CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > Settimana 7°/2008

“Gesù, risposta viva e personale ad ogni domanda”

Camminare per le vie della città alla sera, in alcuni periodo dell’anno, è certamente bello e rilassante, ma è un’esperienza che solitamente si tende ad escludere in inverno, per l’inclemenza del tempo. La notizia, quindi, che oltre tremila persone si siano ritrovate - venerdì 15 febbraio 2008, in una rigida serata d’inverno, spazzata da un’aria gelida - a percorrere la Via della Croce, in un quartiere cittadino, è senz’altro insolita.

A guidare il cammino c’erano il nostro Arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, e acconto a lui il Vicario Episcopale della nostra zona pastorale, monsignor Carlo Faccendini.  

La gente si è radunata sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Giuseppe Lavoratore e ha atteso in un clima insolitamente silenzioso l’inizio della celebrazione.

Monsignor Faccendini ha inviato tutti a tenere presenti tre indicazioni per il cammino che si stava iniziando. La prima: “Disporre il proprio cuore a percorrere la Via della Croce del Signore significa innanzitutto rinnovare la nostra disponibilità a seguire il Signore, confermando il nostro desiderio di restare suoi discepoli, di rinnovargli la nostra fiducia, la nostra disponibilità a lasciare che sia lui a suggerirci come vivere, come pensare, come amare, come stare con gli altri.”

Con la seconda, ci ha ricordato che stavamo partecipando ad “un grande momento di comunione”, perchè era una Via della Croce particolare, proposta per tutta la nostra zona pastorale. “Credo davvero - ha detto il Vicario, con la franchezza che lo contraddistingue - che si tratti di un’esperienza comune: costruire, custodire, alimentare la comunione a volte è la più grande delle croci, la più pesante delle croci. Ma questo è il servizio grande che il Signore chiede alle nostre comunità: restare e continuare ad esser costruttori di comunione.”

È un’esperienza che anche la nostra Comunità pastorale sta sperimentando. Le parole di monsignor Faccendini sono, quindi, un forte richiamo, per tutti noi, ad un serio e profondo esame di coscienza.

Infine, la terza indicazione: “Noi siamo soliti, quando preghiamo, avanzare al Signore tante richieste e fare tante domande. Questa sera disponiamoci ad ascoltare le domande del Signore per imparare poi ad avere da lui le risposte giuste.”  

L’inizio del cammino è stato molto lento, gli ultimi hanno lasciato piazza Stefano Ghezzi solo dopo la terza stazione. Intanto si susseguivano le domande di Gesù, ascoltate in profondo silenzio in un contesto urbano quasi surreale: poche finestre illuminate nei tanti caseggiati del quartiere, da contare sulle dita di una mano i lumini posti sui davanzali, incrociato solo qualche raro passante che portava il suo cane a passeggio. Un’esperienza provata anche nei quattro precedenti appuntamenti (Cologno, Paderno Dugnano, Sesto San Giovanni, Cusano Milanino), ma  qui da noi ancor più accentuata. E, quindi, un motivo in più di riflessione.

Allo snocciolarsi delle domande proposte da Gesù, ognuno dei presenti ha trovato subito motivi per cui interrogarsi e pregare: sull’importanza della preghiera nei momenti difficili, sulla sincerità nei nostri gesti d’amore, sulla disponibilità ad assumersi le proprie responsabilità, anche nell’ora della prova, sulla capacità di essere testimoni viventi del suo amore, sulla coerenza della nostra fede, sull’educazione cristiana delle nuove generazioni, sulla condivisione della sofferenza fisica e spirituale dei fratelli.

Alla conclusione del cammino, dal sovrappasso pedonale posto davanti al quartiere Gescal, in fondo a via don Sturzo, il cardinale, Dionigi Tettamanzi, riprendendo il brano del vangelo di Luca - che narra dei due discepoli in cammino da Gerusalemme verso Emmaus, la sera di Pasqua, incapaci, mentre discorrevano e discutevano tra di loro, di riconoscere Gesù, che gli si accosta e cammina con loro – si è chiesto e ci ha chiesto: “Che discorsi abbiamo fatto noi nei giorni passati, che fede abbiamo vissuto e testimoniato attraverso i nostri sentimenti le nostre parole e le nostre azioni? Anche noi, come i discepoli di Emmaus, possiamo trovarci di fronte a una visione amara, ci possono essere momenti, situazioni e fatti che possono metter in crisi la nostra fede. In questi momenti a dominare non è la fede, ma il dolore: un dolore pericoloso perché, in queste circostanze, Gesù ci sembra lontano, molto lontano da noi, indifferente di fronte ai nostri problemi e alle nostre difficoltà, impotente a liberarci.

Ma i discepoli, ci dice l’evangelista Luca, ad un certo punto riconoscono Gesù. No, non li ha abbandonati! Non li ha lasciati soli! Camminava con loro! Così anche per noi, in qualche modo nelle nostre Via crucis, il Signore ci da spesso la fede per scoprire la sua presenza: quando preghiamo, quando partecipiamo all’Eucaristia domenicale, quando ci accostiamo ai sacramenti, quando siamo capaci di gesti d’amore sincero, che riceviamo dagli altri o che noi stessi doniamo agli altri.”

Il Cardinale, dopo aver ricordato che il Signore vuole solo il nostro bene, ci ha invitato a “non fuggire mai di fronte alle fatiche, alle difficoltà e alle prove della vita. Anche noi portiamo sulle spalle e nel cuore delle croci, piccoli o grandi. Non scordiamoci mai che queste croci, pur pesanti, non sono mai qualcosa di inutile, come non lo è stata la croce di Cristo per la salvezza di ciascuno di noi.”

Infine, l’invito, a non dimenticarmi mai che “la risposta viva, personale, alle nostre domande è proprio Gesù, che  ci risponde non tanto con le sue parole, ma con la sua vita” e a chiedere “al Signore che ci doni sempre, ma soprattutto nei momenti della croce, di imitare per davvero Gesù, per dire con tanta umiltà ma con tanto coraggio il nostro sì d’amore a Dio, perché vogliamo compiere sempre la sua volontà, e il nostro sì d’amore per i nostri fratelli. Allora così, sempre, anche nei momenti della croce, noi potremo in qualche modo anticipare la beatitudine che il Signore riserva per ciascuno di noi:  una grande serenità e una grande pace per tutti noi nel nostro cuore.”

 

Le parole del nostro Arcivescovo - ascoltate in piedi, irrigiditi dal freddo - hanno avuto la forza di scaldare i nostri cuori e di riempirli di speranza. Sono stati un invito forte alla coerenza e alla testimonianza. Solo così potremo confidare che un giorno quelle finestre lungo il percorso, diversamente da quelle dell’arrivo, quasi tutte abbassate – neanche incuriositi, i loro proprietari, da ciò che stava accadendo lungo la via – potranno alzarsi per aprirsi all’incontro con Colui che ha vinto la morte e ha donato la salvezza a ciascuno di noi.

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 16 febbraio 2008   

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01  -  Best View:  800x600 - IE 6