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HOME > La Nota della Settimana > N° 5/2012

EDUCARE GIOVANI APERTI ALLA VITA.
BOCCIATA LA MOZIONE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO

 

«La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita. Essa è testimoniata da chi non rifiuta il suo dono – a volte misterioso e delicato – e da chi si dispone a esserne servitore e non padrone in se stesso e negli altri. Del resto, nel Vangelo, Cristo stesso si presenta come “servo” (Luca 22,27), secondo la profezia dell’Antico Testamento. Chi vuol farsi padrone della vita, invecchia il mondo.» Così inizia il messaggio dei vescovi italiani in occasione della 34^ Giornata nazionale per la vita, celebrata domenica 5 febbraio in tutte le parrocchie italiane e che ha posto particolare attenzione ai giovani.

«Educare i giovani a cercare la vera giovinezza, a compierne i desideri, i sogni, le esigenze in modo profondo – prosegue il messaggio dei vescovi - è una sfida oggi centrale. Se non si educano i giovani al senso e dunque al rispetto e alla valorizzazione della vita, si finisce per impoverire l’esistenza di tutti, si espone alla deriva la convivenza sociale e si facilita l’emarginazione di chi fa più fatica. L’aborto e l’eutanasia sono le conseguenze estreme e tremende di una mentalità che, svilendo la vita, finisce per farli apparire come il male minore: in realtà, la vita è un bene non negoziabile, perché qualsiasi compromesso apre la strada alla prevaricazione su chi è debole e indifeso.»

Nel passaggio successivo, i vescovi si soffermano su alcuni drammatici fatti di cronaca che hanno visto protagonisti i giovani. «In questi anni non solo gli indici demografici ma anche ripetute drammatiche notizie sul rifiuto di vivere da parte di tanti ragazzi hanno angustiato l’animo di quanti provano rispetto e ammirazione per il dono dell’esistenza. Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei quali questo dono è vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i giovani alla vita significa offrire esempi, testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro si accende appena trovano adulti disposti a condividerlo.»

Segue quindi un chiaro appello agli educatori, agli adulti, perché «per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se stesso. I giovani di oggi sono spesso in balia di strumenti – creati e manovrati da adulti e fonte di lauti guadagni – che tendono a soffocare l’impegno nella realtà e la dedizione all’esistenza. Eppure quegli stessi strumenti possono essere usati proficuamente per testimoniare una cultura della vita. Molti giovani, in ogni genere di situazione umana e sociale, non aspettano altro che un adulto carico di simpatia per la vita che proponga loro senza facili moralismi e senza ipocrisie una strada per sperimentare l’affascinante avventura della vita.»

L’ultima riflessione dei vescovi è per la persistente crisi economica. Il periodo che stiamo vivendo ha reso «illusoria e fragile l’idea di un progresso illimitato e a basso costo, specialmente nei campi in cui entra più in gioco il valore della persona. Ci sono curve della storia che incutono in tutti, ma soprattutto nei più giovani, un senso di inquietudine e di smarrimento. Chi ama la vita non nega le difficoltà: si impegna, piuttosto, a educare i giovani a scoprire che cosa rende più aperti al manifestarsi del suo senso, a quella trascendenza a cui tutti anelano, magari a tentoni. Nasce così un atteggiamento di servizio e di dedizione alla vita degli altri che non può non commuovere e stimolare anche gli adulti. La vera giovinezza si misura nella accoglienza al dono della vita, in qualunque modo essa si presenti con il sigillo misterioso di Dio.»

Il messaggio dei vescovi italiani invita dunque a educare i giovani alla vita, a dare una direzione alla loro vita, ad aprirli e aprirci alla speranza. Educare giovani aperti alla vita è la sfida della Chiesa e di tutta la società. Non è la sfida solo dei cattolici, ma è di tutti, perché da giovani aperti alla vita dipende il futuro.

 

IN CONSIGLIO COMUNALE – Nella seduta del consiglio comunale dello scorso 31 gennaio, dopo ripetuti rinvii, è stata discussa e votata la mozione sul testamento biologico (testo in allegato) presentata dal consigliere indipendente Claudio Gargantini lo scorso 1° marzo. Sono passati quindi ben undici mesi prima del suo esame. Questo dato da solo già la dice lunga sull’urgenza degli argomenti sollevati.   

Il dibattito sulla mozione è stato interessante e appassionato, con toni sostanzialmente pacati. Alcune riflessioni, svolte a partire da situazioni personali vissute da alcuni consiglieri, hanno ben evidenziato la rilevanza e la delicatezza del tema trattato e hanno offerto testimonianze molto più significative e incisive di tante parole.

Ci ha fatto, invece, riflettere l’intervento di un giovane consigliere, a proposito del “concetto di vita”. A questo riguardo, sono quanti mai attuali e urgenti le sollecitazioni dei nostri vescovi, con le quali abbiamo aperto questa nota.  

 

ESPERIENZE PERSONALI DI ALCUNI CONSIGLIERI - Abbiamo accennato ad alcune significative testimonianze, e da queste desideriamo partire. Marco Erba (PD) ha detto che “sul testamento biologico ho più dubbi che certezze. La volontà di una persona va certamente rispettata, ma quanto la volontà di una persona che fa il testamento biologico è veramente consapevole e informata?  Quanto può essere influenzata?” Accennando a una recente vicenda che lo ha coinvolto personalmente, ha sostenuto che, in simili casi, devono essere i “propri cari a decidere” che cosa fare. “Quando una persona non è più lucida sono i suoi parenti, insieme ai medici, a dover decidere se andare avanti oppure no. Questo penso debba essere la via maestra.” Nello specifico ha giudicato “la mozione inutile, per il dispositivo finale che propone. Istituire un nuovo elenco comunale in cui si dica dove ho depositato il mio testamento biologico equivale a creare un elenco senza utilità pratica e con il rischio di andare deserto.” Pur ritenendo “molte affermazioni della parte introduttiva della mozione condivisibili”, ha sottolineato che essa “è nata in un contesto di scontro ideologico, che non ha favorito il confronto sereno tra le diverse posizioni. Si tratta di una mozione che non è nata qui da noi ma altrove e adesso arriva fuori tempo massimo.”    

Daniele Cassamagnaghi (Il Naviglio) ha detto di essere “in difficoltà a ridurre un argomento simile a un voto.” Dopo aver richiamato “il vuoto legislativo” sul tema in discussione e dichiarato di aver “sempre guardato con orrore alle cliniche svizzere dove è possibile staccare la spina”, pur essendo per “il libero arbitrio, ognuno decide per sé”, ha raccontato di aver vissuto da vicino una vicenda che lo ha molto colpito. “Una famiglia di conoscenti ha un figlio che, a seguito di un incidente, era entrato in coma ed era stata consigliata dai medici, dopo un anno di cure apparentemente inutili, di staccargli la spina, ma la mamma si era opposta. Dopo 11 anni, quel figlio si è risvegliato dal coma e adesso piano piano sta riprendendosi e ha raccontato che, nonostante fosse in coma, sentiva e capiva tutto quanto accadeva attorno al suo letto.” Per l’ex sindaco “noi non abbiamo proprio diritto su niente e su nessuno. Non trovo giusto che si abbia a votare per questo. Noi siamo qui per fare altro.”          

Il capogruppo del PDL, Giorgio Monti, ha sostenuto l’inutilità del registro e del testamento

biologico. Richiamandosi alla sua professione medica e alla sua passata esperienza di rianimatore all’Ospedale San Carlo di Milano, ha affermato che “l’azione del medico è sempre rivolta a rianimare i pazienti. Quando arrivava in ospedale una persona non rianimabile, io avrei dovuto scrivere sul referto che era giunta in ospedale cadavere, ma non l’ho mai fatto, se non dopo aver tentato più volte di rianimarla.” Monti crede che “non sia giusto fare una legge per liberarci da questo problema. Ognuno lo affronterà insieme al suo medico, che agirà secondo scienza e coscienza. Il testamento biologico è inutile, perché l’uomo ha qualcosa di grande dentro di sé da dover portare avanti.”

Per Ciro Angrisano (Lista Cassamagnaghi), “ripercorrendo la mia storia personale dico: chi ci autorizza a togliere la vita? Anche se una persona non si muove, anche se magari non fa niente, ma con gli occhi mi dice che vuole vivere, tu come fai a dire: ma ha fatto il testamento biologico e me ne frego? Secondo me, questa mozione, è una cosa propagandistica.” Per rendere ancor più manifesto il suo pensiero ha affermato che portare il testamento biologico in Villa Greppi equivarrebbe a “portare un pacco in Comune. La vita è un bene prezioso. Ognuno di noi dovrebbe provare, toccare con mano, guardarsi allo specchio e dire: io devo votare una mozione sul testamento biologico quando magari c’è gente senza gambe e senza braccia che continua a vivere?”

 

“UNA MOZIONE INUTILE” - Contro la mozione si sono espressi oltre ai quattro consiglieri precedentemente citati, anche altri nove, sia di maggioranza che di minoranza. Per Raffaele Di Bello, capogruppo del PD, i temi toccati dalla mozione riguardano un “problema importantissimo, sul quale però solo il legislatore nazionale può intervenire.” Ha ammesso che “mozioni simili o quasi sono state presentate in molti Comuni, per la maggior parte a guida di centrosinistra, ma avevano lo scopo di provocare il legislatore nazionale a legiferare sul tema e non tanto quello di raccogliere le dichiarazioni anticipate. Il parlamento ha iniziato a discutere una legge sul testamento biologico, adesso ferma al Senato, che il PD non condivide, ma oggi ci sono altre priorità.”

Mario Oriani (PDL) si è detto convinto che “la mozione sia fuori tempo massimo e non risponde a criteri di logicità e ad esigenze di operatività.” Quindi ha aggiunto che su questi argomenti “non riesco a togliermi dalla mia coscienza.” Mozioni di questo tipo nascondono, a suo parere, il “tentativo di far passare qualcosa cambiandogli nome per farlo diventare altro. Per essere chiari, il testamento biologico vuol dire eutanasia vera. Io non l’accetto. Credo che la vita sia un valore non disponibile da parte di nessuno.” Decisioni sul fine vita devono essere “lasciate a chi è tenuto per deontologia professionale” a tutelare il malato, cioè al medico. “Io tendo a fidarmi del medico, d’accordo con i famigliari. Nessuno può pensare di poter disporre della propria vita. Perché altrimenti tutto è possibile.”   

Per Angelo Levati (PD) “oggi le priorità sono altre. Abbiamo sotto gli occhi le esigenze attuali della nostra città, che non sono queste di cui stiamo discutendo.” In mancanza di una “decisione condivisa sull’argomento in discussione”, la mozione “non serve a nessuno”.

“Non bisogna dimenticare - per Fabrizio  De Luigi (PDL) - che (nei casi di fine vita) i pazienti e le loro famiglie cercano e desiderano una significativa relazione di cura, un’alleanza terapeutica che li accompagni passo dopo passo nella ricerca di una soluzione medico-assistenziale la più appropriata. Il timore dell’accanimento terapeutico molte volte è figlio della paura e della solitudine dell’ammalato.” Con riguardo al dispositivo della mozione, il consigliere azzurro ha parlato di “un registro completamente inutile, perché non produrrà effetti reali.” Ha quindi precisato che è “per preservare la vita dal suo concepimento sino alla fine.”

“Credo che la vita sia indisponibile – ha affermato Adriana Guzzi (PD) – ma non ho il diritto di proibire a qualcuno che lo voglia fare di poter redigere un testamento biologico.” Ma “se questo testamento non ha un valore riconosciuto da una legge a cosa serve a chi serve?”

Riprendendo quanto affermato dal consigliere Severgnini – secondo il quale consentire a qualcuno di fare qualcosa non lede i diritti di chi questo qualcosa non lo può fare, citando espressamente anche il caso dell’aborto – Guzzi ha detto “nell’aborto è leso il diritto del bambino, che non ha chiesto a nessuno di venire al mondo e che però viene eliminato.”

Il Sindaco, Eugenio Comincini, ha condiviso la posizione espressa dal consigliere Erba,  l’affermazione della consigliera Guzzi sulla indisponibilità della vita e del consigliere Angrisano sul “pacco da portare in Comune”, aggiungendo poi che “una mozione come questa lascia il tempo che trova.”

 

DUE CONSIGLIERI SI SONO ASTENUTI - “Un tema delicatissimo” - per Fabio Colombo (Vivere Cernusco) – sul quale ha detto di sentirsi “personalmente piccolo” e di non saper “dire che cosa può essere giusto o sbagliato. Si tratta poi di temi sui quali le posizioni di ciascuno possono anche cambiare in funzione di ciò che si sta vivendo in un dato momento.” E comunque, per il capogruppo della lista civica, “è dilaniante anche lasciare ai famigliari la decisione.” La mancanza di un quadro normativo preciso rende “difficile applicare quanto previsto dalla mozione. Faccio fatica a votare a favore o contro. Mi asterrò.” Quindi ha detto di sognare “che in qualsiasi momento, laddove ci fosse una persona che decidesse sulla sua vita o in un modo o in un altro, non venga definito né assassino né martire ma venga rispettato per il suo dolore.”

Giorgio Perego, presidente del consiglio comunale ha dichiarato che “se dovessi guardare la sostanza sarebbe un sì, ma siccome poi la mozione chiede di istituire un registro di cui non ne vedo l’utilità, perché per chi fa questa scelta non è necessario andare in Comune, allora mi astengo.”

 

FAVOREVOLI, PERCHÉ LA MOZIONE RISPETTA LA VOLONTÀ PERSONALE – Dopo aver esplicitato il significato del termine testamento biologico e sostenuto la sua “perfetta coerenza con il complesso delle libertà democratiche sancite dalla nostra costituzione”, Ermes Severgnini (Rifondazione comunista) ha aggiunto di “credere che non si tratti né di una questione di maggioranza né di minoranza e neppure di un fatto di coscienza. Se ci fosse un’esigua minoranza che sentisse l’esigenza di pronunciarsi con questo strumento il resto della comunità e delle istituzioni avrebbero l’obbligo morale di soddisfare questa esigenza tanto più che non impatta, non ha alcuna conseguenza, nessuna limitazione, per coloro che di questa possibilità non intendono avvalersi”, come sarebbe, a suo parere, anche per il divorzio e l’aborto. In conclusione, “favorevole alla mozione perché contrario a uno stato etico, che voglia imporre la propria morale per legge.”

Daniele Fedeli (Vivere Cernusco) ha ritenuto la “mozione meritevole di sostegno”, pur “riconoscendo la debolezza del dispositivo dal punto di vista operativo.” Per il giovane consigliere “il testamento biologico rappresenta un passo significativo nel (dare attuazione al) principio di autodeterminazione dell’uomo che assieme a quello di autodeterminazione dei popoli ritengo essere il principio assoluto rispetto al quale l’esercizio legislativo deve rapportarsi. Ancor di più, ma non vorrei essere blasfemo, del concetto stesso di vita. Questo sì che oggi ci accompagnerebbe, nel tentativo di dare risposte morali a concetti complessi, in un baratro concettuale da cui difficilmente riusciremmo a uscire.”

Primo e poi ultimo a intervenire, raccogliendo le indicazioni emerse dal dibattito, è stato il presentatore della mozione Claudio Gargantini, consigliere indipendente. All’inizio del dibattito, dopo aver letto il testo della mozione, ha detto che con essa “non si vuole instituire il Registro delle DAT (Dichiarazione Anticipata di Trattamento) ma un Registro che raccolga le attestazioni dei soggetti residenti che hanno redatto le proprie dichiarazioni anticipate con l’indicazione del luogo o dei soggetti presso cui sono conservate. La DAT è necessaria affinché ognuno possa, con consapevolezza, decidere come accogliere il momento della fine della propria vita nell’istante in cui non potrà più esprimersi. L’importanza del rispetto della volontà personale in caso di malattia è sottolineata nell’articolo 32 della Costituzione Italiana.” A parere di Gargantini si tratta di “un tema, quello del testamento biologico, che trova concordi cattolici e laici”, e a sostegno della sua tesi ha citato un’intervista del cardinal Martini, un documento della Conferenza Episcopale Tedesca, una frase di Giovanni Paolo II e il Catechismo della Chiesa Cattolica. Anche queste citazioni, aggiungiamo noi, circolano da tempo in rete e non possono essere certamente portate a sostegno della posizione assunta dal consigliere indipendente, perché il loro significato è ben diverso da quello esplicitato da lui e da coloro che condividono le sue idee.   

Quando si parla di testamento biologico non si parla di eutanasia o di dolce morte, ma di garantire e rispettare quei sacrosanti diritti alla libertà e alla dignità personale proclamanti nella nostra Costituzione. Ecco il motivo per cui non possiamo non esprimerci su un tema cosi importante che tocca la vita di tutti i cittadini, nessuno escluso. Anzi, possiamo dire che poter prendere la parola in questo consiglio su un tema cosi importante sia un onore per tutti noi. Non sia mai che qualcuno venga obbligato a interrompere un sostegno artificiale alla propria vita, cosi come non sia mai che alcuno sia obbligato a mantenere un sostegno artificiale alla propria vita. Solo la piena libertà nella consapevolezza può sciogliere ogni dubbio affinché ciò non avvenga. È per questo che ha senso il Testamento biologico.”

A chiusura del dibattito, Gargantini ha espresso soddisfazione per la discussione. “Noi abbiamo comunicato una scelta. Ma chi è in quello stato (di fine vita) non può più comunicare la sua scelta. Per me non è necessaria alcuna legge su questa materia. Basta applicare la nostra Costituzione.” Con riferimento poi alle diverse posizioni espresse dal suo ex partito ha detto che “è bellissimo che il PD non riesca a prendere posizione.” Ha quindi aggiunto che dobbiamo “rispettare quello che una persona, nella sua consapevolezza o meno non lo so, lascia scritto con riferimento alla sua situazione di de-relazione” in cui si potrà trovare. “Che può essere anche: io scelgo di lasciare ai miei famigliari e al mio medico di decidere.”

 

LA VOTAZIONE – Gargantini non ha inteso ritirare la mozione, come è stato sollecitato a fare da più consiglieri, che quindi è stata messa ai voti. Hanno votato a favore 3 consiglieri (Gargantini, Severgnini e Fedeli), due si sono astenuti (Colombo e Perego), tredici si sono detti contrari, mentre tre erano assenti (Erica Spinelli, Angelo Rocchi, Claudio Cogliati).

 

A NOSTRO PARERE – Abbiamo già commentato, in precedenti Note i temi affrontati dalla mozione. Questa volta – preso atto con viva soddisfazione del risultato della votazione in consiglio comunale, che ha manifestato una diffusa sensibilità per la tutela della vita, e ribadito il pieno rispetto per le posizioni espresse da ciascuno, anche quando sono profondamente lontane dalle nostre – ci limitiamo a riproporre una passaggio, a nostro parere importante, della Lectio magistralis tenuta lo scorso 18 novembre dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ad un convegno dell’Associazione Scienza e Vita.

È dal “ceppo vivo e solido dell’etica della vita - ha affermato Bagnasco - che germogliano tutti gli altri valori che vengono riassunti come etica sociale.” E “la vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale, è certamente il primo” di questi. Non si tratta “di voler imporre la fede e i valori che ne scaturiscono direttamente, ma solo di difendere i valori costitutivi dell’umano e che per tutti sono intellegibili come verità dell’esistenza.” Valori che “appartengono al DNA della persona” e quindi “non possono essere conculcati, né parcellizzati o negoziati attraverso mediazioni che, pur con buona intenzione, li negano.”

“La presa in carica dei più poveri e indifesi (e chi è più indifeso di chi non ha voce perché non l’ha ancora o, forse, non l’ha più?) - ha aggiunto il Presidente della CEI - esprime il grado più vero di civiltà di un corpo sociale e del suo ordinamento.” E “modella, educa, la forma di pensare e di agire, il costume, di un popolo e di una nazione, il suo modo di rapportarsi al suo interno, di sostenere le diverse situazioni della vita adulta sia con codici strutturali e adeguati, sia nel segno dell’attenzione e della gratuità personale.”      

Buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 6 febbraio 2012.

 

RETTIFICA: COLOMBO CONTRARIO, DI BELLO ASTENUTO - Il consigliere Fabio Colombo (Vivere Cernusco) ci ha segnalato che il suo voto sulla mozione per il testamento biologico “è stato palesemente contrario, dopo aver, in un secondo intervento, dichiarato di essere favorevole al ritiro della mozione”, mentre ad astenersi è stato il consigliere Raffaele Di Bello (PD) insieme a Giorgio Perego, presidente del consiglio comunale. Ringraziamo Colombo per la precisazione, scusandoci con lui e con i nostri lettori per l’errore.  (8/02/2012)

 

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