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HOME > La Nota della Settimana > N° 4/2014

FAR CRESCERE LA CULTURA DEL “NOI”

È il lavoro la vera emergenza del nostro Paese, dal nord al sud. Ovunque. Lavoro cercasi. Non possiamo togliere la speranza ai nostri figli. Non possiamo farli studiare e poi costringerli a rimanere precari a vita (quando va bene) o a essere retribuiti con stipendi da fame e orari non-stop. Tutti dobbiamo mobilitarci su questo versante. Il cardinale Angelo Bagnasco lunedì scorso, 27 gennaio, aprendo il Consiglio permanente della Cei ha parlato del “dramma del lavoro” come di ciò che la gente avverte di “più bruciante sulla propria pelle”. E se qualcosa brucia, non si può rimanere indifferenti. Quindi ha aggiunto che “la società ha bisogno di lavoro e di famiglia” e ha individuato un punto di svolta nella cultura del “noi” che “capovolge” i rapporti - sociali, economici, politici – e funziona come antidoto a “una cultura che sembra una bolla di fantasmi, di miti vuoti, di apparenze luccicanti, di bugie promettenti”.

“Il dramma del lavoro: la povertà è reale!” - “Facciamo appello – è stato l’invito del presidente dei vescovi italiani - affinché la voce dei senza lavoro, che sale da ogni parte del Paese, trovi risposte più efficaci in ogni ambito di responsabilità. Non è ammissibile che i giovani – che sono il domani della Nazione – trovino la vita sbarrata perché non trovano occupazione: essi si ingegnano, sempre più si adattano, mantengono mediamente la fiducia e la voglia di non arrendersi nonostante esempi non sempre edificanti. Noi Pastori li conosciamo, vorremmo dire per nome, e lo testimoniano anche le svariate iniziative di sostegno alla progettualità giovanile presenti nelle diocesi (Progetto Policoro, Prestito della Speranza, varie forme di microcredito). Nonostante questi segni, ci sentiamo impotenti a corrispondere nei modi adeguati. A livello pubblico si vedono impegno e tentativi, segnali promettenti, ma i mesi e gli anni non aspettano nessuno. Quale progetto di vita è possibile per le giovani generazioni? Il dibattito sulla riforma dello Stato, nei suoi diversi snodi, è certamente necessario, ma auspichiamo che ciò non vada a scapito di ciò che la gente sente più bruciante sulla propria pelle, e cioè il dramma del lavoro: la povertà è reale!”

“Nulla deve rubarci la speranza” - Poco prima, il Cardinal Bagnasco aveva sostenuto che “l’Italia non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto, raggiro e corruzione. No. Dobbiamo tutti reagire ad una visione esasperata e interessata che vorrebbe accrescere lo smarrimento generale e spingerci a non fidarci più di nessuno. A questo disegno, che lacera, scoraggia e divide – e quindi è demoniaco –, non dobbiamo cedere nonostante esempi e condotte disoneste, che approfittano del denaro, del potere, della fiducia, perfino della debolezza e delle paure della gente: nulla deve rubarci la speranza nelle nostre forze se le mettiamo insieme con sincerità. Tanto più che il Signore è venuto sulla terra per stare con noi!”

La cultura del “noi” - “Se Dio c’entra con la vita di ciascuno – ha argomentato Bagnasco - allora ognuno c’entra con la vita degli altri. E questo capovolge i rapporti, il modo di guardarci, di stare insieme; supera ogni forma di intolleranza, e permette di accogliere fratelli e sorelle che per disperazione approdano sui nostri lidi, col desiderio di trovare una integrazione rispettosa e serena.” Poi ha spiegato che “il ‘noi’ capovolge anche il modo di fare economia e finanza, politica e lavoro. Capovolge  perché non è più l’iperindividualismo a dettare legge, l’io con la sua vanità e i suoi egoismi a dominare la scena; non sono più le logiche spietate di un mercato selvaggio a strangolare i senza volto, né il ghigno della solitudine che spaventa, ma il ‘noi’ che non fa scarti umani e che non lascia ai bordi della strada nessun debole aggredito e spogliato dai briganti di turno. Abbiamo a che fare con un io ipertrofico e un noi impoverito, come se il noi attentasse all’io di ciascuno. Ma è proprio il ‘noi’ che ispira la cultura dell’incontro e del dialogo, per cui ci si ascolta al fine di comprendersi senza finzioni.” Bagnasco ha quindi aggiunto che “il ‘noi’ sta alla base di quella visione antropologica veramente umanistica per cui – anche per chi non crede – la persona non solo vive di relazioni ma è relazione; i diritti e i doveri restano tali e i desideri restano desideri; alle cose si riconosce la loro specifica natura, e le differenze vengono dichiarate per quello che sono con rispetto e senza smanie di omologazioni forzate o violente. Nel nostro occidente, sembra di assistere ad uno strano paradosso: quanto più si parla di società e di bene comune, di rispetto e di diritti, tanto più si rivela arrogante il disegno oscuro di omologare tutto e tutti, quasi di azzerare di fatto le identità e le culture, le tradizioni e i valori.”

L’affermarsi di una cultura del “noi” è stata indicata dal cardinale Bagnasco come punto di svolta   per una rinascita, non solo economica, del nostro Paese. Una cultura del “noi” che trova i suoi pilastri portanti nella scuola, nell’educazione e nella famiglia. Ecco l’impegno: far crescere una cultura del “noi” per tornare ad amare il nostro Paese e la nostra città, così da costruire e perseguire il bene comune inteso non come la somma degli interessi individuali ma come il bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 3 febbraio 2014

 

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