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HOME > La Nota della Settimana > N° 8/2013

“CREDERE È TOCCARE LA MANO DI DIO
E COSÌ ASCOLTARE LA PAROLA, VEDERE L’AMORE”

 

Abbiamo spiritualmente accompagnato il Papa nei suoi esercizi spirituali partecipando a quelli proposti dalla nostra Comunità pastorale, da lunedì 18 a giovedì 21, nella chiesa della Madonna del Divin Pianto, in occasione della festa patronale di questa parrocchia cittadina. La vita spirituale del credente “si nutre della parola di Dio. Il contatto con essa deve essere assiduo”. In questa prospettiva, “gli esercizi spirituali sono uno “strumento privilegiato per l’ascolto della parola di Dio, teso alla revisione di vita e al rinnovo del dovere della testimonianza cristiana”.

Fare silenzio - Negli esercizi spirituali è innanzitutto il silenzio a prendere il sopravvento. “Penso che anche per noi gli Esercizi, sono un po’ come liberare l’anima dal terriccio delle cose, anche dal fango del peccato, dalla sabbia delle banalità, dalle ortiche delle chiacchere che occupano interiormente le nostre coscienze”, cosi ha introdotto gli esercizi spirituali, a cui ha partecipato Benedetto XVI, il cardinale Gianfranco Ravasi, incaricato di svolgere le meditazioni. In questo modo si può lasciare spazio alla Parola, «“lampada per i miei piedi” (salmo 119). Una luce che spezza le tenebre in particolare della cultura di oggi che – sempre secondo Ravasi – è in un orizzonte fluido, incerto, dove si celebra l’amoralità, l’assoluta indifferenza per cui non c’è più distinzione tra dolce e amaro e dove tutto è genericamente grigio». Il confronto con la Parola è essenziale, essa ci indica la vera scala dei valori “spesso calibrata sulle cose, sul denaro, sul potere.” Inoltre “attraverso la parola, Dio, che è pastore e guida, si fa anche compagno di viaggio.”

Il dono della fede – Un’introduzione che abbiamo sentito anche nostra - numerosi all’inizio, un po’ meno alla fine del quarto giorno – che abbiamo seguito le meditazioni proposteci da don Luigi Panighetti del Seminario arcivescovile di Seveso, sul tema della fede, nell’Anno della fede. Nella prima, l’attenzione è stata posta sul “dono della fede”. Partendo dall’esperienza di Lidia (Atti degli apostoli, 16,11-15) – “Il Signore le aprì il cuore” – Panighetti ha sottolineato che non è sufficiente capire intellettualmente ciò che le Scritture ci dicono, ma è necessario, per aprirsi alla Grazia, l’intervento di Dio. Da questo episodio sono stati tratti tre spunti di riflessione. Il nostro agire quotidiano spesso è dimentico di Dio perché, oggi come allora, la nostra fede è sostituita da altri idoli: il denaro, il progresso, il successo, l’individualismo. Dobbiamo sempre guardare con speranza alla realtà, perché il Signore è sempre disponibile ad aprire il cuore di ciascuno di noi; siamo chiamati a consegnare la nostra libertà a Dio affinché ce la restituisca ancora più liberata. Da come viviamo la domenica noi possiamo capire quale vita conduciamo; fare domenica vuol dire fare festa e vivere la dimensione della festa, della comunità, della missione, della carità; domenica giorno del Signore perché diamo spazio all’uomo, dando spazio all’uomo diamo spazio al Signore; ma qual è la qualità delle nostre relazioni famigliari?   

Avere fede in Gesù - Alla seconda meditazione -  “l’invito ad avere fede in Gesù” – don Luigi ci ha introdotto ricordandoci che la nostra vita è fatta per la fede. Noi non possiamo vivere senza fidarci di qualcuno, perché altrimenti la nostra esistenza non potrebbe svolgersi in modo ordinario. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Giovanni, 14,1-18). La nostra vita ci dice che il turbamento è parte dell’esperienza quotidiana: le preoccupazioni, le paure sono impastate con il nostro quotidiano e anche Gesù ha vissuto il turbamento: è stato tradito da un amico. Il turbamento – ha detto don Panighetti – non appare come esperienza da evitare ma come condizione da attraversare. La Bibbia ci dice che si può dominare la paura quando si ha fede in Dio, roccia su cui fondarci nel tempo del turbamento. Gesù è la presenza che ci dona la pace del cuore anche nel momento della paura, è “la via, la verità e la vita”: la via, perché se crediamo in Lui possiamo trovare strade che danno senso alla nostra vita; la verità, perché solo attraverso Lui possiamo scoprire chi siamo veramente; la vita, perché nell’affidarci a Lui troviamo la pienezza della nostra esistenza.

Giuseppe uomo giusto, concreto, operativo, contemplativo e sognatore - Nella terza e quarta meditazione abbiamo incontrato due figure che hanno vissuto la fede in Dio: Giuseppe e Maria. Giuseppe uomo giusto, che ascolta e mette in pratica ciò che Dio vuole da lui; si lascia interrogare dagli avvenimenti, ha il cuore proteso verso Dio per capire che cosa Lui gli vuol dire; non è un protagonista che vuol mettersi in primo piano, ma semplicemente porsi a disposizione di Dio per realizzare il progetto che gli è affidato. Giuseppe uomo concreto e operativo: non rifugge la fatica, è pronto, sollecito, non tergiversa, è prudente, non rischia, fa bene i calcoli, è duttile, non si arrocca su idee sue o false certezze: il tutto in vista della salvezza di Gesù e di Maria. Giuseppe uomo di fede perché è un contemplativo, un aspetto che forse emerge poco da quanto noi conosciamo di lui, ma che fa da struttura portante della sua personalità. Giuseppe sa vivere una grande profondità interiore che lo porta a leggere gli eventi alla luce della fede. Essere contemplativo in lui si manifesta nell’essere uomo del silenzio, che significa evitare chiacchere inutili e malevole, avere grande capacità di ascolto. Il silenzio è necessario per saper ascoltare e pregare.

Maria donna umile, obbediente, capace di silenzio e di preghiera - Maria, donna forte nella fede, ha famigliarità con le Scritture, è donna meditativa e riflessiva che si abbandona a Dio, capace di grande gioia. Maria ci dice uno stile di vita che si fa cordialmente attento ai bisogni degli altri: noi ne siamo capaci? È una madre che ci interroga sulla nostra capacità di trasmettere la fede ai nostri figli.  Maria ai piedi della croce vive un dolore lancinante, ma è convinta che anche nei momenti più difficili Dio non può venire meno alle sue promesse. La fede di Maria ci interpella, perché anche noi viviamo situazioni difficili, aspre: com’è possibile stare in queste situazioni? Non ci sono scorciatoie e risposte facili. Bisogna rimanerci con umiltà cercando Dio.

Chi ci farà vedere il bene? -  Il Papa, a conclusione dei suoi esercizi spirituali ha ricordato che è “possibile dare una chiara testimonianza di fede” “soltanto grazie ad una profonda e stabile immersione nel dialogo con Dio. Ai molti che ancora oggi domandano: ‘Chi ci farà vedere il bene?’, possono rispondere quanti riflettono sul loro volto e con la loro vita la luce del volto di Dio”.

Se ci ascoltiamo nel profondo - e spesso oggi manca anche il tempo di ascoltarci dentro - potremmo dire che così come tutti siamo assetati di amore, così tutti siamo assetati di Dio, che è Amore. “Credere - ha spiegato quindi il Papa - non è altro che, nell’oscurità del mondo, toccare la mano di Dio e così, nel silenzio ascoltare la Parola, vedere l’Amore”.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 25 febbraio 2013

 

 

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