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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 6/2011

I “MIRACOLI” DEL CENTRO DI AIUTO ALLA VITA
DELLA NOSTRA CITTÀ

 

Educare alla pienezza della vita” è il titolo del messaggio (in allegato alla presente Nota) del Consiglio episcopale permanente per la 33ª Giornata nazionale per la vita, che è stata celebrata domenica scorsa, 6 febbraio 2011. «L’educazione è la sfida e il compito urgente a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vocazione», scrivono i vescovi, di qui l’auspicio e l’impegno «per educare alla pienezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto».
«La complessità dell'azione educativa - ha commentato il teologo Marco Doldi - sollecita i cristiani ad adoperarsi in ogni modo affinché si realizzi una vera e propria alleanza tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale. Per loro natura la fede, la cultura e l'educazione interagiscono, così da porre in un rapporto dinamico e costruttivo le varie dimensioni della vita: rispetto per la persona, matrimonio tra l'uomo e la donna, libertà religiosa. Al contrario, "la separazione e la reciproca estraneità dei cammini formativi, sia all'interno della comunità cristiana sia in rapporto alle istituzioni civili, indebolisce l'efficacia dell'azione educativa fino a renderla sterile". Se si vuole che l'educazione ottenga il suo scopo, è necessario che tutti i soggetti impegnati operino armonicamente verso lo stesso fine. E come lavorare insieme per educare alla pienezza della vita? Intanto, occorre che tutti siano consapevoli dell'urgenza di questo impegno e della sua priorità … (poi occorre avere ben presente che) si educa in famiglia, in parrocchia, a scuola, nella società. Nessuno di questi ambiti è sovrapponibile, perché ciascuno mantiene la propria identità, che lo fa essere complementare e necessario rispetto agli altri. Qui è importante precisare che l'educazione non è mai solo trasmissione di valori e di principi, seppure nobili e grandi. È anche testimonianza.»


 

Una giornata con le operatrici del Cav di Cernusco sul Naviglio – E a proposito di testimoni di vita, senza andare lontano, li possiamo incontrare ogni giorno anche nella nostra città: come ha ben raccontato una giornalista nell’articolo pubblicato dal supplemento mensile “NOI Genitori & Figli” (diffuso in oltre 250.000 copie) del quotidiano Avvenire dello scorso 30 gennaio. Lo riproponiamo, in un’ampia sintesi, qui di seguito. Senza bisogno di aggiungere altre parole, perché il loro impegno già ci dice tutto.

«Sono diverse le strade che por­tano alla vita. Passano dall'uf­ficio amministrativo di una grande azienda. Oppure da un im­pegno già comprovato nel mondo dell' associazionismo. Sono tortuose, quelle strade, ripide. L’ufficio non bastava, l'associazione non bastava. E così percorrendole, Isolina e Adriana sono arrivate nello stesso posto: una piccola casetta nel cuore di Cernusco sul Naviglio, alle porte di Milano, dove da vent'anni il Centro di aiuto alla vita accoglie le donne e i bambini che portano in grembo. Per dar loro l'unica possbilità che chiedono, e che altrove è sempre più spesso negata: quella di dire "".

Quelle due lettere Isolina, Adriana e le altre venti volontarie che si al­ternano nella struttura di via Uboldo, le conoscono bene. Sanno del loro "peso". Perché per dirle, per vederle affiorare alla bocca di una madre, ci vogliono le condizioni più semplici e assieme le più straordina­rie. A cominciare dall' ascolto … E finché non sai cosa vuol dire, "ascoltare", al Cav di Cernusco non sei entrato davvero. Ascoltare, ov­vero tenere aperta la porta: anche quando fuori si accalcano uomini ­poveri, extracornunitari, in alcuni casi aggressivi - che chiedono ed esi­gono soldi per mogli invisibili. Ascoltare, ovvero accogliere: anche quando le donne vengono al Cav come al supermercato, per chiedere i pannolini, girare i tacchi e tornare solo quando li hanno finiti. Ascol­tare, ovvero resistere, e resistere: anche quando i colloqui sono de­cine e decine in una settimana, e le ore di un giorno non bastano per tutte, e si va avanti lo stesso a ricevere, perché i numeri e la stachezza non contano, la vita prima di tutto. Ascoltare, ovvero non sco­raggiarsi: anche quando è il no a prevalere, e quella vita viene soffo­cata dall'indigenza, dalle ragioni di una famiglia imbarazzata, dalla paura del futuro.

Al Cav di Cernusco questo ascolto inizia tutti i giorni della settimana, dal primissimo mattino. Come in un alveare, le volontarie corrono su e giù dalle scale, dagli uffici al de­posito: bisogna gestire oltre 150 mamme al mese, coi loro piccoli già nati o ancora in grembo, e le incombenze si moltiplicano. Ci sono quelle che arrivano per i col­loqui, documenti alla mano, e vegono accolte dai gruppi di ascolto che vagliano la loro situazione: “Nel caso sia la prima volta che si presentano, bisogna conoscerle, sa­pere da dove arrivano, in che con­dizioni economiche si trovano, se hanno casa, lavoro, di che tipo di sostegno necessitano”, spiegano Isolina e Adriana. È l'incontro più importante, quello in cui l'inde­cisione maturata sulla notizia di una gravidanza si confronta con il sorriso delle volontarie. A volte basta quello, insieme alle poche pa­role di chi considera la vita un dono, e non un impaccio. A volte no, e allora bisogna capire come fare, per sostenere una madre in difficoltà: spiegarle che per quella vita si può e si deve fare tutto, e che al Cav si può farlo insieme. “È in­credibile come questo basti, molto spesso, a far cambiare idea a una donna che aveva pensato a un aborto. Come queste donne, cioè, quasi sempre abbiano bisogno di un sostegno psicologico, prima di ogni altra cosa”. Segno - dramma­tico - che altrove, e non solo in fmiglia, non l'hanno trovato.

Le volontarie di Cernusco sono di­vise in 4 gruppi, ognuno accoglie nuove madri una volta la settmana. E poi anche quelle che al Cav sono già arrivate, e che tor­nano per gli appuntamenti succes­sivi: momenti di condivisione, di sfogo, oppure incontri in cui si offre l'aiuto che la struttura può of­frire (i pannolini - due pacchi doppi al mese per ogni mamma - le tutine, i corredini). E ancora, il supporto nel percorso formativo o professionale che le madri, o i loro mariti, hanno intrapreso: perché spesso dietro a una donna in diffcol c'è un marito che ha perso il lavoro, o che lavora in nero e non riceve assegni familiari e sussidi. “Siamo testimoni delle ingiustizie più grandi della società - spiegano le due volontarie -. Le madri o le famiglie che arrivano qui chiedendoci aiuto ci raccontano le storie più insop­portabili: quelle di abusi, di violenze, di in­comprensioni, e poi sfruttamenti sul lavoro, cecità della burocrazia”. Le volontarie si at­tivano anche su questi fronti, ognuna con la sua "specializzazione": c'è chi si occupa delle carte, chi dei conti, chi dei contatti con le istituzioni, chi dello smistamento di ciò che arriva grazie alle donazioni.

La mattina diventa pomeriggio, e poi sera. Le volontarie si danno il cambio, cercano di garantire sempre una presenza, una voce che risponda al telefono, un punto di riferi­mento per le emergenze. Al Cav di Cernu­sco non si fanno i miracoli, non si trova la­voro per chi non ne ha, non si ferma un compagno o un padre violento. E però si prova a trovare una strada per la vita, sem­pre. “Ci attiviamo con i Comuni, con gli as­sistenti sociali, con le altre associazioni: spesso casi che arrivano qui sono già passati altrove, e allora si può lavorare insieme, dare il via a progetti strutturati, che hanno il più delle volte successo”.

È il caso di Consuelo (il nome è di fantasia), una ra­gazza sudamericana che al Cav di Cernusco è arrivata la prima volta accompagnando la mamma, in grembo un figlio indesiderato dal primo marito. La giovane è tornata icinta dopo qualche mese, a soli 17 anni, senza prospettive, con il nuovo compagno della madre che abusava di lei e una sola convinzione, che ha inchiodato Isolina e Adriana alla sedia: “Voleva quel bambino, contro tutto e tutti”. “Così ci siamo messe in moto - raccontano - dovevamo sal­varla”. Ed ecco i contatti con l'assistente so­ciale, la presa in carico della ragazza, la ca­pacità di trovarle un alloggio, un lavoro part-time, che le permettesse di finire gli studi. Oggi Consuelo è una ragazza madre felice.

Questo miracolo al Cav di Cernusco è ac­caduto 736 volte in vent'anni, a cui vanno aggiunte le 1.208 in cui bambini già nati sono stati aiutati a crescere grazie al soste­gno offerto ai loro genitori …»

Dopo aver letto questa testimonianza, ci sembra doverosa una considerazione: ma noi Cernuschesi sappiamo riconoscere e sostenere pienamente l’impegno per la vita di queste nostre concittadine?


 

In città - Il nostro Sindaco, Eugenio Comincini, ha partecipato, lo scorso venerdì 3 febbraio a Vimodrone, alla presentazione del progetto "Martesana, terra d'acqua e di delizie", promosso dal Comune di Vimodrone in partnership con la nostra amministrazione comunale e con quelle di di Bellinzago Lombardo, Bussero, Cassina de Pecchi, Gorgonzola e Inzago e co-finanziato dalla Fondazione Cariplo.

«Il progetto - come informa un comunicato stampa del Comune di Vimodrone - sorto dall'analisi delle potenzialità artistico-culturali e ambientali di un'area fortemente caratterizzata e annodata dal filo conduttore del Naviglio Martesana, si pone come obiettivi prioritari quelli della valorizzazione dell'identità territoriale, anche attraverso lo sviluppo della vocazione latente come luogo del "benessere sostenibile", della creazione del Distretto culturale della Martesana e del rafforzamento delle attività di progettazione e di programmazione sovracomunali, tese alla valorizzazione culturale e turistica del territorio.

Il programma di iniziative e di interventi integrati per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e ambientale dei 7 Comuni rivieraschi del Naviglio Martesana si svolgerà nei prossimi due anni e prevede un investimento complessivo di oltre 2,2 milioni di euro, di cui 700 mila co-finanziati con il bando "Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni" di Fondazione Cariplo.»

L’assessore ai servizi sociali, Rita Zecchini – a fronte di alcune polemiche sulle modalità di erogazione dei contributi a persone in difficoltà- ha precisato che dal mese di gennaio, come conseguenza dei tagli alle risorse, il servizio sociale è stato organizzato in maniera differenziata per la destinazione dei contributi a soggetti in difficoltà. Al fine di garantire maggiormente i cittadini in situazione di bisogno continuativo e prioritario, le domande di contributo sono raccolte con cadenza mensile e valutate congiuntamente dall’équipe degli assistenti sociali, che propongono al dirigente il piano di riparto dei contributi.

Questa procedura consente di garantire una maggiore uniformità di trattamento tra tutti i cittadini bisognosi, che a pari condizioni di disagio ricevono pari contributo, e consente al servizio sociale di avere una visione di insieme per poter meglio definire le priorità di intervento. “Nonostante le difficoltà di bilancio ricordo che abbiamo trovato risorse straordinarie pari a 240.000 euro per sostenere persone e nuclei familiari in cui è presente una situazione di disoccupazione”, ha ricordato l’Assessore, che poi ha ribadito la sua preoccupazione per le crescenti difficoltà economiche in cui molte famiglie cernuschesi si trovano a vivere.

I recenti dati diffusi dall’Istat a livello nazionale – sulla diminuzione del reddito delle famiglie e sulla disoccupazione giovanile – evidentemente trovano un riscontro anche nella nostra città. È una situazione che deve preoccupare tutti.


 

BCC – Il credito cooperativo locale ha reso noto – con un comunicato pubblicato sul proprio sito – che la prossima assemblea ordinaria dei soci dovrà provvedere alla nomina delle cariche sociali. I soci interessati all’elezione potranno presentare la loro candidatura entro il 7 marzo 2011.

A questo riguardo, ci limitiamo a segnalare che già da alcuni mesi si rincorrono voci sui possibili candidati.

Ciò che dovrebbe veramente interessare a ciascun socio della banca è il “progetto cooperativo” (come ha ben ricordato recentemente proprio qui a Cernusco l’illustre professor Stefano Zamagni) che ogni candidato, in particolare alla presidenza, dovrebbe essere in grado di proporre. Su questo ogni socio dovrebbe seriamente interrogarsi e poi decidere. Altrimenti, se una candidatura alla guida della BCC locale fosse solo espressione della convergenza della volontà dei soliti noti, che sembra non abbiano ancora compreso la dura lezione di un recente passato, ce ne dovremmo preoccupare, tanto e seriamente.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 7 febbraio 2011

 

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