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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 53°/2008

Per il 2009, saper tracciare vie nuove

Ci sono alcuni passaggi del discorso alla città di don Luigi Caldera, dello scorso 20 dicembre, che meritano di essere ripresi, perché hanno richiamato alla nostra attenzione alcune emergenze sociali diffuse anche nella nostra comunità civile. Tenerle presenti alla fine di un anno di attività, periodo tradizionalmente dedicato a tracciare bilanci e a programmare l’attività futura, diventa un preciso dovere per tutti e non solo per chi è impegnato in ambito sociale o politico.

Innanzitutto, l’ex prevosto ha parlato della casa, ricordando che “i tantissimi fidanzati che in questi anni” ha incontrato gli hanno sempre raccontato della “loro difficoltà a trovare un alloggio a prezzi moderati in città.” Per questo ha invitato tutti “a sentirsi chiamati a rispondere, con adeguate ini­ziative, alle conseguenze negative che la man­canza di alloggi a prezzi equi comporta sul piano individuale, familiare e sociale.”
Ha poi accennato al “continuo incremento del numero degli anziani”, sollecitando le famiglie a “dimostrarsi aperte e accoglienti nei loro confronti.” Ma, agli stessi anziani, dopo aver detto che “è giusto che si ritaglino degli spazi per sé” ha raccomandato di “dedicare un po' di attenzione e tempo ai loro co­etanei in difficoltà.”
“Mettersi in ascolto delle famiglie” è stata un'altra forte sollecitazione lanciata da don Luigi alla nostra città, dove “le situazioni di precarietà familiare sono più diffuse di quanto si possa pensare. Basta non chiudersi in se stessi e fingere che attorno tutto vada bene. Presto ci si accorge così che c’è tanta gente che ha bisogno di essere aiutata… Storie di ordinaria precarietà in una cittadina che tende a mostrare solo il volto di un facile e comodo benessere.”
“Di fronte al problema immigrazione”, per certi aspetti purtroppo collegato a quello della sicurezza, è venuto poi l’incoraggiamento ad “ascoltare la voce del cuore che ci invita a non avere paura: non siamo di fronte a un'invasione di mostri, ma a persone che hanno qualche problema come tutti, magari un bel po' più sfortunate di noi… ”
Don Luigi, riprendendo un  tema a lui caro e al centro delle sue preoccupazioni pastorali, ha quindi parlato dell’emergenza educativa e dell’importanza di “tornare a proporre modelli positivi: e qui la famiglia, innanzitutto, e tutte le altre agenzie educative (scuola, oratorio, società civile, mezzi di co­municazione...) devono fare la loro parte … Solo una vera alleanza tra tutti coloro che hanno a cuore l’educazione integrale delle nuove generazioni può aiutare le diverse agenzie educative a svolgere bene il loro ruolo. Invito proprio a parlarne e a fare qualcosa in questa direzione.”
Quest’emergenza educativa è stato il passaggio centrale del discorso alla città. Ripresa poi, prima della conclusione, con un ulteriore ed importante sottolineatura: “La vera emergenza è quella educativa (senza che gli altri problemi vengano sottovalutati, si capisce: anzi, esigono risposte serie ed efficaci): nella nostra cultura non è Dio che è in crisi, non è la Chiesa ad essere in crisi (essa è chiamata ad essere granellino di senape, lievito! E dirlo a Cernusco fa una certa impressione…), ma è l’uomo che non sa più chi è e che cosa vuole, in che direzione cammina. Manca una visione dell’uomo, un’antropologia e un’antropologia senza Dio è dimezzata, è un impoverimento per la persona: l’assoluto è ciò che dà fondamento e senso all’uomo. Altrimenti si va verso il trionfo del relativismo, cancro mortale della nostra cultura.”

Questo richiamo, per i credenti, si ricollega immediatamente alla prima applicazione concreta che il nuovo prevosto, don Ettore Colombo, ci ha proposto nel giorno del suo ingresso - domenica 12 ottobre 2008 - come responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”. In un anno in cui la Chiesa locale ha vissuto dei passaggi importanti, che hanno creato anche qualche difficoltà, riallacciandosi alla “storia della fede nella nostra città di Cernusco, che è millenaria e ha alle spalle una salda tradizione”, don Ettore ci ha ricordato che “essere cristiani è una grazia, non è merito nostro, neppure frutto delle nostre forze. Per questo davanti ad una grazia così abbondante siamo chiamati ad interrogarci e a chiederci: che ne abbiamo fatto del vangelo? Questa è la domanda più importante che ci dobbiamo porre”.

Una domanda che dovremmo sempre tener presente e che abbiamo ritrovato, seppur con accenti diversi, nel saluto di don Claudio, domenica 28 dicembre, alle ore 11.00, durante la solenne celebrazione eucaristica in prepositurale, gremita di fedeli. Come noto, l’attuale vicario parrocchiale e cappellano dell’ospedale Uboldo è stato nominato, dal prossimo 1 gennaio, rettore della cappellania di San Carlo presso l’ospedale civile di Garbagnate Milanese.
Egli ci ha confidato di aver imparato, stando in mezzo a noi, a “tenere lo sguardo fisso” su Gesù. Noi, ancor di più, abbiamo appreso da lui la forza di passare attraverso le esperienze difficili e dolorose della vita fidandoci ed affidandoci a Gesù e abbiamo incontrato in lui un autentico testimone della fede.
“Anche noi dunque - riprendendo ed ampliando la citazione fatta da don Claudio - circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia” sentiamoci chiamati a correre “con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.” (Lettera agli Ebrei, 12.1).    

Al termine di un anno di appuntamenti settimanali, vogliamo raccogliere ancora dal discorso alla città e lanciare per il prossimo anno una e sfida e un augurio a tutti coloro a cui sta a cuore il futuro della nostra città: “uscire dalla mediocrità di una politica che asseconda e non guida, rimane ferma e non traccia vie nuove, sopporta un futuro che accetta solo nella sua inevitabile casualità, proprio perché lontano e fuori da ogni riflessione e da ogni progetto.”

Buona settimana e buon anno!

Carlo & Ambrogio
 

Cernusco sul Naviglio, 29 dicembre 2008

 

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