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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 6°/2009
 

“Cooperativa Agricola”, una risorsa per la città

 

Nel 1918 «usciti dalla guerra - scriveva il concittadino don Luigi Ghezzi - c'eran cose da rifare e nuove iniziative da prendere. (Trent’anni dopo) forse le cose sono un pochino peggio, perchè siamo usciti da una guerra malauguratamente intrapresa e di­sastrosamente perduta.

Se avremo pazienza e buona volontà, con spirito di sacrificio di tutti, e di generosità di quelli che son p provvisti di beni, andremo a posto anche dalle batoste subite …

Una delle iniziative buone prese a Cernusco nel dopoguerra, ai primi del 1919, fu l’Unione Agricola con la sua cooperati­va di consumo, che tuttora vive e vive be­ne, se non possiamo dire che fa affaroni. O meglio diciamo che l'affarone l'han fatto quelli che si sono serviti della cooperativa: contadini, operai, e gli altri. E mi dicono (io me ne intendo per quel tanto) che anche nessuno degli esercenti ha fatto per questo fallimento. A Cernusco c’è n'è per tutti!

Tanto merito dell'istituzione è del Prevosto Toselli di cara memoria, che vide pericolo di similari istituzioni rosse a far da ponte per allontanare contadini e operai dalla Chiesa; e Lui, il Prevosto Toselli, diede i primi fondi per iniziare l'istituzione.

Al tempo del fascismo, in una certa notte burrascosa, ma che non va dimenticata si tentò di distruggere la cooperativa, di darle fuoco, e danni ne subì non pochi; volevan quei signori castigarci, perchè usando di libertà avevamo dati i nostri voti al Partito Popolare invece che al fascio!

Ma poi capirono che era un’istituzione a bene del popolo, e temendo che a metterci mano loro la potevano portare a rovina la rispettarono, la lasciarono vivere, accontentandosi che ci fosse nel consiglio d'amministrazione un loro fiduciario. Meno male!» (da “Voce Amica”, febbraio 1949).

 

A delineare i successivi cambiamenti che interessarono l’Agricola ci aiuta un successivo articolo di un suo presidente, Franco Keller - in occasione della “Giornata del socio”, della benedizione e inaugurazione della nuova bandiera e della rifatta sede amministrativa  (domenica 9 aprile 1961) - in cui raccontava che «Superati i disagi del periodo postbellico, la famiglia della Cooperativa Agricola Cernuschese (che aveva cambiato la denominazione sociale nel 1932) aumentò inscrivendo fra i suoi soci gli appartenenti al piccolo circolo cattolico; la venuta del nuovi soci portò anche una nuova attività, il bar.

Così si unirono agli agricoltori anche gli operai, fondando in un unico spirito fraterno la compagine asinaria, e sia pure; ma gli asinari hanno camminato come buoni cavalli, arando e piallando; battendo la incudine e stringendo bulloni, montando macchine e costruendo case, scrivendo e amministrando.

Ovviamente l'attività della Cooperativa non intende subire pause, l'anno scorso (1960) si incorporò la Cooperativa San Rocco di Ronco. Tanto è stato fatto ma molto rimane da fare … )». (da “Voce Amica”, maggio 1961)

 

L’economia della nostra città, a partire dagli anni Sessanta, cambiò profondamente e con essa anche l’attività della cooperativa che si indirizzò verso il settore del consumo con l’apertura di più punti vendita. La storia più recente è ben raccontata nella pubblicazione edita per il 90° della Nuova Cooperativa Agricola Cernuschese, denominazione sociale attuale della storica società di piazza Matteotti.

Oggi la cooperativa ha 701 soci, 90 dipendenti e conta 3 punti vendita (di cui uno in gestione) in città e altri due in gestione a Vimodrone e Milano.

 

Ieri, domenica 8 febbraio è stato festeggiato il 90° di attività dell’Agricola. Dopo la Messa delle ore 9,30 in prepositurale, è seguito, in Agorà, un convegno sul tema “Cooperative di consumo, fra tradizione e innovazione, quale futuro?”

Ci piace qui segnalare l’intervento del Presidente del Consorzio Asco (che riunisce le cooperative di consumo del milanese aderenti a Confcooperative), che ha indicato all’Agricola alcune importanti sfide da affrontare in futuro per continuare ad essere una cooperativa: dare spazio ai giovani, favorire di più la partecipazione, porre meno attenzione alle logiche del mercato, promuovere la solidarietà, rimanere fedeli alle proprie radici, condividere le scelte di compatibilità ambientale.

Al convegno è intervenuto anche il Sindaco, Eugenio Comincini, che ha ricordato, innanzitutto, come  tra le imprese più longeve della nostra città ai primissimi posti ci sono proprio le cooperative, segno che “i cooperatori cernuschesi hanno saputo costruire nel tempo un progetto industriale capace di aggiornarsi.” Poi ha aggiunto che per essere “buone cooperative bisogna prima di tutto essere buone aziende.”

Ma dal Primo cittadino è venuta anche una sferzata ai suoi concittadini: “Cernusco è una città fortunata, ma un po’ sclerotizzata, con un atteggiamento aristocratico nel guardare alla realtà di oggi. Si è perso slancio nell’affrontare i bisogni attuali dei Cernuschesi. C’è la necessità di riattivare un tessuto sociale importante, che ancora vive ma si è un po’ addormentato. Alle cooperative locali chiedo di elaborare progetti capaci di rivitalizzare questa nostra città.”

Questa analisi del Sindaco, che condividiamo, si aggiunge a quella che abbiamo fatto noi qualche settimana fa, quando ci domandavamo se, in questa nostra città, esiste oppure no un’opinione pubblica capace di far sentire la propria voce. C’è, insomma, di che riflettere!

 

Noi siamo convinti che il rilancio del ruolo della cooperazione cernuschese, come importante fattore di coesione, capace di rispondere ai bisogni e alle nuove emergenze sociali (casa, lavoro, credito, istruzione, integrazione, nuove povertà …), non costituisca soltanto un asse privilegiato della sussidiarietà, ma un’occasione di crescita anche per l’intera città.

La cooperativa, non va dimenticato, rappresenta, oltre che un grande motore di promozione sociale e un costruttore di democrazia economica, anche un modello d’impresa, per quel bene comune che è il cuore di un’economia capace di rivolgersi alla persona e alla società e un’altrettanto efficacia alternativa rispetto alla logica del puro profitto che domina mercato.

All’Agricola auguriamo di continuare ad operare attuando scelte capaci di migliorare le condizioni socio economiche del territorio e delle persone che vi abitano e che vi lavorano.

 

In questi giorni, drammaticamente segnati dalla vicenda umana di Eluana Englaro, sulla quale abbiamo scritto più volte, raccogliamo l’invito del nostro Arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi: “Vorrei che il clamore attorno ad Eluana cessasse e si aprisse lo spazio della preghiera, della riflessione”. Un invito, come ha poi chiarito lo stesso Arcivescovo, a “lasciare cadere tante parole, quelle non necessarie, inutili, fastidiose, non adeguate al momento che si sta vivendo. Dicendo tutto questo non ho invitato al silenzio, ma al contrario, a un silenzio eloquente:”

Che ha trovato riscontro anche nelle parole del presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “Questa vicenda dolorosa, che vede al centro una persona che tutti sentiamo affettuosamente nostra, ci ha resi più insicuri. Non perdiamo l’occasione per riaffermare in modo più convinto e corale il sì alla vita; per fare, come società, un passo decisivo ed esemplare sulla via di un umanesimo reale e non parolaio. Per questo non possiamo tacere.” (Cardinale Angelo Bagnasco, Avvenire, sabato 7 febbraio 2009).

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 9 febbraio 2009

 

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