31 dicembre 2006

 

“La fine dell’anno ci riconduce alla verità delle cose”

 

La Chiesa universale

“L'anno che volge al termine - ha detto, lo scorso 22 dicembre, Papa Benedetto XVI -  rimane nella nostra memoria con la profonda impronta degli orrori della guerra svoltasi nei pressi della Terra Santa come anche in generale del pericolo di uno scontro tra culture e religioni, un pericolo che incombe tuttora minaccioso su questo nostro momento storico.

Il problema delle vie verso la pace è così diventato una sfida di primaria importanza per tutti coloro che si preoccupano dell'uomo. Ciò vale in modo particolare per la Chiesa, per la quale la promessa che ne ha accompagnato gli inizi significa insieme una responsabilità e un compito: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra per gli uomini che egli ama (Luca 2,14).

Questo saluto dell'angelo ai pastori nella notte della nascita di Gesù a Betlemme rivela una connessione inscindibile tra il rapporto degli uomini con Dio e il loro rapporto vicendevole.

La pace sulla terra non può trovarsi senza la riconciliazione con Dio, senza l'armonia tra cielo e terra. Questa correlazione del tema Dio col tema pace è stato l'aspetto determinante dei quattro viaggi apostolici di quest'anno” del Santo Padre.

Dalla Visita Pastorale in Polonia, al viaggio in Spagna; dal ritorno nella sua Baviera, al viaggio in Turchia.  

Con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I “abbiamo sperimentato - ha detto il Papa - di essere fratelli non soltanto sulla base di parole e di eventi storici, ma dal profondo dell'animo; di essere uniti dalla fede comune degli Apostoli fin dentro il nostro pensiero e sentimento personale. Abbiamo fatto l'esperienza di un'unità profonda nella fede e pregheremo il Signore ancora più insistentemente affinché ci doni presto anche la piena unità nella comune frazione del Pane.”

 

Al Santo Padre siamo grati soprattutto per il dono che ci ha fatto della sua prima enciclica, Deus caritas est, che ha per tema l’amore cristiano. Benedetto XVI ha scritto questa enciclica “per tornare ai fondamentali del cristianesimo, per rilanciare l’idea che il Dio cristiano è un Dio di carità. E lo dice subito all’inizio dell’enciclica, quando fa riferimento a un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza”.

 

La Chiesa italiana

Passando dalla Chiesa universale a quella italiana, ricordiamo che al centro dell’impegno della Chiesa italiana è stato quest’anno il Convegno ecclesiale nazionale, svoltosi a Verona dal 16 al 20 ottobre. Il tema dell’incontro - “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo” - è stato poi oggetto, in dicembre, di un approfondimento nella nostra Zona Pastorale, che abbiamo ospitato nella nostra parrocchia.

Dal convegno è emersa l’immagine di una Chiesa che non si accontenta di attendere le persone, ma va a raggiungerle dove abitano e lavorano, usando i loro linguaggi.

Una Chiesa impegnata nella formazione delle coscienze in una stagione non facile, che spesso ritiene la verità del cristianesimo una minaccia alla libertà.

Forti di questa formazione, l’impegno dei cattolici italiani deve essere rivolto a mantenere viva e possibilmente a potenziare quella riserva di energie morali di cui l’Italia ha bisogno se vuole crescere socialmente, culturalmente e anche economicamente. 

Un impegno di cui ha tanto bisogno anche la nostra città.

  

In diocesi

Anche quest’anno abbiamo avuto la gioia di accogliere, domenica 9 aprile, il nostro Arcivescovo, che al Parco del Naviglio ha incontrato circa tremila adolescenti della diocesi. A loro ha rivolto l’invito a “rendere nuovamente presente Dio nella nostra società” attraverso la loro storia e le loro opere. “Portate con gioia il nome di Gesù e agite come lui, donando sempre e a tutti la sua pace! E il nostro mondo grazie a ciascuno di voi, si accorgerà che Dio c’è, ed è la fonte dell’amore e della felicità”. 

In settembre, all’apertura del nuovo anno pastorale, il cardinale Tettamanzi ci ha poi invitato a mettere al centro di questo e dei prossimi due anni il tema della famiglia.

“Ringraziamo il nostro Arcivescovo per il coraggio dimostrato, proprio quando tutti danno addosso alla famiglia, mettendola al centro dell’attenzione. La profezia non è fare i fuochi artificiali, ma dire la parola di Dio sulla realtà che si vive e aprirsi al dialogo.”

La nostra parrocchia ha raccolto l’invito dell’Arcivescovo e attorno alla famiglia sta costruendo, con diverse iniziative, il cammino di questo triennio. 

 

In Parrocchia

Nel corso del 2006 siamo stati “partecipi di qualcosa di veramente grande”. La beatificazione di monsignor Luigi Biraghi, fondatore delle Suore Marcelline - avvenuta a Milano il 30 aprile scorso - ha segnato per la nostra “Chiesa di Cernusco un momento storico nella sua lunga esperienza: abbiamo sentito particolarmente vicini tutti coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede e che ce l’hanno trasmessa.”

Adesso dire che “la santità cammina per le nostre strade, non è una cosa lontana da noi.”

 

Per la nostra Chiesa di Cernusco, questo anno che stiamo per chiudere è stato caratterizzato da una nuova sfida che il nostro Arcivescovo ci ha lanciato: costituire tra le tre parrocchie cittadine un’unica comunità pastorale.  

Il progetto prende le mosse dalla volontà del cardinale Tettamanzi, manifestata nell’omelia della Messa Crismale dello scorso Giovedì Santo, di avviare, nell’ambito di una rinnovata pastorale d’insieme, la costituzione delle comunità pastorali.

“La comunità pastorale è sicuramente una bella scommessa, da vivere come un’esperienza positiva per un progetto pastorale unico per la città. Non è dettata solo da una carenza di preti, tant’è che da noi il loro numero non dovrebbe variare di molto, ma esprime l’intenzione di accogliere e condividere la proposta che ci ha fatto il nostro Arcivescovo.”

Un ulteriore segno tangibile di questa cammino unitario che si è iniziato a percorrere è stato la benedizione natalizie alle famiglie fatta insieme dalla nostra parrocchia e da quella della Madonna del Divin Pianto.

 

La nostra comunità parrocchiale ha vissuto in questo anno altri significativi momenti:

- la partenza di suor Elsa e di suor Cristina e l’arrivo di padre Gregorio e di una famiglia all’Oasi di preghiera di Santa Maria;

- l’ordinazione a diacono permanente di Dario Gellera e a diacono, il cammino verso l’ordinazione presbiterale di Franco Rogato;

- l’ingresso nel probandato delle suore Marcelline di Daniela Musiari.

- l’elezione dell’undicesimo Consiglio pastorale parrocchiale.

 

Nel corso dell’anno abbiamo ricordato e festeggiato tanti anniversari di ordinazione sacerdotale: il 50° di Messa ed il 30° di parrocchia di don Giuseppe Cazzaniga; il 50° di Messa del cernuschese don Pierino Moioli; il 40° di Messa del cernuschese don Enrico Ghezzi, ora parroco in un quartiere di Roma; il 25° di don Danilo Dorini.  

 

Nel corso del 2006, nella nostra parrocchia, ci sono stati: 

 

- 138 battesimi;

 

- 109 bambini e bambine di quarta elementare hanno ricevuto la Prima Comunione;

 

- 130  ragazzi e ragazze di prima media hanno ricevuto la Cresima ( a cui vanno aggiunti 28 adulti di tutta la Zona Pastorale);

 

- abbiamo celebrato 55 matrimoni e 148. funerali.

 

Con affetto e gratitudine ricordiamo coloro che il Signore ha chiamato a sé da questa vita.

A partire da don Mario Novati e don Giuseppe Sangalli.

In particolare, desidero richiamare la profonda commozione e partecipazione che ha suscitato, nella nostra comunità parrocchiale, la morte del carissimo don Mario. I suoi funerali sono stati un’eloquente testimonianza del profondo affetto che, in poco più di un anno e mezzo, questo umile prete è riuscito a conquistare nel cuore di tutti noi.

Profonda commozione che si è, purtroppo, ripetuta in occasione della morte, in tragiche circostanze, di parecchi cernuschesi, a partire da quella del giovane Carlo Ambrogio Cavenaghi.

La parrocchia, riconoscente per la generosa collaborazione che hanno prestato, intende ricordare anche Alberico Della Torre, Paolo Mandrini e Rosa Pizzi che in questo anno hanno raggiunto la Casa del Padre.

 

In questo nostro sguardo sull’anno che volge al termine non possiamo dimenticare il volontariato.  È da sempre un’espressione significativa dell’impegno dei cernuschesi, che si manifesta nella molteplicità delle associazioni, molte delle quali di ispirazione cristiana, che operano in città.

Quest’anno, in particolare, abbiamo ricordato il 60° di attività del Circolo Acli e della sezione locale del CAI; il 40° della sottosezione dell’Unitalsi; il 25° della Cooperativa Fraternità della cascina Nibai.

Ci piace segnalare anche l’avvio, da parte dei volontari dell’Avis, dell’Aido e della Croce Bianca, del servizio di accoglienza all’ingresso del nostro ospedale. 

 

Abbiamo anche ricordato il significativo traguardo conseguito da due importanti realtà cittadine: il 40° del Centro Sportivo don Carlo Gnocchi ed il 25° del Soggiorno Biraghi.

 

Dobbiamo purtroppo però anche rilevare la cessazione dell’attività della Cooperativa sociale Intermedia, che dava lavoro a persone svantaggiate, e le incomprensioni e le strumentalizzazioni che stanno accompagnando l’avvio della costruzione, alle porte della nostra città, del Villaggio solidale. Che è bene ripetere non sarà un villaggio nomadi, come qualcuno strumentalmente va sostenendo da parecchi mesi.

A questo proposito, riprendo quanto il nostro Arcivescovo ha detto una settimana fa, a Natale, nell’omelia della messa di mezzanotte: “Sentiamo che la casa è dimensione fondamentale per la vita di ogni persona: senza casa non c’è dignità, non c’è sicurezza, non c’è possibilità di relazioni famigliari, non c’è il calore di affetti condivisi, intimi e lieti. (A Natale) non solo Dio, ma tanti altri cercano casa, in un clima di indifferenza e di rifiuto. (Ecco perché a Natale) Dio sarà veramente di casa se rinnoveremo e moltiplicheremo il nostro impegno per i poveri, i profughi, i senza tetto, per chi vive lontano dai familiari o soffre la solitudine tra le pareti di un ospedale o di un ospizio.”

 

Affidiamo al Signore:

- tutti gli abitanti di questa nostra città, insieme alle parrocchie cittadine ed alle pubbliche

  istituzioni;

- tutti coloro che, a diverso titolo, collaborano in Parrocchia;

- tutti i religiosi e le religiose cernuschesi, in Italia ed all’estero;

- tutti coloro che sono impegnati nelle istituzione caritative ed educative della nostra città;

- i Fatebenefratelli e le religiose che collaborano nell’assistenza agli ospiti del loro Istituto;

- le Suore Marcelline, gli ospiti ed il personale del Soggiorno Biraghi;

- i malati e tutti coloro che sono impegnati nella loro assistenza nell’Ospedale Uboldo.

 

In modo speciale, affidiamo al Signore coloro che - per difficoltà economiche, mancanza di un lavoro stabile, sofferenze fisiche, lontananza da casa - fanno fatica a guardare con speranza al nuovo anno.

 

La fine di un anno e l’inizio di uno nuovo ci ricorda che “il tempo dell'uomo non può essere pianificato con artificiali criteri umani. Il calendario è utile per segnare date e scadenze, ma il calendario del 2006 non è servito a selezionare i giorni buoni dai cattivi, il tempo della gioia dal tempo del lutto, i giorni di pace dai giorni di violenza.

Il tempo dell'uomo in realtà è solo racchiuso e misurato da due scadenze: la nascita e la morte. Tra questi due termini si gioca l'eternità, la vera vita dell'uomo! E' importante quindi utilizzare la divisione e le classificazioni del tempo, per ricondurci a quelle due scadenze fondamentali.

Da dove veniamo e dove andiamo? Chi ci ama veramente? Chi ci può aiutare a dominare il tempo?

Aiutaci o Signore a contare i nostri giorni... e verremo a un cuore di sapienza...!

La fine dell'anno ci riconduce alla verità delle cose, delle relazioni con noi stessi, con gli altri, con Dio... fa crollare le impalcature fittizie e fragili della nostra esistenza, e ci costringe a prese di coscienza radicali; ad ancorarci a Colui che dà consistenza al tempo, che tutto sostiene, nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo (Seconda Lettera ai Corinti).

Non possiamo più fingere di barare, ma dobbiamo deciderci nell'interiorità più profonda, in coscienza, per il Signore, per il Bene, per la vocazione e la missione che ci ha affidato!”

(Cardinale Tarcisio Bertone, Genova, 31 dicembre 2003)

 

Raccogliamo questo invito, che ci viene dal ripensare all’anno che sta per terminare, e facciamolo diventare impegno concreto per il 2007.