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HOME > Comunità Pastorale > Omelia del Direttore della Comunità Pastorale don Caldera

 

La Chiesa sei tu. Chi può darti di più?


 

Per un giorno importante, un messaggio facile da ricordare, che è stato al centro dell’omelia delle tre Messe solenni, di domenica 9 settembre 2007, per l’ingresso come parroco nelle tre  parrocchie cittadine
e per la presentazione del Direttivo della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret” 

 

Prendo a prestito uno slogan della pubblicità per tentare di dare a questa giornata così importante un messaggio che possa essere ricordato. Oggi, nel contesto sociale in cui noi viviamo, la fede si gioca sull’appartenenza alla Chiesa, sull’essere Chiesa, sul sentirsi Chiesa, cioè comunità, sul far parte della famiglia dei figli di Dio. Non si tratta di essere persone per bene, né di credere in Dio (perché questo anche i diavoli lo fanno), ma di essere la Chiesa di Cristo.

 

La Chiesa sei tu con Cristo

“La Chiesa sei tu” non può assolutamente essere un invito a pensare che noi siamo il centro di tutto, la cosa più importante. Noi siamo Chiesa perché Cristo ci convoca, ci raduna attorno alla mensa della sua Parola e alla mensa del suo Corpo.

E’ la presenza del Signore Gesù a far sì che la sua comunità non si possa limitare a essere un gruppo di amiconi o di appassionati di bocce o di altro. Certo non possiamo accontentarci di definire Gesù un grande uomo della storia: no, Gesù è il figlio di Dio che sulla croce dà la vita dimostrando il suo amore per tutti gli uomini e il Padre lo risuscita.

In un contesto culturale come il nostro dove per essere politicamente corretti sembra che tutto venga ridotto a marmellata senza differenze, noi ci teniamo a dire che la Pasqua di Cristo è un’esclusiva del cristianesimo ed è ciò che lo differenzia da qualunque altra religione e lo rende unico.

Questa centralità di Gesù ci permette anche di non confondere la nostra fede con un moralismo più o meno impegnativo e con un malinteso ed eccessivo senso del dovere.

Lasciamoci chiamare per nome da Gesù che ci vuole pietre vive di quell’edificio che è la Chiesa.

Tu da solo non farai nulla; tu nelle mani di Gesù puoi diventare molto importante.

 

La Chiesa sei tu con gli altri

Spesso ci capita di pensare che possiamo stare da soli nel vivere la nostra fede, che non c’è bisogno di trovarsi con gli altri, che da soli si va più velocemente.

Gesù ha scelto un gruppo, una comunità, gli apostoli; il Papa e i vescovi sono i loro successori. Mi sembra importante esprimere la grande stima che nutro per Benedetto XVVI, un uomo dalla fede straordinaria che continuamente richiama l’uomo contemporaneo all’uso della razionalità (paradossalmente quello che manca di più nella nostra cultura); e mi sembra importante manifestare il mio apprezzamento per il nostro cardinale Dionigi Tettamanzi: se siamo qui a cominciare l’avventura della Comunità pastorale è anche per il suo coraggio nel rendere strutturali alcune intuizioni già del cardinal Martini.

“Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?” Così chiede la prima lettura. Oggi noi possiamo rispondere che dopo un discernimento, che a questa comunità è costato molta fatica, sono maturati i tempi perché potesse essere portata a compimento l’idea della Comunità pastorale, senza rinnegare nulla di quanto ha operato chi ci ha preceduto nei decenni scorsi, anzi riconoscendo il grandissimo lavoro fatto, che ha portato Cernusco a essere una realtà stimata in tutta la Diocesi di Milano e vedendo nelle esperienze precedenti non un fallimento, ma tentativi che hanno utilmente aperto la strada a quanto noi da oggi viviamo.

Preghiamo ancora con le parole del salmo responsoriale: “Sia su di noi la bontà del nostro Dio: rafforza per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rafforza.”

Tutti ci siamo seduti come il costruttore di torre o il re di cui parla il vangelo di oggi, chiedendoci: “Ho i mezzi per portare a compimento quest’opera? Ho gli uomini sufficienti per affrontare questa esperienza?”

Per quel che mi riguarda so di poter contare sulla vicinanza, sul consiglio e sull’amicizia del vicario episcopale della nostra zona pastorale, monsignor Carlo Faccendini, che ringrazio di cuore anche per la sua presenza incoraggiante tra noi oggi; so di poter contare sulla corresponsabilità dei preti concelebranti, del Direttivo della Comunità pastorale, sui consigli pastorali parrocchiali e su tutti voi: questa realtà starà in piedi solo se tutti voi la sosterrete, convivendo con le difficoltà, approfittando delle opportunità, dando il vostro contributo per migliorarla.

Mi permetto di ricordare un invito del nostro arcivescovo, scritto nell’itinerario pastorale “Mi sarete testimoni”: “Ama la parrocchia altrui come la tua!”. Di mio (ma quando ho detto questo davanti all’arcivescovo ho visto che l’ha apprezzato molto) aggiungo che i laici devono credere nei laici, perché se è vero che noi preti facciamo fatica a lasciarvi spazi, è ancor più vero che voi fate fatica a stimarvi a vicenda e a fidarvi tra voi.

Anche qui, allora, preghiamo con il salmo132: “Ecco realtà più di ogni altra gioiosa e bella è l’essere tutti insieme come fratelli…”.

 

La Chiesa sei tu per gli altri

Se guardassimo di più fuori delle nostre comunità, vivremmo meglio anche al nostro interno.

Va ricordato che la salvezza portata da Gesù non è per alcuni, ma è per tutti, assolutamente per tutti.

Come una famiglia non può trasformare il proprio amore in egoismo di gruppo, così la comunità cristiana non può accontentarsi di stare bene al suo interno, allontanando o evitando magari chi crea problemi. Per natura sua il cristiano è per gli altri: la vita fraterna, l’annuncio del vangelo di Gesù e la carità nelle sue molteplici forme sono la presentazione della comunità cristiana.

Il biglietto da visita che San Paolo manda a Filemone (era la seconda lettura) è l’esaltazione dei sentimenti più alti e più belli: amicizia, affetto, interessamento, condivisione, correzione fraterna, richiesta di aiuto. Ci conceda il Signore di poter parlare di ogni persona dicendo “lui, il mio cuore” e che ciascuno ci sia “carissimo, sia come uomo, sia come fratello nel Signore”.

La Chiesa sei tu. Chi può darti di più?

 

                                               don luigi

 

 

 

 

 

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