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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 4/2010

 

“La Chiesa non può non comunicare,
ma non può ridursi solo a questo”

 

Alla vigilia della festa del patrono dei giornalisti - san Francesco di Sales, che ricorre il 24 gennaio - l’Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, come ormai consuetudine, ha incontrato gli operatori dei mezzi di comunicazione sociale. Quest’anno l’incontro, che si è tenuto al Circolo della stampa di Milano, è stato particolarmente interessante perché a confrontarsi con il Pastore della Diocesi Ambrosiana sul “Comunicare la Chiesa” c’erano tre direttori di quotidiani (Corriere della sera, La Repubblica, Avvenire).

 

All’inizio del suo intervento (il cui testo completo si può leggere su www.chiesadimilano.it), il cardinale Tettamanzi si è detto «convinto che per comunicare correttamente la Chiesa occorra prima conoscerne la natura, o meglio intuirne il “segreto”»  per poi aggiungere che «chi scrive di Chiesa cosa sa della Chiesa? Quale formazione ha? Parlo anzitutto della doverosa formazione professionale, prima che della possibilità e della scelta personale di una formazione cristiana

L’Arcivescovo, «prima di attribuire ad altri delle responsabilità», si è posto alcune domande, che possono essere un’utile traccia di riflessione anche per la nostra Comunità pastorale, così ricca di mezzi di comunicazione sociale, dal mensile alla radio, dal sito al foglio settimanale. «Noi cristiani – si è domandato Sua Eminenza - come laici, preti e vescovi, siamo sempre capaci con la nostra azione, parole, gesti, stile di vita, di mostrare il volto autentico della Chiesa, in particolare ciò che “motiva” la sua presenza nella società e cultura. E d’altro canto mi domando se la stessa Chiesa – più modestamente e concretamente le comunità cristiane - sempre sanno curare la qualità della propria comunicazione come la intendete voi professionisti.

E ancora: la Chiesa prima di comunicare, sa sempre mettersi in paziente e attento ascolto dell’uomo con il quale vuole entrare in relazione?»

Nel successivo e centrale passaggio del suo intervento, l’Arcivescovo ha posto attenzione sulla notizia che la Chiesa vuole comunicare a tutti gli uomini: «All’inizio dell’avventura della Chiesa c’è una notizia: l’annuncio della risurrezione di Gesù, della vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio. Questa notizia – su mandato preciso del Risorto – è da offrire a tutti gli uomini: portandola i discepoli recheranno Gesù stesso. Sulla fedeltà a questo comando, si misura l’appartenenza alla Chiesa. Ancora oggi, a duemila anni di distanza quella notizia – non soltanto la sua eco - risuona in tutta la sua forza nella Chiesa. Ancora oggi, i discepoli del Signore sanno che essere cristiani significa annunciare e vivere la Buona e lieta notizia del Vangelo. Ogni cristiano è autentico quando riferisce a questo fondamento la propria fede.

La Chiesa, quindi, non ha altro scopo, altra missione se non quella di annunciare e tradurre in pratica la speranza certa che scaturisce dalla Pasqua di Gesù. La Chiesa sta con i poveri per portare loro questa speranza, non per una particolare strategia politica. Se interviene nel dibattito pubblico non è per difendere presunti propri interessi, bensì per tutelare l’uomo e la sua dignità personale. Quando un sacerdote, una suora, un vescovo prendono la parola lo fanno avendo come unico metro di giudizio il Vangelo.

La Chiesa è chiamata quindi a pronunciare anche quelle parole del Vangelo che presso molti risultano impopolari e la fanno apparire “fuori tempo”, “lontana dalla sensibilità comune”, non particolarmente appetibile dai media e dai relativi format … e non è interessata tanto a notizie che parlano di lei e delle sue vicende, delle sue attività, delle gerarchie, dei retroscena, bensì ha a cuore la “buona notizia” di Gesù Cristo … »

L’Arcivescovo ha anche messo in evidenza che «la Chiesa non può non comunicare: sta “nei” mezzi di comunicazione, accetta questa ineludibile sfida, ma non può ridurre esclusivamente a questo ambito la sua presenza, non può avere questa come sua preoccupazione prioritaria. La Chiesa vive per incontrare l’uomo, è protesa alle relazioni personali, alla prossimità, alla dedizione privilegiata per chi è più povero.

E’ importante ricordarlo per non correre il rischio di omologare la Chiesa a una delle tante agenzie che devono la propria esistenza al protagonismo negli eventi mediatici, che traggono forza dalla costante apparizione sui media. La Chiesa esiste ed esisterà anche senza apparire sui mezzi di comunicazione. Non li vuole e non li deve usare per affermarsi o per attrarre a se adepti. La Chiesa vive la sua dimensione più piena nell’esperienza comunitaria, nelle parrocchie, nei gruppi, nella testimonianza personale e quotidiana dei cristiani. E quando si appresta ad abitare lo spazio mediatico lo fa perché sa di poter incontrare l’uomo laddove si formano i giudizi e molto si decide della dignità dei singoli.»

A conclusione del suo intervento, il Cardinale ha espresso l’augurio, che facciamo nostro e che ben esprime anche il senso del nostro impegno settimanale con la Nota,  «trovi sempre spazio – anche presso chi non condivide la proposta della Chiesa – la possibilità di confrontarsi con un altro modo di intendere il reale, di analizzarlo, di viverlo. Ridurre tutto entro i propri schemi, sempre e comunque, non arricchisce la propria esperienza, non educa a questo arricchimento, non offre luoghi di confronto, non fa progredire il bene e la crescita di una comunità e di un paese.»

 

Segnaliamo anche che «Cristiani in politica. “Tutti responsabili di tutti”» è il tema che l’Arcivescovo sta sviluppando negli incontri con gli amministratori locali del territorio della Diocesi Ambrosiana. Dopo quello di venerdì scorso, venerdì 22 gennaio, a Monza, l’ultimo appuntamento è fissato per venerdì 5 febbraio, a Milano, alle ore 21, presso l’Auditorium Alberione, in via Giotto 36. Con questi incontri, l’Arcivescovo intende «proseguire una “seria e approfondita riflessione morale” perché la politica e l’amministrazione pubblica siano realmente “un valore per cui spendersi in quanto servizio competente, luogo di rigore morale e di impegno serio per il bene comune.»

In una prossima Nota contiamo di riprendere questo intervento, il cui testo integrale è però già disponibile e pubblicato in un libretto dal Centro Ambrosiano (56 pagine, 3 euro).

 

Da annotare infine, a livello locale, l’avvio degli incontri pubblici per la presentazione del Piano di Governo del Territorio, che dovrebbe approdare in consiglio comunale, per la discussione e adozione, nel mese di marzo, dovendo passare prima dalla competente commissione consiliare.

Nel frattempo, la vita politica cittadina sembra improvvisamente rianimarsi, quasi che, presentato il “bilancio di metà mandato”, siano già iniziate le grandi manovre in vista della scadenza elettorale comunale della primavera 2012.

Ci limitiamo, al momento, a prendere atto di alcuni segnali: le benevoli dichiarazioni sul Bilancio di previsione 2010 del consigliere Ciro Angrisano (Lista Cassamagnaghi), che parlava anche a nome dell’ex sindaco, assente a quella seduta; la nomina dell’assessore Paolo Della Cagnoletta a portavoce del Partito Democratico, con la probabile sua sostituzione in giunta;  la pagella, pubblicata su questo sito, di Obiettivo Cernusco sull’operato dell’attuale amministrazione; una dichiarazione del capogruppo in consiglio comunale del PD, Marco Erba, sui futuri assetti politici, che hanno scatenato la più che prevedibile reazione dei Federalisti cernuschesi (con intervento pubblicato anche su questo sito); il commissariamento della locale sezione della Lega Nord.    

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 25 gennaio 2010

 

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