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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 5/2008

Dalla nascita alla morte: servire la vita

 

“Servire la vita” è il tema scelto dalla Conferenza Episcopale Italiana per la 30^ Giornata per la vita, di domenica 3 febbraio. Il messaggio diffuso, per l’occasione, dai nostri vescovi abbraccia soprattutto due momenti fondamentali della vita umana: la nascita e la morte. 

«I figli – scrive il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana - sono una grande ricchezza per ogni Paese: dal loro numero e dall’amore e dalle attenzioni che ricevono dalla famiglia e dalle istituzioni emerge quanto un Paese creda nel futuro. Chi non è aperto alla vita, non ha speranza. Gli anziani sono la memoria e le radici: dalla cura con cui viene loro fatta compagnia si misura quanto un Paese rispetti se stesso.

La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita. I primi a essere chiamati in causa sono i genitori. Lo sono al momento del concepimento dei loro figli: il dramma dell’aborto non sarà mai contenuto e sconfitto se non si promuove la responsabilità nella maternità e nella paternità. Responsabilità significa considerare i figli non come cose, da mettere al mondo per gratificare i desideri dei genitori; ed è importante che, crescendo, siano incoraggiati a “spiccare il volo”, a divenire autonomi, grati ai genitori proprio per essere stati educati alla libertà e alla responsabilità, capaci di prendere in mano la propria vita.

Questo significa servire la vita. Purtroppo rimane forte la tendenza a servirsene. Accade quando viene rivendicato il “diritto a un figlio” a ogni costo, anche al prezzo di pesanti manipolazioni eticamente inaccettabili. Un figlio non è un diritto, ma sempre e soltanto un dono. Come si può avere diritto “a una persona”? Un figlio si desidera e si accoglie, non è una cosa su cui esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà. Ne siamo convinti, pur sapendo quanto sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non poter coronare la grande aspirazione di generare figli. Siamo vicini a coloro che si trovano in questa situazione, e li invitiamo a considerare, col tempo, altre possibili forme di maternità e paternità: l’incontro d’amore tra due genitori e un figlio, ad esempio, può avvenire anche mediante l’adozione e l’affidamento e c’è una paternità e una maternità che si possono realizzare in tante forme di donazione e servizio verso gli altri.»

Dopo aver ricordato anche il dramma delle morti sul posto di lavoro e sulla strada, i nostri vescovi, soffermandosi su chi è gravemente ammalato e anziano, affermano che «nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta. Deve, invece, crescere la capacità di accoglienza da parte delle famiglie stesse. Stupisce, poi, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben poco a riguardo delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona, che ha diritto ad avviarsi alla morte senza soffrire e senza essere lasciata sola, amata come ai suoi inizi, aperta alla prospettiva della vita che non ha fine.»

 

Occorre prendere atto, purtroppo, di una triste realtà: «Dal 1978 al 2006 le statistiche ufficiali parlano di circa 4.750.000 aborti, che sommandoli a quelli del 2007 portano a un totale di circa 5 milioni di bambini non nati". Sono dati del Movimento per la vita (Mpv), da trent’anni impegnato per la difesa della vita. "È come se due o tre grandi città italiane fossero state cancellate di colpo", afferma il presidente nazionale, Carlo Casini , parlando anche delle tante "bugie" che in questi anni sono state dette sul fenomeno delle interruzioni di gravidanza. "Quella che viene definita una buona legge - afferma - in realtà si sintetizza nella cifra spaventosa di 130-140mila aborti l'anno. E anche in altri Paesi europei gli aborti, invece di diminuire con la liberalizzazione, sono aumentati: in Francia erano 134.000 nel 1976 e oggi sono oltre 210.000; nel Regno Unito si è passati dai 25.000 del 1968 ai 207.000 del 2004". La scelta da compiere, secondo il Mpv, "è di sostenere i consultori perché nel loro lavoro diano la preferenza alla vita, che rappresenta l'interesse sociale, culturale e persino demografico del Paese» (Agenzia S.I.R. 31 gennaio 2008).

 

In Lombardia- secondo quanto affermato dall’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani (Avvenire, 23 gennaio 2008) -  ogni 3 nati viene praticato un aborto e fra tutti gli aborti che vengono fatti il 39% sono di extracomunitari.

Ben vengano, dunque, i segnali a favore della vita che sono stati lanciati nelle scorse settimane dalla Regione Lombardia, guidata da Roberto Formigoni: con un atto di indirizzo ha invitato a non praticare interruzioni di gravidanza dopo le 22 settimane e 3 giorni e con più risorse sosterrà i consultori pubblici e accreditati per fornire alle donne in difficoltà per una gravidanza l’opportunità di un sostegno plurispecialistico (medico, psicologico e sociale) che favorisca la rimozione degli ostacoli alla nascita di un figlio.    

 

Con 300 strutture presenti su tutto il territorio nazionale, di cui una anche nella nostra città, i Centro di Aiuto alla Vita (CAV) in trent’anni di attività hanno aiutato a nascere 85.000 bambini. Secondo un’indagine fatta dagli stessi CAV, al primo posto delle motivazioni della difficoltà per la gravidanza stanno , con il 43%, le motivazioni economiche.

È importante, allora, aiutare, anche a livello comunale, le famiglie con iniezioni di reddito (assegni o minori imposte), ma lo è di più investire per migliorare il contesto: asili, scuole, servizi, sicurezza e tutto ciò che può sostenere la famiglia.

Perché, non nascondiamocelo, c’è una realtà che i mezzi di comunicazione sociale e i politici cercano di nascondere: il diritto alla scelta o all’autodeterminazione individuale può esistere solo in negativo, cioè per non procreare figli e per non fondare una famiglia. Non interessa a loro, invece, dare voce a chi vorrebbe un lavoro o comunque una tranquillità economica, sia pure minima, per avere un figlio. 

 

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 2 febbraio 2008

 

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