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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 9/2011

« BASTA LUOGHI COMUNI,
BASTA PIAGNISTEI SUI GIOVANI!»


 

Nel nostro Paese, come abbiamo già scritto altre volte, c’è un’emergenza educativa che riguarda le giovani generazioni. Una situazione che richiederebbe, da parte degli adulti, un deciso impegno, mentre invece ci sembra di riscontrare una diffusa rassegnazione. Non ci sembra inutile, quindi, ritornare sull’argomento, proponendo una sintesi di due significativi interventi che abbiamo letto la scarsa settimana sulla stampa nazionale.

“I ragazzi chiedono un accompagnamento non giovanilistico, ma coscienzioso, sostanzioso, vero e alto” per questo “auspico che famiglia, scuola, comunità cristiana, operatori della comunicazione, impegnati nel dovere educativo, possano creare reti virtuose e alleanze educative a servizio dei nostri ragazzi”. Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, lo scorso venerdì (25 febbraio) alla presentazione del Rapporto Unicef 2011 sulla condizione dell'infanzia nel mondo, intitolato "Adolescenza: Il tempo delle opportunità". “Il mondo degli adolescenti e più in generale la condizione dell’infanzia – ha dichiarato il cardinale - stanno a cuore alla Chiesa che vede nel dialogo tra le generazioni la strada per garantire la trasmissione della vita e della fede”. Il compito educativo, infatti, “riguarda tutti, adolescenti ed adulti, ma il mondo degli adulti ha una responsabilità in più se davvero pensa che l’adolescenza sia il tempo dell’opportunità e non delle delusioni che originano passioni tristi”. “Gli adulti – ha rimarcato il presidente della Cei – non devono porsi solo la domanda che possiamo fare? ma soprattutto chi siamo noi? Questa è una domanda che non possiamo disattendere. Se noi adulti non siamo persone mature non possiamo accendere nei giovani nessuna luce”.

Il cardinale si è poi soffermato sull’adolescenza, “un’età spesso negata, schiacciata com’è tra l’infanzia e la giovinezza”: “Mi pare importante segnalare che essa meriti, al contrario, una singolare attenzione perché proprio questa stagione segna la prima crisi di crescita, di cui soprattutto i genitori e gli educatori non tardano ad accorgersi anche oggi”. Per il card. Bagnasco, “l’educazione se non vuol rinunciare al suo compito che è precisamente quello di introdurre alla vita” e “di cogliere le opportunità dell’adolescenza, non potrà fare a meno di accompagnare questa crisi di crescita”. In tal senso, “non si tratterà di assecondare, né di contrastare per partito preso, ma di stabilire un vero rapporto interpersonale in cui l’adolescente sia aiutato, pur attraverso questo sconvolgimento e radicale cambiamento, a diventare giovane ed adulto”.

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Basta luoghi comuni, basta piagnistei sui giovani! - Sempre a proposito del rapporto adulti-giovani, ci sembra molto interessante la testimonianza di uno scrittore-insegnate, Alessandro D’Avena, pubblicata lo scorso 21 febbraio su La Stampa.

«Sono stufo - ha scritto D’Avena - di luoghi comuni e piagnistei sui giovani italiani: viziati, superficiali, disinteressati … Sono stato in decine di scuole, ho incontrato migliaia di ragazzi da Trieste a Marsala, perché mi interessa avere il polso di questi giovani tanto vituperati dai media e dai giornali: mi parlano di impegno, studio, famiglia, amore, dolore, morte, paure, sogni ... Trovo un desiderio di impegnarsi e di fare cose grandi che nessuno racconta. Basta luoghi comuni, basta piagnistei! Non basta stare chiusi in uno studio televisivo o davanti a Internet per conoscere e parlare di giovani. Mai come oggi si parla così tanto dei giovani e si parla così poco con i giovani. Bisogna passare il tempo con loro, bisogna stare in mezzo a loro, ascoltare.
Con questo non voglio dire che i ragazzi non siano viziati, o che si accontentino a volte di marche, gadget e affini (basta accompagnarli in un viaggio di istruzione per saperlo...). Ma questo accade perché viziati sono gli adulti. Siamo noi, incapaci di additare mete alte e porti da raggiungere, di manifestare con i nostri occhi che siamo fatti per una vita grande, piena. Siamo noi, malati di pessimismo, ad accontentarci e a non trovare altra ricetta se non accontentarli. Abbiamo sostituito la felicità con il benessere, ma per fortuna i ragazzi hanno un anti-corpo che noi adulti perdiamo con il tempo, con il nostro abitudinarismo borghese e comodo, fatto di cellulari e maxischermi, partite di calcio e televisori accesi durante i pasti. I ragazzi hanno un anticorpo: sono giovani. Se solo potessi far leggere le cose che mi scrivono! …
Se non portiamo i ragazzi a fare uso della libertà, che è scegliere, le loro vite piombano nella paura o nella monotonia del benessere e dell’individualismo. Le cose non bastano mai, si rovinano, si rompono. Siamo ancora capaci di sognare le loro vite, di prenderci cura del loro destino, di proteggerli, ascoltarli e sfidarli in grandi imprese, portandoli a scegliere ogni giorno? Abbiamo insegnato loro la libertà di indifferenza: la libertà “da”, invece di quella “per”. Chiedete a un ragazzo che cosa sia la libertà e vi dirà: “Fare ciò che si vuole” o “ciò che finisce dove comincia quella di un altro”. La prima definizione è falsa, la seconda è vuota. La libertà è decidere come giocarsi la vita, libertà è partecipazione avrebbe cantato Gaber. Ma quali dei nostri ragazzi toccano ciò che vale la pena scegliere? Quanti di loro vengono abituati da noi adulti a scegliere davvero e non solo tra due marche, tra due film, tra due cellulari, due giochi per la Playstation?
Portiamoli di fronte a ciò che è grande, bello, vero (prima di tutto la loro stessa esistenza) e il fuoco della vita divamperà e brucerà pessimismo e paure. Credo in loro, perché credo nella grandezza della mia vita, non perché io sia migliore di nessuno, ma perché qualcuno ha creduto e amato la mia vita (con le sue luci e ombre, pregi e difetti, qualità e fragilità), mostrandomi che era troppo bella, grande, libera per sprecarla o tenermela per me…
I ragazzi sono viziati, perché gli abbiamo insegnato a sognare cose piccole, da soddisfare con il portafoglio. Proprio loro, insoddisfatti, ci salveranno dai vizi che abbiamo loro trasmesso. Lo stanno già facendo a colpi di suicidi, dipendenze, depressioni. Lo stanno già facendo a colpi di domande, sogni, ribellioni.»

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In città – Per martedì 1 marzo è stata convocata la prima seduta del consiglio comunale del 2011, dopo oltre due mesi da quella precedente. Le interrogazioni dei consiglieri al Sindaco, all’inizio della seduta, saranno il termometro della situazione politica cittadina. Si può essere certi che non mancheranno i motivi per porre domande: per esempio, dal prolungarsi dell’attesa per il deposito e la pubblicazione del PGT ad alcuni avvicendamenti nell’Area Tecnica del Comune, dai lavori in corso sul ponte di viale Assunta alla minaccia di sanzioni per chi non rispetta le norme sulla raccolta differenziata, dalla scarsa pulizia delle strade cittadine al ripetuto abbattimento delle colonnine poste a delimitazione delle piste ciclabili, dagli sfratti esecutivi che pendono su parecchie famiglie cernuschesi alle difficoltà nel soddisfare tutte le richieste di contributi per contrastare la crisi, senza dimenticare il tanto sbandierato federalismo municipale, l’inquinamento atmosferico e la scarsità di finanziamenti alla scuola pubblica.

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Nella comunità pastorale – In preparazione alla festa patronale della Parrocchia Madonna del Divin Pianto di domenica 24 febbraio, da lunedì 21 a giovedì 24, si sono svolti gli esercizi spirituali.

“I credenti vivono della parola di Dio, consegnata una volta per tutte nella Sacra Scrittura e attualizzata incessantemente dallo Spirito di verità mediante la Tradizione viva della Chiesa. Dall’ascolto assiduo e devoto di essa prendono forza e orientamento l’annuncio, la preghiera e l’impegno del cristiano.” (Catechismo degli adulti). Gli esercizi spirituali sono appunto “un’esperienza estremamente fruttuosa di un ascolto prolungato e intenso” della Parola. Perché solo così si può conoscere bene ciò che si deve annunciare e per che cosa ci si deve impegnare nella propria vita.

Le quattro serate degli esercizi spirituali - ispirate al tema “Cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2,52) - sono state guidate da don Ettore Colombo e dal diacono Dario Gellera, che hanno, abbondantemente e sapientemente, spiegato, commentato e stimolato la riflessione su alcuni passi dei primi due capitoli del vangelo di Luca. Tanti gli interrogativi posti. Ne citiamo solo alcuni: siamo convinti che una vita all’insegna del Vangelo è una vita piena di gioia? Sappiamo vedere in ogni oppresso il volto di Dio? Come viviamo le nostre giornate: siamo protagonisti del tempo o schiacciati dal tempo? Riusciamo a vincere la tentazione di stare nel tempio, al sicuro, invece che andare, come ci chiede Gesù, in mezzo alla gente, per incontrare, ascoltare e discutere con le persone?

Buona settimana!

Carlo &Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 28 febbraio 2011

 

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