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FRANCESCO: “LIBERARE I TALENTI
PER AVVIARE IL CAMBIAMENTO”

 

Nel videomessaggio ai partecipanti al “IV Festival della Dottrina sociale”, tenutosi a Verona, il Papa ha invitato i partecipanti ad «avere il coraggio di non lasciarsi imprigionare dal denaro»

 

 

Di fronte a una crisi sociale ed economica come quella nella qua­le siamo immersi non ci si può li­mitare alla cura delle proprie ferite, è ne­cessario «andare oltre», ascoltare «il grido dei poveri», «abbandonare i luoghi comuni» sicuri e garantiti e «prendere l'iniziativa» per «agevolare i talenti», inve­stire sui giovani, «liberare il bene e goderne i frutti». È un invito a «creare spazi», non per limitarsi al loro «controllo», ma per offrire nuove opportunità superando l'assi­stenzialismo, quello lanciato, lo scorso 20 novembre, da Pa­pa Francesco al Festival della Dottrina sociale di Verona, esortando a non farsi scudo con l'alibi del «denaro che man­ca», perché, ha rimarcato, per le armi o le guerre i soldi si trovano sempre. Dun­que non è la carenza di mezzi materiali il punto: «I soldi da soli non creano sviluppo», ha detto il Papa, servono innan­zitutto le persone.

 

Il Papa ha esordito accennando alla «ten­tazione» narcisistica di chiudersi in sé stessi di fronte alle difficoltà: «La grande tentazione è fermarsi a curare le proprie ferite e trovare in questo una scusa per non sentire il grido dei poveri e la soffe­renza di chi ha perso la dignità di porta­re a casa il pane perché ha perso il lavo­ro. E quelli che cercano soltanto di cura­re le proprie ferite, finiscono truccando­si. Questa è la trappola». Per tale ragione è necessario andare oltre e «prendere l'i­niziativa». È urgente, perché «il sistema tende a omologare tutto e il denaro la fa da padrone», mentre diventa importan­te proprio in una fase come que­sta, dominata dalla rassegna­zione e dalla paura, «avere il coraggio di non lasciarsi impri­gionare dal de­naro e dai risul­tati a breve termine, diventan­done schiavi. Occorre un modo nuovo di vedere le cose!»

La crisi senza fine porta con sé il perico­lo di non credere più che sia possibile cambiare il corso delle cose, aprirsi e investire sul futuro. Rivolgendosi agli imprenditori, Papa Francesco ha spiegato che prendere l’iniziativa «significa sviluppare un'impresa capace di innova­zione non solo tecnologica; occorre rin­novare anche le relazioni di lavoro spe­rimentando nuove forme di partecipazione e di responsabilità dei lavoratori, inventando nuove formule di ingresso nel mondo del lavoro, creando un rapporto solidale tra impresa e territorio». Significa anche «superare l'assistenzialismo». Andare oltre, allora, è non fermarsi a «chiedere ancora e sempre allo Stato o a qualche ente di assistenza», è «muoversi per creare nuovi processi e non chiedere che ci diano nuovi spazi». È, in fondo, «considerare l'amore come la vera forza per il cambiamento».

Non sono i soldi "che non ci sono" il pro­blema, se c'è la volontà di compiere delle scelte in nome del bene, del futuro, del­la speranza. Se è questo «amore» a spin­gerci a voler cambiare. «I nuovi processi non sono il risultato di interventi tecnici, sono i risultati di un amore, che, sollecitato dalle situazioni, non è contento finché non inventa qualcosa e diventa risposta». La preoccupazione del Papa so­no «i giovani disoccupati e senza lavo­ro», le vere vittime di una crisi che logora la fiducia. È pensando ai giovani che Papa Francesco ha invitato a «liberare i talenti» come «inizio del cambiamento», e ad «aprire spazi», ma non per controllarli. Obiettivi possibili «se ci muoviamo come popolo, se andiamo avanti insieme».

 

Cernusco sul Naviglio, 24 novembre 2014

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