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HOME > La Nota della Settimana > N° 9/2013

DOPO LE ELEZIONI:
SERVE LA POLITICA E LE BUONE POLITICHE

 

Il Paese è entrato nella cabina elettorale spaccato in due e ne è uscito diviso in tre: questa ci sembra l’annotazione più adatta a fotografare i risultati delle elezioni politiche dello scorso 24 e 25 febbraio, che hanno assegnato un vantaggio risicato al  Partito democratico alla Camera dei deputati, comunque sufficiente per ottenere il premio di maggioranza, e consegnato un Senato senza governabilità. La vittoria del Movimento 5 Stelle (M5S), primo partito alla Camera, è l’unico dato sicuro che emerge dalle urne.

In città, rispetto al dato nazionale, il centrosinistra ottiene un risultato migliore (35% al Senato e 33% alla Camera), così pure Scelta civica di Monti e le altre liste di centro (13,4% e 14%); nel centrodestra (29,7% e 27,7%) conferma sostanziale del risultato nazionale, grazie alle minori perdite della Lega Nord rispetto alla forte flessione del Pdl; il Movimento 5 stelle (17,3% e 19,6%) aumenta considerevolmente i consensi, rispetto alle ultime amministrative, ma non raggiunge la percentuale nazionale; Rivoluzione civile e Fermare il declino non superano il 2%.    

 

“Campanella dell’ultimo giro: si attendono risposte” - «Questi risultati elettorali – ha commentato Francesco Bonini, in un editoriale del 26 febbraio per l’Agenzia Sir -   fotografano con crudo realismo la situazione del Paese e i sentimenti dei cittadini, tra vecchie appartenenze, smarrimento, crisi economica e istanze di forte cambiamento, prima di tutto nei modi e nelle risorse della politica. I cittadini si sono espressi e hanno evitato plebisciti e investiture. L’Italia è un Paese variegato e complicato, tanto più oggi, nel vivo di una crisi che morde. Con un voto molto articolato, che non si può rinchiudere in schemi di scuola, gli elettori costringono tutte le forze politiche vecchie e nuove e i nuovi Parlamentari a produrre politica. Paradossalmente, un voto a cui forse sbrigativamente si applica la categoria dell’“antipolitica” costringe la politica, quella alla quale ci ha abituati la storia democratica del Paese, a risolvere finalmente problemi oggettivamente intricati e a indicare prospettive di governo possibili. Il tutto, però, con lo sguardo rivolto alla concretezza della vita reale e ai problemi dei cittadini che la buona politica non può e non deve considerare secondari. In fondo, i cittadini chiedono solo di essere adeguatamente rappresentati.» Bonini, che è anche componente del Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana, guardando alle scadenze e agli impegni delle prossime settimane, ha aggiunto che ora «serve la politica (quella buona) e, nello stesso tempo, le buone politiche: di qui poi la necessità, senza ideologismi, di affrontare le tre emergenze che sono sotto gli occhi di tutti, quella del lavoro, quella istituzionale e quella del rafforzamento del tessuto etico e della famiglia. Tutto questo ha il nome antico ma sempre decisivo di responsabilità. Dopo una campagna elettorale straordinariamente istruttiva per chi vorrà riflettere a mente fredda, tutti sono di fronte alla responsabilità della rappresentanza. Gli elettori hanno suonato la campanella dell’ultimo giro: attendono risposte.»

 

L’ora della responsabilità - Nel variegato mondo cattolico, leggendo le dichiarazioni rilasciate dai responsabili delle maggiori associazioni e movimenti, i risultati di questa consultazione elettorale non hanno sorpreso più di tanto, sono stati letti con realismo, senza cedere al pessimismo, avvertendo però dell’importanza della posta in gioco: c’è un Paese che attende risposte serie e concrete ai tanti e gravi problemi che assillano le famiglie. «Non era un profeta di sventura chi chiedeva, in tempi non sospetti, la riforma della legge elettorale e un drastico rinnovamento, all’insegna della trasparenza e della moralità, della politica - ha commentato Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione cattolica italiana - L’esito del voto è dunque il frutto amaro di scelte, o meglio non-scelte, compiute con la vana speranza che anche l’Italia fosse rimasta placidamente immobile come la politica. Invece il Paese è cambiato, la crisi economica ha in parte aperto gli occhi e in tanti sono divenuti molto più esigenti verso la classe dirigente.»

Inoltre, sfogliando gli editoriali dei settimanali cattolici, da nord a sud, il richiamo più insistente verso la classe politica è quello della “responsabilità”.

"Lo scenario d'ingovernabilità deve cedere immediatamente il posto alla creatività, all'intuito, alla ragionevolezza politica e civica, pur con l'opportuna pausa di riflessione e di confronto. La nuova Italia, uscita dalle urne, esige una leadership intelligente, operosa e innovativa, che sappia utilizzare bene le indicazioni di rotta della bussola elettorale". Un altro editorialista invita i politici a pensare “al Paese che è in crisi”, “senza restare 'chiusi' nel cosiddetto Palazzo a gestire la sopravvivenza della legislatura o a ipotizzare altri percorsi in politichese. E si faccia un bagno di essenzialità e di credibilità per la politica, che ha bisogno di un colpo d'ala. Non si galleggi per vedere l'alba comunque". Ma non solo, c’è chi aggiunge un appello forte e pressante a “depurarsi dai veleni ideologici e dai veti incrociati della recente campagna elettorale per guardare al solo bene comune degli italiani. Ma soprattutto bisogna sgombrare il campo dalle tante fandonie elargite a piene mani nelle ultime settimane". C’è pure chi si spinge a dare qualche suggerimento per uscire dall’ingovernabilità: costituire "un governo fatto da persone che dimostrino di possedere" alcune qualità, come "capacità di servizio e non ambizione per il potere; onestà e chiarezza nei comportamenti e non fumosità e opportunismo nelle scelte; volontà di perseguire il bene comune", sottolineando che questa è “l'ora delle decisioni, delle prassi concrete, delle riforme strutturali, per restituire speranza a un popolo depresso". Infine, dopo aver constatato che “queste elezioni hanno portato in Parlamento tanta gente nuova” c’è chi si augura “che queste persone diano alla politica italiana quella novità d'intenti che la gente, gli elettori hanno invocato".

 

Cattolici in politica – Abbiamo letto anche alcune severe riflessioni circa la rappresentanza dei cattolici nel nuovo Parlamento e le sfide emerse dalle elezioni. Per il direttore di un settimanale cattolico è stata "un'occasione mancata anche per l'inadeguatezza di tanti cattolici di proporre una valida proposta politica; tuttavia, se vogliono, i cattolici possono rappresentare anche una formidabile opportunità per ripensare a un nuovo modo d'interpretare il ruolo di cittadini in una società complessa, dove è sempre più necessario scoprire l'ideale nobile della politica e coniugare insieme alla vigilanza e alla protesta, la capacità propositiva". Un altro editorialista aggiunge che “il mondo cattolico si è dimostrato incapace di elaborare un progetto politico valido per tutti. (...) E ora con questo Parlamento le premesse e i numeri per una deriva di zapateriana memoria sui temi etici ci sarebbero davvero tutte".

Per un altro commentatore, sulle scelte i cattolici, siano essi candidati, elettori o eletti hanno dato “la sensazione di aver toccato il fondo in termini di progettualità, di consistenza numerica e quindi di efficacia di una presenza sempre più irrilevante". Da qui la necessità che "assieme alla politica c'è da ricostruire un tessuto sociale e comunitario, un'idea di cittadinanza che si esprima anche nel voto ma che prima ancora si traduca in scelte coerenti e consapevoli di vita. È una sfida anche per noi cattolici - parrocchie, associazioni, movimenti, scuole, giornali - e chiede evidentemente più coraggio, energie, risorse di quanto non sia avvenuto negli ultimi vent'anni".

Una sfida che coinvolge anche la nostra comunità locale e sulla quale vale la pena di riflettere seriamente.

Buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 4 marzo 2013

 

 



 

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