CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > Settimana 50/2010

BUON NATALE: FACCIAMOCI PORTARTORI DELLA LIETA NOTIZIA DI DIO TRA NOI
 

Francesco d'Assisi, nel 1223, volle vivere a Greccio la notte di Natale con una vera rappresentazione che, iniziando con un presepe vivente, avesse il momento culminante nella celebrazione eucaristica, nella quale Gesù Cristo si rende presente nel pane e nel vino consacrato. Narra il biografo che Francesco voleva: «Rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato […]. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.»

Da quel Natale, i cristiani, in maniera semplice, artistica e ingegno­sa, hanno rappresentato la natività di Gesù con il presepio.

 

È quanto è accaduto anche nella nostra città, per il secondo anno consecutivo, con il presepe vivente proposto dalla scuola paritaria Auora-Bachelet, lo scorso sabato 18 dicembre.

Un’esperienza che si è voluto ripetere “sicuramente non per una ragione folcloristica, Il frutto più grande di ciò che si è vissuto l’anno scorso - ha scritto un’insegnante - è stato lo spettacolo di un popolo generoso, creativo, e pieno di letizia, mosso da quel Bambino nella mangiatoia. Questo popolo è la testimonianza più eloquente del fatto che il presepe non è la rievocazione, pur piena di sentimenti, di un avvenimento del passato, ma la memoria della nascita di Gesù, ancora presente nella vita degli uomini che chiede a noi, oggi, di essere riconosciuto. Per questa ragione sono partiti i preparativi per un presepe ancora più bello!”

Il presepe vivente di quest’anno ha fatto sosta in cinque luoghi, ma si è poi snodato lungo le vie del centro città, attirando l’attenzione di tutti i passanti, per la cura delle ricostruzioni, la spontaneità delle rappresentazioni e l’originalità dei costumi.

L’adorazione dei Magi al Bambino, nella grotta allestita sul sagrato della prepositurale, è stato il quadro conclusivo della rappresentazione. Nella stalla, a riscaldare il Bambino, c’erano un asinello e un vitellino, e appena fuori, in un piccolo recinto, anche delle pecore.

Il significato più autentico del gesto compiuto è stato evidenziato dal Prevosto della città, intervenuto anche per esprimere, a nome di tutta la Comunità pastorale, il grazie più sincero ai ragazzi, genitori e insegnanti della scuola paritaria per il loro impegno.

«Ringrazio la Scuola Aurora-Bachelet per questo gesto e per questa rappresentazione sacra – ha detto don Ettore Colombo - che ci ha riportato al cuore del mistero del Natale che celebriamo in questi giorni. Il Natale è esattamente questo: è la nascita di Gesù. Dopo noi l’abbiamo riempito di tante altre cose, che forse con il Natale hanno poco a che fare, tutte cose anche belle: la gioia, le luminarie, la festa, i doni, i regali … ma dimenticandoci che il cuore di tutto parte da Dio, che ha deciso di nascere come uomo in mezzo a noi e lo ha fatto in Gesù. San Luca, di cui abbiamo ascoltato una pagina del suo vangelo, ci ha ricordato proprio questo con parole semplicissime: (I pastori) trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino giacente nella mangiatoia. Sono dieci semplicissime parole, dice lo scrittore Luigi Santiucci, che compongono tutto il presepio. San Luca non ha sentito il bisogno di aggiungere niente altro per descrivere il Natale di Gesù e questo gesto così meraviglioso.

Voi oggi l’avete fatto rivivere all’interno delle vie della nostra città per ricordarci che il Natale, un avvenimento capitato in un momento preciso della storia degli uomini, è qualcosa che ricapita ancora oggi realmente dentro la nostra vita perché Colui che nasce, Gesù, è anche Colui che risorge, che è vivente, che è sempre con noi. È il Dio con noi per sempre.»

Infine, il Prevosto ha anche sottolineato che «con questa rappresentazione educhiamo alla fede, ne parliamo tra di noi e soprattutto la manifestiamo e la testimoniamo agli altri».

Il rettore della scuola paritaria, professor Rosario Mazzeo, prima di salutare e ringraziare tutti i presenti, ha citato «una frase di un grandissimo scrittore: “Che Dio sia entrato nella storia, che l’Eterno sia entrato nel tempo, questa amico mio è la più grande, è la più interessante, notizia dalla creazione del cosmo.” Questa frase l’ho letta qualche giorno fa’ e mi ha molto colpito. Noi e voi, insieme, abbiamo voluto rilanciare questa notizia, veramente la più interessante del cosmo, perché, come abbiamo sentito dalle sacre letture, in questo modo è possibile vivere in una maniera più densa.”


 

Crediamo sia quanto mai bello e opportuno che i cristiani e le persone di buon sen­so, continuino e rafforzino le tantissime tradizioni natalizie, senza imporre nul­la a nessuno. Esprimano, con devozione e fantasia, i propri sentimenti di fede, di fraternità universale, di bontà, che sono il clima e il calore del Natale. Perché, come sappiamo e come ce l’ha ricordato anche il nostro Prevosto, il cuore del Natale è ben altra cosa.

Aspettiamo così di visitare e ammirare i presepi che, come da tradizione, saranno allestiti in tutte le chiese cittadine, anche se un particolare rilievo, inutile nasconderlo, ha ormai assunto quello collocato nella cappella di San Giuseppe della prepositurale. Al suo allestimento si dedica ormai da ben oltre un trentennio un affiatato gruppo di appassionati presepisti, capace di aggregare all’occorrenza anche qualche abile tecnico per potersi così avvalere delle più sofisticate tecnologie, per una rappresentazione che cerca di rileggere e riattualizzare ogni volta quell’evento così decisivo per la nostra vita. Non ci rimane che attendere ancora qualche giorno per vedere poi svelato “il contesto di rappresentazione” di quest’anno.


 

Desideriamo anche esprimere il nostro apprezzamento per il grande presepio in legno, opera degli scultori della Val Gardena, allestito anche quest’anno in piazza Gavazzi. pur in un periodo di ristrettezze finanziarie per i bilanci comunali. Ogni mattino ci passiamo davanti, prima di avviarci agli impegni della giornata, e la sua presenza non ci lascia indifferenti.

Fosse capace anche solo evocare ricordi, di porre qualche domanda, di suscitare solidarietà e responsabilità verso gli altri uomini, nei tanti Cernuschesi che ci passano accanto - cosa che non si potrebbe altrettanto dire per un albero di Natale o per delle luminarie o per una pista di pattinaggio - sarebbe ampiamente ripagato del costo per la sua installazione. È cosi difficile comprendere che alcuni simboli, e tra questi certamente il presepio, parlano un linguaggio che è universale, non recano offesa ad alcuno, uniscono gli uomini più di tante cose effimere?


 

Da uno scritto di un vescovo che ci è particolarmente caro, prende spunto il nostro augurio per l’imminente Natale. «Agli occhi degli uomini superbi e arroganti - ha scritto monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra - quel Bambino, posto in una mangiatoia, dice nulla di interessante, ieri e forse, per tanti, anche oggi. Ma quel Bambino, che ha scelto la nudità di una mangiatoia, quasi volesse prendere a schiaffi la nostra superbia o superficia­lità, non è un Bambino qualunque, sem­pre che davanti agli occhi di Dio possano esistere "bambini qualunque". Quel Bambino è il segno evidente dell'amore di Dio Padre che non ha bisogno, come noi uomini, di ricoprirsi con effimere vesti o maschere di gloria, perché l'amo­re ama la verità, la semplicità: è lo splen­dore in se stesso. Così Dio inizia la sua presenza tra noi, nella beatitudine della povertà in spirito, e solo chi ha gli occhi del cuore pieni di questa beatitudine può cogliere la grande gioia di cui Dio ci fa dono.

Ma come comunicare dunque agli uomini di oggi, di sempre, la bellezza celeste del Natale di Gesù? Siamo troppo circondati dai rumori, che impediscono il dolce dialogo della pace, anche a volte per chi ha esperienza di quanto Dio ci voglia bene, mostrandocelo con il Natale del Figlio tra di noi! A quante voci di mercato la gente dà ascolto nella lunga veglia di Natale, per fare un buon Natale, come è nel gergo mondano, dando di conseguenza un calcio alla pieper tanti che soffrono e che forse attendevano, proprio nel nome di Gesù, una condivi­sione di beni e di gioia! E' il fragore della nostra superbia, del nostro egoismo che non accetta la bellezza dell'umiltà e della sobrietà, della povertà interiore, che si fa carità, come quella dei pastori. E così si rifiuta inconsciamente di ospitare Gesù che è tra noi.

L’augurio è di non temere di essere “mangiatoia”. A Natale e in ogni giorno della nostra esistenza dobbiamo saper creare la grotta di Gesù come i pastori, per gustare l'immensa pace che solo il Signore sa sempre donare. Abbiamo bisogno di uscire dal pro­fondo disagio che è l'aria del nostro pre­sente. Abbiamo bisogno di gustare la povertà di spirito di Gesù nella grotta, per diventare angeli che portano la lieta noti­zia di Dio tra noi, sempre con un cuore aperto verso chi è più fragile, debole e sta male.»

Buona settimana e buon Natale.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 20 dicembre 2010

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01  -  Best View:  800x600 - IE 6