31 dicembre 2005
GLORIFICHIAMO E LODIAMO DIO
PER I BENEFICI RICEVUTI
di don Luigi Caldera
Abbiamo appena letto nel Vangelo di Luca (2,16-21) che «i pastori se ne tornarono glorifi-cando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro».
Che cosa hanno visto? Con gli occhi del corpo un bambino nella mangiatoia, dunque una realtà povera, umile, debole; ma con gli occhi della fede il Salvatore, la presenza di Dio, il suo amore. Per questo lodano e ringraziano Dio e sono felici, malgrado le apparenze.
Noi stasera siamo qui per ringraziare Dio di questo anno 2005.
Se non vogliamo che il nostro sia un rito ripetitivo e vuoto dobbiamo saper vedere i doni di Dio che abbiamo ricevuto; meglio, dobbiamo saperli riconoscere - significativamente il secondo nome della gratitudine è "riconoscenza".
Riconoscere con gli occhi dell'esperienza e con gli occhi della fede. Riconoscere i doni di Dio piccoli e grandi, ordinari e straordinari. Occorre saper vedere il bene che c'è nelle persone, nelle cose, negli avvenimenti, nelle situazioni; a cominciare dall'aria che respiriamo, dall'acqua che beviamo, dal cibo che mangiamo, dalla capacità di ragionare e di comprendere, dalla capacità di volere e fare il bene, dalla capacità di sorridere e di piangere, di commuoverci e di comunicare con gli altri.
La cultura in cui siamo immersi non favorisce l'atteggiamento di gratitudine, né verso gli altri, né verso Dio. Ci porta infatti a ritenere che tutto sia dovuto e che abbiamo solo diritti da rivendicare e solo proteste e denunce da fare; ci porta a vedere più il male che il bene e più le ingiustizie da condannare che le cose belle di cui rallegrarci; ma in questo modo ci rendiamo amara la vita e soffochiamo in noi la possibilità della gioia.
I pastori di Betlemme ci invitano ad aprire bene gli occhi, a riconoscere i benefici di Dio che abbiamo ricevuto in quest'anno nella nostra vita personale e comunitaria.
(Cardinale ENNIO ANTONELLI, 31 dicembre 2003, Firenze)
Un anno segnato dalla morte di Giovanni Paolo II e dall’elezione di Benedetto XVI
La nostra città ha partecipato intensamente alle sofferenze e all’agonia di Papa Wojtyila. All’annuncio della sua morte è bastato il suono delle campane per riempire questa chiesa per la recita del santo Rosario; stessa partecipazione c’era stata la sera precedente. Poi nuovamente in tanti, sempre qui in prepositurale, per la celebrazione eucaristica di lunedì 4 aprile con tutti i sacerdoti della città e nel giorno dei suoi funerali, per seguirli sullo schermo gigante appositamente allestito. Quella mattina la città si è quasi fermata.
Da Cernusco in tanti sono partiti per Roma con ogni mezzo per dare l’ultimo saluto al Papa polacco. Moltissimi i giovani che hanno subito avvertito la necessità di esprimere affetto e gratitudine per un Pontefice che li ha particolarmente amati e si è prodigato, sino all’ultimo, per loro.
Giovanni Paolo II ha rappresentato per tutti un modello di vita eccezionale, al centro della quale c’era Gesù, ha mostrato un affetto tenerissimo verso Maria, ha ritenuto i giovani capaci di santità, ha mostrato a tutti la dignità, il valore e la grandezza del dolore, della malattia e della vecchiaia, ha insegnato ad affrontare con serenità e speranza anche la morte.
Abbiamo poi accolto con gioia l’elezione del Cardinal Joseph Ratzinger a Papa. Subito ci ha ricordato che il Pontefice “non ha un programma di governo, né la volontà di seguire le sue idee o fare la sua volontà, ma mettersi in ascolto con tutta la Chiesa della parola del Signore e lasciarsi guidare da Lui, così che sia Egli stesso a guidare la Chiesa in quest’ora della nostra storia”
Ho incontrato personalmente Benedetto XVI lo scorso 8 giugno, in piazza San Pietro, e alla mia richiesta di una preghiera per tutti voi, il Papa mi ha risposto dicendo “Benedico il suo popolo”. Penso di non essermi mai sentito una sola cosa con voi come in quel momento.
La Chiesa Cattolica, nell’anno che stiamo per chiudere, ha vissuto un altro grande evento: la Giornata Mondiale della Gioventù, a Colonia, in Germania.
L’eredità spirituale di quella Giornata, a cui hanno partecipato in 47, tra adolescenti e giovani della nostra Unità Pastorale Giovanile, si può riassumere nell’invito del Papa, rivolto ai giovani, a celebrare l’Eucaristia con frequenza, anzitutto nella domenica, che per il cristiano non è solo il tempo libero o il tempo del riposo, ma anzitutto lo spazio di tempo da dedicare a Dio. Nell’invito a partecipare alla catechesi, come momento di formazione e di conoscenza dei contenuti della fede e nell’invito a vivere l’appartenenza ad una comunità cristiana per un generoso servizio agli altri.
La Giornata Mondiale della Gioventù è stato certamente il momento più importante vissuto dalla nostra comunità giovanile. Per la quale non deve mai mancare il nostro interessamento e la nostra preghiera, sicuri che l’avvenire della nostra comunità dipenderà proprio dalla nostra capacità di educare alla fede le nuove generazioni.
La nostra comunità ha poi avuto la gioia di accogliere, sabato 19 novembre, il nostro Arcivescovo, in occasione delle celebrazioni per il 30° del Centro di Assistenza alla Famiglia. Il cardinale Dionigi Tettamanzi, nel corso della solenne celebrazione eucaristica che per la prima volta ha presieduto in questa nostra chiesa, ci ha invitato a “scoprire la bellezza dell’ideale evangelico e a realizzarlo anche nelle nostre famiglie”
In gennaio abbiamo accolto don Mario che ha iniziato il suo ministero pastorale in mezzo a noi, come pure abbiamo dato il benvenuto al nuovo Vicario Episcopale della nostra Zona Pastorale, monsignor Carlo Faccendini che ha sostituito monsignor Antonio Barone.
Abbiamo fatto festa in questo anno per tanti anniversari di ordinazione sacerdotale. Per il mio 30°, per il 20° di don Ettore Colombo, per il 10° di don Andrea; ma abbiamo anche ricordato il 65° di don Giuseppe Sangalli, il 50° di don Romeo Recalcati e di don Ernesto Sirtori, il 40° di don Luigi del Torchio e il 30° di don Damiano. Senza dimenticare il 10° di parrocchia di don Claudio
Abbiamo fatto festa ed abbiamo pregato insieme nella consapevolezza che “il dono della fedeltà alla propria chiamata, da parte dei preti, è dono grande che ci dice della fedeltà di Dio. Abbiamo ringraziato il Signore perché ci ha dato in questi anni luce e consolazione.”
Parlando di noi preti, non possiamo tacere che quest’anno è stato purtroppo anche segnato dalla vile e violenta aggressione, nella serata di Pasqua, a don Giuseppe Cazzaniga, parroco di San Giuseppe Lavoratore. Un gesto che ci ha profondamente amareggiati e che ci ha bruscamente richiamato le situazioni di forte disagio sociale presenti anche nella nostra città.
Ma nonostante queste difficoltà, c’è ancora chi è disponibile a continuare il proprio cammino per rispondere pienamente alla chiamata del Signore.
Infatti, Dario Gellera, proseguendo il suo cammino verso il diaconato, sabato 21 maggio, è diventato accolito. La sua vocazione è un bel segno di strade nuove e fertili che la comunità dei figli di Dio ha saputo rivalorizzare e riproporre.
Accolito è diventato anche il 12 novembre Luca Piazzolla, il nostro seminarista che frequenta la 4° teologia.
È diventato, invece, diacono lo scorso 25 settembre, ed il prossimo giugno sarà ordinato prete, don Stefano Guastamacchia, il seminarista che collabora con l’Unità Pastorale Giovanile.
Quest’anno abbiamo anche ripreso, a livello decanale, il pellegrinaggio in Terra Santa, a fine febbraio, con una cinquantina di partecipanti. Al quale ha fatto poi seguito, venerdì 6 maggio, per il secondo anno, il pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio.
Un migliaio di fedeli hanno elevato una grande, solenne e gioiosa preghiera alla Beata Vergine, venerata nel celebre santuario. Il nostro Vicario Episcopale, in quell’occasione, ci ha ricordato che “prega bene chi, come la Madonna, si fida di Dio” e “prega bene chi, come Maria, pregando impara a raccogliere tutte le benedizioni del Signore.”
Nella nostra comunità si è ricostituito un Gruppo missionario.
“Mtendere” è il suo nome e opererà anche nella Parrocchia del Divin Pianto.
Tutti dobbiamo essere consapevoli che “oggi c’è bisogno non solo di una missione tra i poveri che soffrono di fame, ma anche di una missione tra i poveri ricchi, che hanno dimenticato che l’amore di Dio è gratuito e che la salvezza non si compra coi soldi, ma è nella morte e risurrezione di Gesù, ed è solo lì.”
Tra le iniziative che sono proseguite nel 2005 ricordo la Scuola di teologia, giunta al terzo anno e rivolta a tutti coloro che intendono approfondire seriamente il proprio cammino di fede. I temi che si stanno affrontando in questi mesi riguardano la morale.
È pure giunto alla terza edizione il Meeting della cultura. “Liberi e felici” è stato il titolo di quest’anno che ha abbracciato un periodo più lungo, circa un mese, e che ha avuto un sorprendente e riuscitissimo prologo nel Duomo di Milano.
Voce Amica, il nostro mensile parrocchiale che riferisce puntualmente ed ampiamente su tutti questi avvenimenti ed iniziative che vi ho sinora accennato, ha ormai superato l’ottantesimo anno di vita e proprio in questo mese di dicembre si è presentata con una veste grafica tutta nuova, accompagnata dall’introduzione del colore.
Voce Amica, secondo una linea editoriale che si è venuta sviluppando in questi anni, cerca di essere attenta alla vita della gente e alla sua memoria, alla cultura locale, ai rapporti interpersonali, alla specificità territoriale, alle piccole storie della nostra città in cui le persone vogliono continuare a vivere chiamandosi per nome. Senza per questo dimenticare che il suo scopo primario è quello di educare alla fede, di diffondere e far comprendere l’insegnamento della Chiesa, di aiutare a cogliere i segni di speranza presenti anche nelle nostre comunità parrocchiali.
Come ben sappiamo, il volontariato è una ricchezza della nostra città, che suscita sempre ammirazione ma che ha anche bisogno di una forte iniezione di forze giovani per poter continuare a svolgere compiutamente il suo servizio.
In questo anno l’AVIS, un’associazione con oltre 1400 soci, ha festeggiato il suo 50° di attività.
Abbiamo anche ricordato il 40° di attività della Residenza Madonna del Lares di Bolbeno e il 10° anno del Centro di ascolto della Caritas cittadina.
Il Centro di ascolto è uno strumento importante per accompagnare le persone in difficoltà, favorire la diffusione di una cultura della solidarietà, stimolare la società civile, sollecitare la collaborazione dei servizi e delle persone presenti in città.
Dobbiamo essere grati al Signore per aver suscitato nella nostra città delle persone disponibili all’impegno nel volontariato e riconoscenti ai volontari per il loro servizio e per la preziosa testimonianza che offrono ogni giorno.
All’inizio di questo anno tutti i nostri pensieri e le nostre preghiere sono stati innanzitutto rivolte a coloro che sono stati tragicamente colpiti dal maremoto nel sud est asiatico. Abbiamo accolto don Lino - un prete indiano, residente a Bangalore, che già conoscevamo - e a lui abbiamo consegnato 35.000 euro, mentre a padre Wilmal dello Sri Lanka sono stati consegnati 27.000 euro, frutto della sottoscrizione promossa dalle tre parrocchie cittadine e dall’amministrazione comunale
Significativo anche il gesto dei bambini dell’Asilo Sorre che hanno raccolto 1.600 euro per l’acquisto di una barca; analogo acquisto è stato fatto con le offerte raccolte tra gli alunni della Scuola elementare di via Manzoni.
Invito già sin d’ora tutti a prepararsi spiritualmente e a partecipare personalmente alla solenne liturgia per la beatificazione di Monsignor Luigi Biraghi, fondatore delle Suore Marcelline, che avverrà il prossimo 30 aprile nel Duomo di Milano. Un rito che, per la prima volta, sarà presieduto dal nostro Arcivescovo nella chiesa cattedrale della diocesi e non a Roma.
Nel corso dell’anno abbiamo appreso, con gioia, la notizia che un altro illustre figlio di questa nostra Parrocchia si appresta a salire agli onori degli altari.
Infatti, ha compiuto un altro passo in avanti la causa del Servo di Dio padre Carlo Della Torre. Presto potrebbe diventare Venerabile.
Nato nel 1900 è partito nel 1923 per la Tailandia, da cui non ha fatto più ritorno. È morto il 4 aprile 1982.
La nostra gratitudine al Signore è anche:
per i 138 battesimi;
per i 123 ragazzi e ragazze di prima media che hanno ricevuto la Cresima, a cui vanno aggiunti 24 adulti (uno di 77 anni!)
per i 116 bambini e bambine di quarta elementare che hanno ricevuto la Prima Comunione;
per i 43 ragazzi e ragazze di terza media che hanno fatto la loro solenne Professione di fede;
per gli 82 matrimoni;
Affidiamo alla grande ed infinita misericordia del Signore le 158 persone care che hai posto al nostro fianco e che nel corso dell’anno ci hanno lasciato.
Nella casa dell’eterno amore è ritornato, il 16 giugno, don Nando. “Noi crediamo che don Nando stia adesso davanti a colui che è la pienezza, la verità e la gioia della bellezza. Per un animo così sensibile, capace di scovare la bellezza anche nei particolari della vita, pensate che consolazione poter contemplare faccia a faccia colui che è per eccellenza la bellezza.”
Noi continuiamo a pregare “perché don Nando possa godere per sempre della gioia della contemplazione eterna della bellezza, dell’amore, della misericordia di Dio.”
Abbiamo pregato anche per don Silvio Oliva, morto il 21 maggio, assistente dell’Oratorio dal 1946 al 1953. Prete moderno, dinamico e dal forte carisma.
Vogliamo anche ricordare:
- Angela Zucchetti, della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, dopo un cammino di servizio e di preghiera
- Odoardo Zenesini fondatore degli alcolisti anonimi che ha speso tutta la sua vita a fianco di chi era in situazione di disagio e di sofferenza.
- Cesare Colombo, per lunghissimi anni collaboratore e amministratore di Voce Amica, promotore di tante altre iniziative parrocchiali, ma soprattutto studioso apprezzato di Terra Santa, tanto da assurgere a fama nazionale ed internazionale.
Affidiamo al Signore:
- tutti gli abitanti di questa nostra città, insieme alle parrocchie cittadine ed alle pubbliche
istituzioni;
- tutti coloro che, a diverso titolo, collaborano in Parrocchia;
- tutti i religiosi e le religiose cernuschesi in Italia ed all’estero;
- tutti coloro che sono impegnati nelle istituzione caritative ed educative della nostra città;
- i Fatebenefratelli e le religiose che collaborano nell’assistenza agli ospiti del loro Istituto;
- le Suore Marcelline, gli ospiti ed il personale del Soggiorno Biraghi;
- i malati e tutti coloro che sono impegnati nella loro assistenza nell’Ospedale Uboldo; in
particolare voglio ricordare Suor Clemens, religiosa della Congregazione delle Suore di
Maria Bambina, che dopo sei anni di generoso ed appassionato servizio pastorale nel nostro
Ospedale ha lasciato la città.
Affidiamo, infine, al Signore in modo speciale coloro che, colpiti da difficoltà economiche e sofferenze fisiche fanno fatica a guardare con speranza al nuovo anno.
Per tutti diciamo: “Padre nostro che sei nei cieli, accettaci in questo ultimo giorno dell’anno nel Cristo Gesù, tuo eterno figlio, e in lui guidaci avanti nel futuro.
Nel futuro che tu stesso desideri: Dio dell’amore, della verità e della vita.”