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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 50°/2007

“L’uomo del cuore” e la responsabilità sociale

Nella solennità di Sant’Ambrogio - patrono della nostra diocesi - il discorso alla città di Milano del nostro Arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, ha proposto importanti riflessioni. Che si allargano ben oltre i confini della metropoli, ponendosi all’attenzione di tutti, credenti e non. Il testo integrale del discorso dell’Arcivescovo Tettamanzi è disponibile sul sito www.chiesadimilano.it

 

Innanzitutto, Tettamanzi, prendendo spunto da Sant’Ambrogio, ha tracciato il profilo dell’uomo del cuore:  “uomo interiore, capace di silenzio, che sa abitare la propria anima, che ha cuore la propria interiorità, che ha come segno distintivo una grande libertà interiore, che è sapiente, non cede all’individualismo, non rifiuta il rapporto con gli altri.”

Il Cardinale osserva, quindi, che «Davvero abbiamo grande bisogno che in noi prevalga “l’uomo del cuore”, l’uomo interiore, libero e sapiente, per superare la deriva dell’individualismo e di quell’etica individualistica che purtroppo contraddistingue la moderna società; e, in positivo, per adempiere nel segno di una responsabilità “sacra” i nostri “obblighi sociali”».

Proseguendo nella sue riflessioni, il nostro Pastore rileva che «La responsabilità sociale rischia di diventare una categoria perduta. La nostra cultura invece deve riprenderla e riassumerla come elemento fondante l’esercizio della cittadinanza. Non si educano i cittadini se non si aiuta a cogliere l’insostituibile valore della responsabilità sociale. Così come non si vive la carità cristiana se non assumendoci pienamente la responsabilità dell’altro e degli altri: il prossimo si ama così!»

A questo invito, il Cardinale accompagna anche il richiamo al senso della legalità, al dovere di rispettare le istituzioni, all’urgenza di «tornare con coraggio a parlare di virtù e, soprattutto, tornare a una pratica seria, rigorosa e fedele delle virtù morali e civili. Giustizia, onestà, lealtà, fedeltà, coraggio, prudenza, temperanza, sobrietà, amore alla verità… non appartengono ad un mitico ed epico passato, ma sono virtù perenni e fondanti la convivenza civile: perciò non possono essere trascurate nel presente ed ancor più costituiscono i cardini di un futuro prospero ed umano. Ciò è vero per tutti, e in un modo specifico per i cristiani, che trovano in Gesù Cristo non solo il modello sublime ma anche la sorgente personale, viva e inesauribile di ogni virtù. E’ Gesù infatti il centro a cui il cristiano orienta ogni sua azione, ogni suo pensiero, ogni suo desiderio.»

Tettamanzi, quindi, ricorda che «l’uomo virtuoso è colui che vive con gli altri e per gli altri, che non si nasconde, che non tradisce, che non uccide, che accoglie, che sorregge, che si assume la responsabilità del cammino collettivo, che va incontro all’altro, ogni altro, perché è persona e perché in ogni persona vive l’umanità.»

Per vivere la propria responsabilità sociale, il Cardinale invita a “ricuperare e sviluppare di fronte alla fame di cose la liberta propria dell’uomo interiore”, riscoprendo il senso autentico della nostra libertà e sviluppando una diversa cultura dell’avere. Riflettendo sugli attuali modelli di vita e pensando ad un nuovo modello educativo.

L’appello dell’Arcivescovo di Milano è poi ad affrontare “alcune situazioni di grave difficoltà che indeboliscono o addirittura minacciano la dignità delle persone”: mancanza e precarietà del lavoro, disponibilità di una casa, accoglienza degli immigrati.

 

C’è, infine, un passaggio forte ed esigente nel discorso del Cardinale, quando si chiede: Chi è il mio prossimo?

La sua risposta parte da una citazione di  Thomas Merton: «Ogni uomo è una parte di me, perché io sono parte e membro del genere umano. Ogni cristiano fa parte del mio stesso corpo, perché noi tutti siamo membra di Cristo. Quello che io faccio viene dunque fatto per gli altri, con loro e da loro: quello che essi fanno è fatto in me, da me e per me. Ma ad ognuno di noi rimane la responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo.

Dire che “ogni uomo è una parte di me” è un’espressione ancora più forte che dire “ogni uomo è mio fratello”. Essa risuona in modo diverso nella società dell’individualismo: forse è possibile “dimenticarsi” di un fratello o non fare l’esperienza della fraternità, ma non posso dimenticarmi di me stesso, della mia stessa carne: ogni uomo è una parte di me.

L’assunzione di questo principio passa da un profondo, e cristiano, senso di fraternità del genere umano. Non c’è fraternità più grande. E’ attraverso questa percezione dell’essere “carne della carne” che dobbiamo riuscire a ricostruire la fraternità umana; è attraverso questa percezione che dobbiamo aiutarci tutti, reciprocamente, a sentirci e ad essere fratelli: non nella finzione o nel fantastico, ma nella realtà. E’ sconvolgente, ma vero.»

Alla luce di questa riflessione del nostro Cardinale, si può ben comprendere quale deve essere l’atteggiamento del cristiano nei confronti degli immigrati.

 

Alla presentazione del libro “L’ultima veggente di Fatima” del cardinal Tarcisio Bertone e del giornalista Giuseppe De Carli - tenutasi mercoledì 5 dicembre, alle ore 18.30, all’Agorà - oltre al noto “vaticanista” del TG1 era presente anche l’attrice Claudia Koll, che ha offerto un’intensa testimonianza sulla sua conversione, da lasciare ammutoliti. “Circa 6 anni fa - ha detto l’artista - mi trovavo in una condizione di peccato grave di fronte a Dio e sono stata attaccata dalla forza del male, che si presenta sempre molto bene e in maniera accattivante. Il mio cambiamento è nato dalla scoperta di un Dio misericordioso e buono, che ci vuole salvare. Egli offre a tutti gli aiuti necessari per riuscire in questa opera di salvezza, che può compiersi solo se esiste la nostra decisa volontà a cambiare stile di vita.”

De Carli ha, invece, esordito dicendo che “Fatima ci offre una lettura della storia da farci perdere la testa, ma anche l’ancora di salvezza: l’amore di Gesù che ci salva.”

Un libro – come lui ci ha raccontato con passione ed in modo coinvolgente - che prima ha esitato a scrivere, poi ha affrontato con grande timore, e alla fine gli è costato “una grande fatica, che è valsa la pena sostenere”.   

Rimane solo il rammarico per il tempo ristretto che gli ospiti avevano a disposizione; infatti, pressati da altri impegni, non è stato possibile rivolgere loro delle domande.

 

Nella vita amministrativa della città assume rilievo il protocollo d’intesa siglato dal nostro Comune con l’agenzia Milano Metropoli per “definire e realizzare insieme progetti territoriali strategici per lo sviluppo economico e per la qualità del territorio”. L’accordo, firmato lo scorso mercoledì 5 dicembre, riguarda l’elaborazione di proposte per riqualificare l’area ex Garzanti, l’albergo Melghera, Villa Alari e il Parco delle cave.

Occorre però tenere presente che le prime due aree sono di proprietà privata e, quindi, qualsiasi eventuale proposta, per essere attuata, avrà bisogno del necessario consenso delle attuali proprietà.

A proposito dell’area ex Garzanti, la Cooperativa edificatrice Constantes, in questi giorni, ha inviato a tutti i suoi soci una lettera nella quale, tra l’altro, scrive che “ha rinunciato a presentare il ricorso al T.A.R. Lombardia, contro la bocciatura (del P.I.I. dello scorso 2 agosto) deliberata dall’attuale amministrazione comunale perché, nel suo operare, ha sempre cercato il consenso più ampio attorno alle proprie iniziative e soprattutto le ha realizzate nell’interesse dei soci e della comunità locale. Su queste linee direttive intende continuare a dialogare con il Sindaco e con tutte le forze politiche e sociali cittadine per ripensare alla riqualificazione dell’ex area Garzanti e per dare rinnovato impulso all’edilizia economico popolare, così da soddisfare le tante richieste che ci pervengono, soprattutto da parte delle giovani coppie.”

  Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 8 dicembre 2007    

 

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