il progetto pastorale della Comunità è stato redatto dopo un lungo lavoro di riflessione e di confronto, coinvolgendo i membri dei Consigli pastorali parrocchiali, ed è stato presentato proprio sul primo numero di Voce Amica di quest’anno (gennaio 2008) distribuito in tutte le famiglie di Cernusco sul Naviglio, come iniziale presentazione della Comunità pastorale. Perché non rimanga un semplice documento, è necessario che venga costantemente ripreso nelle diverse attività che già si svolgono nelle parrocchie e, ancora di più, richiede l’intervento e la collaborazione di numerosi fedeli che si mettano a disposizione della Comunità pastorale, vivendo in prima persona la loro fede, così da far crescere e maturare la vita cristiana nella propria parrocchia. La prima priorità, infatti, è quella di non ridurre il cristianesimo a delle cose da fare, ma lasciarlo essere quello che è: una esperienza da vivere nel quotidiano e nella propria vocazione.



Pensa di incontrare, con calma nei prossimi mesi, i vari collaboratori per avere una visione diretta e per conoscere ed approfondire eventuali problemi? L’incontro con i diversi e molteplici collaboratori che animano la realtà delle nostre parrocchie è certamente necessario. Nei prossimi mesi – che non saranno certo vuoti, solo pensando alla benedizione natalizia alle famiglie – cercherò di dare tempo per incontrare tutti, con calma, per ascoltare e rendermi conto in modo più preciso dell’esistente. Nel frattempo, come ho già ricordato a tutti durante le celebrazioni delle SS. Messe, appena saputa la mia nomina a nuovo responsabile della Comunità pastorale e parroco delle tre parrocchie, tutto procede nella più ordinaria normalità.

 

A novembre entrerà in vigore il nuovo Lezionario Ambrosiano. Questo fatto offre la possibilità di intervenire in campo liturgico anche con qualche novità nelle celebrazioni delle Messe? Il nuovo lezionario ambrosiano che tra un mese, con l’inizio dell’Avvento, entrerà in vigore nella diocesi di Milano, è una opportunità per rivisitare il senso della liturgia e il significato dell’azione liturgica nella vita della Chiesa. Per questo motivo, nel mese di settembre, abbiamo organizzato cinque incontri di introduzione a questa novità e mi compiaccio per l’attenzione che hanno suscitato. Alcune novità per la celebrazione è prevista nel rito stesso per quanto riguarda le Messe cosiddette “prefestive” del sabato sera, che assumeranno il carattere più adatto di “vigilia” della domenica, ingresso nel giorno del Signore risorto. Più rilevante ancora, mi sembra la possibilità data a tutti i fedeli di un ascolto più abbondante della parola di Dio e la necessità di rivalutare tutte le occasioni che aiutino a valorizzare la centralità della Parola per la vita di un cristiano (quali, ad esempio, i Gruppi di ascolto, la preparazione delle letture domenicali, la Scuola della Parola, la costituzione di un gruppo stabile di lettori e animatori della liturgia…).
 


Il problema educativo è all’attenzione della cronaca nazionale. Come si potrebbe rafforzare la proposta degli oratori cittadini? I recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto anche la comunità di Cernusco con l’uccisione di un giovane di origini africane, mostrano come l’emergenza educativa sia uno dei problemi più rilevanti da tenere in considerazione. In questo campo, la tradizione degli Oratori che caratterizza la nostra diocesi e, in particolare, la nostra città è da sostenere e rafforzare con tutte le forze, da parte dell’intera comunità parrocchiale, delle famiglie, ma anche delle istituzioni, ciascuna nel proprio campo. L’Oratorio spende molte energie nell’offrire una proposta educativa integrale, che coinvolga tutta la persona, a partire dalla bellezza e dalla novità della fede. Perché ci sia una reale attenzione educativa è necessario che non solo il sacerdote o gli animatori dell’Oratorio, ma ogni singola persona si senta coinvolta in questa azione e accetti di parteciparvi, interrogandosi su quei valori di fondo che guidano la propria esistenza e condividendoli con gli altri. Un giovane deve poter essere educato a come organizzare il proprio tempo e spendere la propria vita: non vale la logica che l’importante è “non fare del male a nessuno”; occorre, invece, entrare nella dimensione di poter “fare del bene a qualcuno”. Solo così si diventa anche costruttori della società in cui si è inseriti. Ma per operare il bene è necessario che il mondo adulto abbia dei valori e sappia distinguere, ad esempio, tra ciò che è essenziale, come la vita di ogni persona umana, e ciò che è secondario e finalizzato a questo, come, ad esempio, il cibo o il vestito. L’ambiente dell’Oratorio, con la sua caratteristica di essere accogliente nei riguardi di tutti i ragazzi e i giovani e di offrire loro la possibilità di incontro con la parola nuova del Vangelo, è adatto a questo tipo di educazione e per questo motivo va sostenuto da tutti.

 

E cosa si aspetta dai giovani? Dai giovani mi aspetto che vivano da giovani, con quell’entusiasmo e quella voglia di riuscita che sono caratteristici di questa età – da non protrarre inutilmente oltre la maturità – portando però nel cuore il desiderio di diventare adulti. Dai giovani, in generale, mi aspetto che avvertano di essere amati e accolti dalla comunità cristiana adulta e, a loro volta, accolgano le diverse proposte di formazione e di carità offerte dall’Oratorio e dalla Chiesa locale, così come dalle diverse associazioni, dai gruppi e dai movimenti, ecclesiali e non, che si adoperano per il bene comune.



Nella collaborazione con le molteplici associazioni presenti sul territorio e che operano nel campo caritativo ci saranno delle priorità di intervento? Fortunatamente la città di Cernusco è ricchissima di associazioni e di realtà che si occupano dei bisogni presenti sul territorio. Ciò che risulta indispensabile, davanti a tanta ricchezza, sono la conoscenza e il rispetto reciproco, oltre alla capacità di una sempre maggior coordinazione di tutto quanto esiste. In questa linea va l’intervento e la proposta della Caritas cittadina, che non vuole essere semplicemente un gruppo operativo accanto agli altri, ma una specie di coscienza e di stimolo per quanti, a diverso titolo, operano nel campo della carità, sapendo individuare le nuove povertà e i reali bisogni della gente e diversificando gli interventi a vasto raggio, su ogni campo di azione. Purtroppo non è sempre facile la collaborazione e non è detto che differenti realtà che si occupano delle medesime questioni siano capaci di interagire. Su tutto questo occorrerà lavorare molto, con pazienza e tenacia, contando sull’apporto e la comprensione di tutti.
 


Una risorsa della nostra comunità sono gli anziani: come potrebbero essere maggiormente coinvolti e responsabilizzati?
  Gli anziani sono una vera e propria risorsa in una comunità per la loro memoria storica e per il loro vissuto. Sono una fonte di sapienza concreta, soprattutto quando sanno interagire con i molteplici cambiamenti che la vita continuamente impone, facendo buon uso della tradizione. Non solo un giovane, ma anche un anziano deve chiedersi come possa rendersi utile agli altri, prima ancora di domandarsi quali attenzioni deve ricevere dagli altri. Nell’ottica cristiana, poi, se è vero che il mondo prosegue per la preghiera dei piccoli e degli ultimi, la presenza di numerosi anziani che quotidianamente innalzano a Dio le loro preghiere per tutta la comunità e offrono, in semplicità, la loro testimonianza di vita è sicuramente una ricchezza e una garanzia per la riuscita dell’azione evangelizzatrice. Visitando anziani e ammalati nelle loro case, anche solo per portare una parola di conforto e il dono della Comunione Eucaristica, ho trovato testimonianze di fede molto profonde e sono stato arricchito molto di più di quanto abbia saputo dare.

 

A cura della Redazione di Voce Amica
Ottobre 2008

 

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