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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 52°/2007

Aspettando la Messa di mezzanotte

 

Inutile nascondercelo, ma la Messa di mezzanotte, nella notte santa, nella nostra chiesa prepositurale, come pure la solenne Veglia pasquale, è un appuntamento atteso anche per le sorprese che l’omelia-dialogata del nostro Prevosto potrebbe riservarci.

 

Don Luigi ha cominciato a Natale del 2004 a dialogare con San Giuseppe - che ci ha detto:  “Lasciatevi guidare da Dio” - ha poi proseguito, l’anno dopo, con la conversazione con Maria - questo il suo messaggio per ciascuno di noi: “Fai come Dio, diventa uomo” - quindi ha introdotto, nel 2006, anche a Pasqua, nella solenne veglia, un colloquio con la Maddalena - “Stare con Gesù è proprio bello” ci ha rassicurato la donna che per prima era accorsa al sepolcro - accompagnato dalla voce di un noto artista che cantava “voglio trovare un senso a questa vita …”.

Lo scorso anno, don Luigi ha chiacchierato con Gelindo, che la tradizione rappresenta come il pastore dormiente del presepio. Famiglia, figli, ragione, lavoro e donna sono stati i temi toccati nella conversazione, interrottasi sul più bello perché Gelindo, strano a dirsi per uno abituato a riposare, doveva “correre perché le cose che sento si fanno importanti: dicono che chi accoglie questo bambino diventa figlio di Dio e fa parte di un’unica famiglia … se è così, qui sta nascendo un mondo nuovo!”

 

E quest’anno che cosa succederà? Impossibile avere qualche anticipazione dal nostro Prevosto. Il riserbo in questo caso è assoluto. Quel che è certo è che il tema l’ha già scelto, perché questo è uno degli appuntamenti a cui si prepara con largo anticipo, anche se sino all’ultimo i dettagli possono cambiare.

Noi potremmo allora solo tentare di immaginare con chi dialogherà quest’anno. Già incontrati Giuseppe e Maria, potrebbe parlare direttamente con Gesù bambino, ma in questo caso non sarebbe una novità perché qualche accenno lo aveva già fatto a Natale del 2003 quando, dopo aver sognato una comunità unita come una famiglia, nell’amore e nella gioia del Signore, il Pargol divino gli ha detto: “Si può fare!”.

Rimangono, allora, gli altri pastori e l’Angelo che recò l’annuncio della nascita. Per i Magi è un po’ troppo presto. Potrebbe dialogare anche con l’imperatore Cesare Augusto, che ordinò il censimento, oppure con Quirino, il governatore della Siria, o con il re Erode o ancora con i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo.

Se tornasse a parlare con i pastori, lo farebbe con chi? Detto di Gelindo, il dormiente, ci sarebbero ancora quello dell’adorazione oppure quello della meraviglia, quello che suona lo zufolo, quello che soffia sul fuoco, quello che porta la capretta, quello che lancia l’annuncio agli altri o quello deforme? Non ci resta che aspettare.

 

Aspettando la Messa di mezzanotte, ci piace riflettere e pensare ad alcuni argomenti che il nostro Prevosto potrebbe accennare nell’omelia, dalla quale poi trarre motivi per un rinnovato impegno, una rinvigorita fiducia e una rimotivata testimonianza: la costituzione, a livello cittadino, della Comunità pastorale “Famiglia di Nazareth”; il senso del nostro vivere e morire, alla luce del tema della speranza cristiana affrontato da Benedetto XVI nella sua recente enciclica; inoltre, in questo secondo anno che la nostra diocesi dedica alla famiglia, un riferimento potrebbe essere anche per i “molti genitori preoccupati non solo per la crescita e l’educazione dei figli, ma anche per la loro fede.” Scrive, infatti, il nostro arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, nella lettera pastorale di quest’anno: «Talvolta questi genitori, anche quelli che non hanno una vita sempre coerente con il Vangelo e un’unione d’amore celebrata nel sacramento di Cristo e della sua Chiesa, sentono tuttavia la responsabilità di assicurare ai propri figli una crescita umana e religiosa. Vorrebbero vedere i loro figli entrare in una pienezza di vita e di libertà che spesso temono di non riuscire ad offrire loro … Queste preoccupazioni, tra sofferenze e speranze, muovono spesso il cuore dei genitori a rivolgersi a Gesù. Come il funzionario del re (Vangelo di Giovanni, 4, 46-54), hanno la certezza che il Signore non è estraneo al desiderio di vita e di bene che nutrono per i loro figli; e si avvicinano al Signore per invocarlo, per chiedergli di “scendere a guarire”. Questa preghiera insistente e fiduciosa non solo è in grado di toccare il cuore di Dio, ma è già autentico gesto missionario, coraggioso e profetico, perché nasce dalla gioiosa speranza dei “segni” che Gesù non fa mai mancare al cammino dei suoi fratelli. Quando un genitore vive la preoccupazione per la fede e per l’autenticità di vita dei suoi figli non nell’angoscia o nel lamento, ma piuttosto nell’invocazione del Signore, si pone già come testimone convincente di una fede vitale incarnata.»

 

Quel che più importa però, al di là delle anticipazioni più o meno azzeccate che possiamo aver fatto, è che, entrando in chiesa, per la Messa di mezzanotte il nostro cuore sia colmo di tenerezza, pronti a stupirci, ancora una volta, per quel Dio che si fa uomo e viene deposto in una mangiatoia.

 

Il nostro augurio per un santo e lieto Natale, a chi ha la pazienza e la bontà di leggere questa nostra “nota”,  lo accompagniamo con le parole di un vescovo, a noi particolarmente caro, monsignor Antonio Riboldi: «"Rallegratevi sempre nel Signore, sempre. Ve lo ripeto, rallegratevi! La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il  Signore è vicino! Non angustiate­vi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù" (Lettera ai Filippesi  4,4-7).

Non è che i tempi di san Paolo e delle prime comunità con­vertite al cristianesimo fossero tempi più sereni dei nostri. Vivevano le loro notti a volte più tragicamente di noi. Ma Paolo era l'uomo che faceva quotidianamente l'esperienza di Cristo, al punto da afferma­re "per me vivere è Cristo". La gioia allora, che tutti cerchiamo, diventa il segno inconfondibile che un uo­mo ha le sue radici di vita non nelle futilità del mon­do, ma nella stessa vita del Padre. Dio è soprattutto amore e l'amore per sua natura è gioia, anche se nel farsi dono conosce il sacrificio e il dolore. E' quello che Dio volle proclamare con il canto degli angeli nella nascita del Figlio a Betlemme. Questo è il grande evento del Natale: Dio che si fa vicino, sempre, fino a innamorarsi di noi, è 1'Emmanuele.

In questo periodo un poco tutti vogliamo farci vicini ai parenti e agli amici … ma vorremmo essere capaci di farci vicini a quel Gesù che pare ci attenda con le braccia aperte e non fa paura, ma suscita tanta tenerezza, quella che è la qualità del cuore di Dio.                                        

Vorrei che tutti noi, carissimi, facessimo nostre le parole di Isaia il profeta: "Come sono belli sui monti i piedi dei mes­saggeri di lieti annunzi che annunziano la pace, messaggeri di bene che annunziano la salvezza e dicono a Sion: regna il tuo Dio; senti? Le sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia perché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion" (Isaia 52,7-10).

Il mio augurio a voi tutti, carissimi amici, è che siate senti­nelle che gridano la gioia, messaggeri che annunziano la pace. Buon Natale, pregando tutti insieme di lasciarci riempire gli occhi e il cuore, come i pastori e i re magi, della gioia che Dio dà a chi lui ama.»

Carlo & Ambrogio

 

P.S. - Nella vita amministrativa della città c’è da segnalare la seduta del consiglio comunale dello scorso 19 dicembre. In evidenza, l’approvazione della delibera relativa alle nuove norme che disciplinano la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà delle aree ricomprese nei Piani di zona ex legge 167/1962.

 

Cernusco sul Naviglio, 22 dicembre 2007

 

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