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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 48/2010

A PROPOSITO DEL “SORRE”: LA PARITÀ SCOLASTICA
NON È UN AFFARE DELLA CHIESA


 

Doveva essere una seduta dedicata all’esame e all’approvazione del Piano per il Diritto allo studio e, invece, è stata, per la gran parte, una discussione sulla convenzione in atto tra Comune e Asilo Sorre (come più brevemente chiamiamo la Scuola d’infanzia Suor Maria Antonietta Sorre). Un confronto che alla fine ha visto prevalere coloro che sono favorevoli al mantenimento dell’attuale contributo (anche se non c’è stata una votazione specifica su questo argomento), in forza anche del sostegno dato da consiglieri che pur non condividendo il principio della libertà di scelta educativa per le famiglie riconoscono tuttavia la funzione di supplenza a cui la scuola dell’infanzia di via Videmari assolve, in mancanza di sufficienti posti disponibili nelle strutture statali. E questo ovviamente pone interrogativi e preoccupazioni per il futuro, considerato che la parte economica della convenzione è già in scadenza con il prossimo anno scolastico. Ma andiamo con ordine.

 

L’assessore all’educazione, Maurizio Magistrelli, nella seduta del consiglio comunale dello scorso 30 novembre, presentando il Piano degli interventi di attuazione del diritto allo studio per l’anno scolastico 2010-2011, ha esordito dicendo che “stiamo attraversando un periodo in cui la precarietà è la caratteristica dominante” per poco dopo aggiungere che “per la prima volta assistiamo a una compressione del tempo scuola generalizzato a tutti gli istituti scolastici cernuschesi con l’attivazione di due nuove classi a modulo e a tre nuove classi a 37 ore settimanali, a fronte del 100% di classi a tempo pieno dell’anno precedente”, scelta che non è frutto della volontà delle famiglie ma di una decsione imposta dall’Ufficio Scolastico Provinciale.

Dalla relazione che accompagna il Piano, il dato più significativo che emerge «è la riduzione di poco meno del 6% degli stanziamenti complessivi rispetto all’anno passato; una riduzione tutto sommato molto contenuta rispetto all’entità dei tagli che andranno ad incidere complessivamente intorno al 20% sulla spesa “libera” di parte corrente del Bilancio del Comune; probabilmente gli effetti di questa riduzione saranno evidenti anche nel Piano 2011/2012».

Il Piano 2010/2011 sostanzialmente ricalca quello degli scorsi anni, salvaguardando tre “priorità”: le azioni volte al sostegno diretto alle fasce deboli della popolazione scolastica con particolare riferimento al supporto educativo agli alunni con disabilità; il mantenimento di una quota significativa (pur se ridotta rispetto al passato) di contributi alle scuole sia per l’ordinario funzionamento che per il sostegno all’innovazione ed ai progetti didattici; il mantenimento delle attuali tariffe dei servizi scolastici rispetto all’anno precedente.

Nel suo complesso il Piano ammonta a 1.527.000 euro di uscite e 145.000 euro di entrate.


 

Il dibattito, seguito all’illustrazione del Piano, è stato molto ampio, oltre tre ore e mezzo, con la maggior parte del tempo degli interventi dei consiglieri dedicato alla convenzione in essere con il Sorre. In questa nota ci limiteremo a commentare proprio questo aspetto, mentre lasciamo a un articolo che sarà pubblicato su questo sito la prossima settimana riferire delle diverse posizioni emerse, tra i consiglieri, sugli altri punti del Piano. Che è stato approvato con 11 voti favorevoli, 6 contrari (PDL, Lega e Claudio Gargantini), 2 astenuti (Il Naviglio e Lista Cassamagnaghi) e 2 assenti. Una seduta segnata anche da alcune espressioni colorite di troppo.


 

Sul contributo erogato per quest’anno scolastico dal Comune, euro 301.000 euro, all’Asilo Sorre le forze politiche hanno espresso posizioni ben diverse dalla solita contrapposizione tra maggioranza e opposizione, con significativi e importanti distinguo tra consiglieri di una medesima formazione.

Le critiche, dall’interno della maggioranza, sono venute da Ermes Severgnini (Rifondazione comunista): “Noi pensiamo sia necessario rivedere la convenzione con il Sorre. Con una premessa e due soluzioni. La premessa: verificare il reale fabbisogno dei posti nella scuola dell’infanzia. Due soluzioni, non necessariamente alternative: rimodulazione del finanziamento, già possibile dal prossimo anno, in base alla convenzione vigente; introduzione di ulteriori elementi di pubblicità e trasparenza nella gestione del contributo.” Il consigliere ha anche aggiunto che “la scuola assolve a un servizio pubblico per l’assenza di altre alternative più che essere espressione di una vera e propria scelta libera e consapevole delle famiglie. Non dimentichiamo che si tratta di una scuola con un preciso riferimento valoriale e culturale, che non può sostituire la scuola statale aperta a tutti, laica e fondata sui principi della Costituzione.”

Fortemente critica anche la posizione di Angerlo Rocchi (Lega): “Nessuno toglie il ruolo storico dell’Asilo, però ci si aspettava un segnale dall’amministrazione comunale sul contributo in vigore, anche per venire incontro alle richieste dei genitori che lo hanno contestato (durante il consiglio comunale aperto dello scorso 10 novembre)”. L’esponente leghista ha polemizzato sulle modalità di calcolo della retta a carico delle famiglie i cui bambini frequentano il Sorre, sui criteri di accoglienza, decisi dal consiglio d’amministrazione dell’ente, e sulle modalità di calcolo del contributo comunale (basato sui costi standard). “Credo sia arrivato il momento di rivedere il contributo – ha concluso Rocchi - per dividere gioie e dolori con la scuola statale.”

L’affondo però è arrivato da Claudio Gargantini (indipendente) - che dopo aver polemizzato per l’insegnamento dell’ora di religione (che con il dibattito in corso non c’entrava proprio nulla) e sul CAG Friends (iniziativa privata, senza alternative pubbliche, che riceve un finanziamento dal Comune) – quando ha affermato che “un conto è la conoscenza della religione e del cristianesimo, che è importante, un altro conto è un percorso liturgico e di catechesi come è nel piano formativo del Sorre” e, per concludere, ha sostenuto che “a Cernusco non è garantito a tutti il diritto di frequentare la scuola pubblica perché alcuni, per mancanza di posti, sono obbligati ad andare al Sorre.”


 

Una posizione favorevole a mantenere l’attuale contributo, ma pronto a rivederlo non appena il Comune avrà costruito una nuova scuola dell’infanzia è emersa dall’intervento di Daniele Fedeli (Vivere Cernusco) con “un’osservazione esclusivamente pragmatica: se non ci fosse il Sorre, 220 bambini non avrebbero dove andare. Se il Comune dovesse costruire una scuola per loro, per la sua gestione spenderebbe più dei 300.000 euro attuali dati come contributo all’asilo di via Videmari e lo Stato dovrebbe poi trovare gli insegnati che, come abbiamo visto, non è un fatto del tutto scontato. Non vogliamo sottrarci a discutere di una revisione del contributo quando Cernusco avrà una nuova struttura comunale.”

Per una posizione attendista si è espresso anche Marco Erba (PD) - che però ha premesso di parlare a titolo personale, perché evidentemente le posizioni all’interno del suo partito sull’argomento non sembrano essere concordi, come si è potuto capire leggendo quanto dichiarato dal segretario locale del PD (comunicato su “la piazzetta” di questo sito). “Adesso che una nuova scuola statale non c’è – ha sostenuto Erba – il Sorre svolge una funzione essenziale e fondamentale per chi non trova spazio nelle scuole statali per cui giudico ottima la convenzione in atto, che è giusto confermare.”


 

Di tenore ben diverso le dichiarazioni degli altri consiglieri intervenuti nel dibattito. Innanzitutto da segnalare quelle di Adriana Guzzi (PD), che con un intervento appassionato e ben argomentato ha ricordato agli altri consiglieri storia e progetto educativo del Sorre. “È una scuola dell’infanzia cattolica – ha dichiarato la consigliera, ex-presidente del Sorre - che si rifà ai progetti ministeriali, richiamati nell’offerta formativa presentata a ciascun genitore al momento dell’iscrizione. Sarei felicissima se tutti i genitori che iscrivono i loro figli al Sorre lo facessero in base ad una libera scelta educativa. Ma so che non è sempre così, comunque sono bambini che hanno gli stessi diritti di tutti gli altri che frequentano la scuola statale. Io mi chiedo perché un bambino che non trova posto in una scuola statale è costretto a pagare una cifra per avere un servizio al quale ha assolutamente diritto come cittadino italiano?”

Non corrisponde al vero, sempre secondo l’esponente del PD, pensare che le famiglie che mandano i bambini al Sorre siano benestanti. In conclusione del suo intervento, Guzzi ha rivolto infine “un grazie all’amministrazione comunale che permette alle famiglie di godere di un servizio di cui hanno diritto, anche se devono pagare una retta.”

Gianluigi Frigerio (PDL) ha manifestato la sua “concezione di libertà educativa e valoriale della scuola” e ha quindi sostenuto che “l’attuale convenzione del Sorre è in linea con il servizio pubblico che svolge.”

Per Daniele Cassamagnaghi (Il Naviglio) “la scuola paritaria è una risorsa della città.”

Mario Oriani (PDL) ha ricordato che “il primo soggetto educativo è la famiglia e non la scuola” e che sul Sorre “non c’è un problema di copertura di costi, ma di libertà di scelta educativa”.


 

Alle richieste dei consiglieri Rocchi e Severgnini il Sindaco, Eugenio Comincini, ha risposto in modo deciso e a sottolineare la fermezza della sua posizione l’ha accompagnata con una citazione latina. “Credo – ha detto Comincini - che non dovrebbe essere insegnato ai consiglieri comunale che una convenzione è un contratto e come tale va rispettata.” Il Primo cittadino ha poi aggiunto che “sono state fatte considerazioni che potrebbero essere oggetto di un confronto. Non possiamo però agire unilateralmente per modificare la convenzione in vigore sino all’anno prossimo. Posso confrontarmi con il Sorre per vedere quanta disponibilità c’è per una riduzione del contributo in questi tempi di crisi.” La conclusione ha infine reso evidente, a nostro parere, la sua insofferenza per quanto ascoltato: “mai mi sarei aspettato di risentire idee di trent’anni fa.”

 

Cosa aggiungere, da parte nostra, sul tema della parità scolastica, a quanto già scritto nelle note precedenti, senza cedere alla tentazione di polemizzare con alcuni interventi che ci sono apparsi decisamente fuori misura?

Innanzitutto, che la parità scolastica è “un valore che non interessa solo la scuola cattolica”, ma “è patrimonio di tutti i cittadini”, come ha ribadito monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, introducendo il 17 novembre scorso a Roma la presentazione del XII Rapporto sulla scuola cattolica, a dieci anni dalla legge sulla parità. “Anche se talvolta l’opinione pubblica è indotta a confondere il tutto con la parte, riconducendo la rivendicazione della parità a un affare della Chiesa – ha puntualizzato il presule – in realtà la parità scolastica interessa l’intera collettività”, perché “la libertà di educazione non è una prerogativa confessionale, né il diritto di un gruppo sociale, ma è una libertà fondamentale di tutti e di ciascuno”. In Italia, invece, “il cammino verso la parità è stato lungo e contrastato, e tanta strada resta ancora da percorrere perché le enunciazioni di principio si esprimano adeguatamente nella prassi”.

Il principio della libertà di scelta educativa, che solo in un sistema integrato di scuole statali e paritarie può trovare piena realizzazione, fatica ancora ad affermarsi”, hanno denunciato i vescovi italiani, per i quali “si avverte spesso la mancanza di una cultura della parità, intesa come la possibilità di offrire alle famiglie una effettiva possibilità di scelta tra scuole di diversa impostazione ideale”.
In Europa, ha fatto notare mons. Crociata, “la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola”, non mancando poi di sottolineare gli “aspetti problematici” che, in Italia, riguardano l’applicazione concreta della legge n. 62/2000. In primo luogo, “la realizzazione del tutto inadeguata della libertà di educazione della famiglia”, perché “non è garantita l’attuazione del diritto costituzionale di uguale trattamento degli studenti delle scuole paritarie e il finanziamento viene rimesso alla discrezionalità del momento politico”.
A proposito della questione del finanziamento pubblico, per la Cei, “finanziamento alla scuola, buono scuola e detrazioni fiscali costituiscono nel breve termine strategie ugualmente adottabili dalla legislazione statale per garantire, attraverso un’adeguata modulazione, le risorse necessarie alle scuole paritarie”. Nel medio periodo, invece, per la Chiesa italiana “è necessario impegnarsi per diffondere la cultura della parità nel nostro Paese”, poiché “corrisponde a un modello organizzativo secondo il quale sono i genitori e gli educandi i titolari della libertà di scelta della scuola da frequentare nel quadro di un sistema educativo integrato e policentrico, dove ogni scuola anche statale è tenuta a definire le caratteristiche della propria offerta formativa”.

A lungo termine”, infine, l’obiettivo è il “passaggio da una scuola sostanzialmente dello Stato a una scuola della società civile, con un perdurante e irrinunciabile ruolo dello Stato, ma nella linea della sussidiarietà”.


 

La Comunità pastorale della nostra città considera la Scuola Sorre una scuola cattolica con “una forte e chiara identità”, sostenuta “dall’intera comunità cristiana”, capace di rivendicare “la funzione pubblica svolta” ma anche “rispettosa della legge e all’interno di valori condivisi”. Questo è il quadro di riferimento per le scuole cattoliche che ha delineato il nostro Arcivescovo in un convegno di qualche anno fa, e che sentiamo pure profondamente nostro per l’asilo di via Videmari.

Anche “se dobbiamo riconoscere – come ha affermato sempre Tettamanzi - che nella stessa comunità cristiana permangono verso la scuola cattolica ritardi e disinteresse e perfino dimenticanze e assenze ingiustificate”. Un impegno di sensibilizzazione verso la scuola cattolica a cui, a nostro parere, la comunità cristiana non potrà sottrarsi per il futuro, anche prossimo.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 6 dicembre 2010

 

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