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HOME > Papa Francesco > 22 Dicembre 2014

FRANCESCO: «FACCIAMO POSTO A GESÙ CHE VIENE»

“Facciamo spazio nel nostro cuore e nelle nostre giornate al Signore”, l’invito del Papa. “Così fecero anche Maria e Giuseppe, e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare!”.

 

“Gesù nacque in una famiglia”. Dio “ha scelto di nascere in una famiglia umana”, “in uno sperduto villaggio della periferia dell’impero romano”: “Non a Roma, non in una grande città, ma in una periferia quasi invisibile, anzi, piuttosto malfamata”. A ricordarlo è stato il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza generale dello scorso 17 dicembre alla “normalità” della vita quotidiana di Nazaret, dove “non si parla di miracoli o guarigioni”. Il Figlio di Dio, ha spiegato il Papa, “poteva nascere in modo spettacolare, come un guerriero, un imperatore”: invece, ha scelto di nascere in una famiglia umana, ed “è importante guardare nel presepe questa scena tanto bella”, ha commentato il Papa a braccio. A Nazaret, “tutto sembra accadere normalmente, secondo le consuetudini di una pia e operosa famiglia israelita”. E il Papa ha descritto la quotidianità di quel villaggio della Galilea: “Il papà - ha detto a braccio - lavorava, la mamma cucinava, faceva tutte le cose di casa, stirava le camicie …”. Giuseppe “era un falegname, lavorava e insegnava al figlio a lavorare”. “Gesù è rimasto in quella periferia per trent’anni”, ha ricordato Francesco: “Per lui quello che è importante era la famiglia, e quello non era uno spreco”. I suoi genitori, ha aggiunto, “erano due grandi santi: Maria era la donna più immacolata, la donna più santa, e Giuseppe era l’uomo più giusto”.

La vita quotidiana della famiglia di Nazaret – “Non ci è difficile immaginare quanto le mamme potrebbero apprendere dalle premure di Maria per quel figlio, e quanto i papà potrebbero ricavare dall’esempio di Giuseppe, uomo giusto, che dedicò la sua vita a sostenere e a difendere il bambino e la sposa - la sua famiglia - nei passaggi difficili”, ha quindi continuato il Papa, ripercorrendo la vita quotidiana della famiglia di Nazaret. “Per non dire di quanto i ragazzi potrebbero essere incoraggiati da Gesù adolescente a comprendere la necessità e la bellezza di coltivare la loro vocazione più profonda, e di sognare in grande”, ha aggiunto Francesco, secondo il quale “saremmo certamente inteneriti dal racconto di come Gesù adolescente affrontava gli appuntamenti della comunità religiosa e i doveri della vita sociale; nel conoscere come, da giovane operaio, lavorava con Giuseppe; e poi il suo modo di partecipare all’ascolto delle Scritture, alla preghiera dei salmi e in tante altre consuetudini della vita quotidiana”. “I Vangeli, nella loro sobrietà, non riferiscono nulla circa l’adolescenza di Gesù e lasciano questo compito alla nostra affettuosa meditazione”, ha ricordato infatti il Papa: “L’arte, la letteratura, la musica hanno percorso questa via dell’immaginazione”.

La famiglia di Nazaret “non era una famiglia finta, irreale”: anzi, “ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia, di ogni famiglia”, ha proseguito il Papa, che ha poi sottolineato che “ciascuna famiglia cristiana - come fecero Maria e Giuseppe - può anzitutto accogliere Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con lui, e così migliorare il mondo”. “Facciamo spazio nel nostro cuore e nelle nostre giornate al Signore”, il suo invito: “Così fecero anche Maria e Giuseppe, e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare!”. “Come accadde in quei trent’anni a Nazaret, così può accadere anche per noi”, ha assicurato Francesco: “Far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia”. A Nazaret, ha aggiunto il Papa, “Gesù ha coltivato la sua vocazione, in quei trent’anni: mai in quel tempo si è scoraggiato, ma è cresciuto in coraggio”.

Custodire il mistero di Gesù che viene per salvare il mondo: è questa la grande missione della famiglia, fare posto a Gesù che viene”. Concludendo, la catechesi dell’udienza generale, il Papa ha sintetizzato in questi termini la “missione” della famiglia. “Fare posto a Gesù che viene”, ha ripetuto, è il compito “del marito, della moglie, dei figli, dei nonni”. “Accoglierlo lì, perché cresca spiritualmente la famiglia”. “Non è un caso - ha spiegato poco prima - che Nazaret significhi ‘colei che custodisce’, come Maria, che - dice il Vangelo - custodiva nel suo cuore tutte queste cose”. “Da allora, ogni volta che c’è una famiglia che custodisce questo mistero, fosse anche alla periferia del mondo, il mistero del Figlio di Dio è all’opera, e viene per salvare il mondo”, ha concluso il Papa.

Cernusco sul Naviglio, 22 dicembre 2014

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