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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 48°/2007
 

Nomadi: unire sicurezza e solidarietà

 

Da lunedì 19 a venerdì 23 novembre una carovana di nomadi, francesi e spagnoli, si è sistemata sul terreno antistante l’ex stabilimento dell’Industrie Grafiche Garzanti, in via Mazzini. Il loro arrivo ha subito mobilitato le forze dell’ordine, polizia locale e carabinieri. La Cooperativa Edificatrice Constantes, proprietaria del terreno, ha presentato immediatamente una denuncia per occupazione abusiva del suolo.

In un comunicato stampa, da Villa Greppi hanno fatto sapere che “Il Primo cittadino è subito intervenuto” con l’emissione di un’ordinanza di sgombero delle quindici roulottes per motivi di igiene, sanità e ordine pubblico e che è sua “intenzione emettere un’altra ordinanza ai proprietari di terreni privati a Cernusco confinanti con le principali arterie stradali, affinché mettano in sicurezza i terreni attraverso degli accorgimenti che impediscano l’accesso di roulottes di nomadi”.

 

L’arrivo dei nomadi sul nostro territorio, è inutile nascondercelo, ha creato un certo allarme, anche alla luce di recenti e drammatici fatti di cronaca nazionale. Superata l’emotività del momento e dissoltosi l’incubo di una prolungata presenza, qualche riflessione si impone sull’immigrazione e la difficile integrazione tra italiani e stranieri.

“Per l’Italia, ora, è il momento della riflessione - ha scritto Carlo Cardia su Avvenire, lo scorso 4 novembre - sui due grandi temi che sono all’ordine del giorno per il prossimo futuro: quello della sicurezza e quello della solidarietà. Senza la sicurezza la nostra società regredi­sce, si riempie di istinti negativi al limite del razzismo, si colora di paura. Senza la soli­darietà l'Italia si inaridisce, perde quel sen­so dell'accoglienza che ha coltivato da sempre, svilisce quello spirito cristiano che è alla ­base di tante iniziative per l'integrazione di genti e popoli che vengono da lontano. Unire solidarietà e sicurezza può sembrare difficile, ma è l'impresa per la quale dob­biamo tutti impegnarci. Per realizzarla sa­rebbe auspicabile, e possibile, un accordo tra le principali forze politiche perché da essa dipende il futuro del nostro Paese, quel­lo che consegneremo alle nuove genera­zioni. Rendere sicura la vita quotidiana del­le persone vuol dire rispettare il contratto sociale minimo che è alla base della convivenza civile, vuol dire evitare quella guerra di tutti contro tutti. Infine, sicurezza e solidarietà o crescono insieme o insieme naufragano. Assicurare la convivenza allontanando chi delinque e chi opera fuori della legge ri­sponde ad un principio etico basilare, per­ché consente agli altri di costruire una co­munità che coltiva e pratica la reciproca ac­cettazione. Far aumentare indiscriminata­mente l'immigrazione vuol dire porre le ba­si per divisioni tra la gente, conflitti etnici, contrasti religiosi.

La sicurezza, però, può diventare una realtà stabile soltanto se accompagnata da un'o­pera di integrazione che chiede a tutti, cit­tadini e immigrati, il rispetto di quei dove­ri di solidarietà che rendono coesa una com­pagine sociale. Su questo punto spesso si avverte in giro un forte scetticismo. L’inte­grazione è quasi impossibile, occorrono an­ni, c'è chi non si integra veramente, i con­flitti ideologici e religiosi sono inevitabili, e via di seguito.

Bisogna avere il coraggio di dire che non è vero. Non è vero che è impossibile realizzare l'integrazione, perché moltissimi immigra­ti già si sono integrati e trovano in Italia u­n’accoglienza che non ricevono in altri Paesi. Non è vero che i conflitti ideologici e religiosi sono inevitabili, perché la nostra i­dentità storica e spirituale è stata tante vol­te il presupposto dell'accoglienza degli al­tri, e di una positiva convivenza. Non e ve­ro che esistono persone che per definizio­ne non possono integrarsi nella società, per­ché la nostra Costituzione e le nostre leggi prevedono gli strumenti idonei a fermare chi delinque e favorire chi agisce nel rispetto degli altri.

A seconda delle situazioni che si presenta­no, alcune di queste affermazioni possono apparire ottimistiche o pessimistiche. Ep­pure occorre tener fermi la nostra ragione e i nostri sentimenti, senza cedere alle ten­tazioni del momento, se necessario anche andando controcorrente. Bisogna avere due volte coraggio; il coraggio di tutelare sem­pre la vita e la sicurezza di tutti e non solo quando sentiamo che esse sono in grave pericolo, e il coraggio di praticare la solida­rietà in ogni momento e non solo quando avvertiamo di averla dimenticata. Le nostre radici cristiane, e i principi democratici del­la Costituzione, sono oggi chiamati in cau­sa e costituiscono la fonte più sicura per scelte coraggiose che affrontino le sfide del­le società multiculturali.”

 

Il dramma della popolazione del Bangladesh colpita dal ciclone Sidr non ci può lasciare indifferenti. In quel lontano Paese asiatico, uno tra i più poveri del mondo, sono presenti due nostri concittadini, Padre Emilio Spinelli e suor Angela Cavenaghi, entrambi del Pontificio Istituto Missioni Estere. Le loro missioni non sono state direttamente interessate dal passaggio del ciclone, ma è indubbio che anche loro sono partecipi delle conseguenze che si stanno scaricando sull’intera nazione. Suor Angela è a Boro Boyra – Khulna, mentre padre Emilio è nel distretto di Nogoan.

In questo circostanza, se possibile, la nostra solidarietà ha un motivo in più per farsi partecipe della tragedia che ha colpito i bengalesi.

I nostri missionari ci ricordano sempre che la loro presenza in terra lontane trae motivo dal mandato che hanno ricevuto dalla comunità d’origine: essi ci rappresentano tutti e, quindi, non possiamo lasciarli soli, a maggior ragione in questo momento di enorme difficoltà. Ricordiamocelo in questo Natale che stiamo per celebrare!

Questo povero Paese, il Bangladesh, ci sta già dando una prova di grande dignità: sta cercando di riprendere con le proprie forze l’opera di ricostruzione, con quelle forma del microcredito che ha portato alla ribalta internazionale il banchiere Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank (Banca del villaggio), insignito lo scorso anno del premio Nobel per la pace.

Ricordiamo che un semplice modo per aiutare padre Emilio e suor Angela è quello di versare le nostre offerte sui conti correnti a loro intestati, e aperti dalla Parrocchia Santa Maria Assunta, presso Credicoop di Cernusco sul Naviglio:

Suor Angela Cavenaghi: conto corrente: 00/13976

Padre Emilio Spinelli:    conto corrente: 00/13977

 

Ecco, infine, alcune segnalazioni. Lunedì 26 novembre, alle ore 21.00, presso la Libreria del Naviglio, in via Marcelline 39, nell’ambito degli “Incontri con l’autore”, Giovanni Bianchi presenterà il suo libro “Martini politico e la laicità dei cristiani”. Interverranno anche il Sindaco, Eugenio Comincini, e il Prevosto, don Luigi Caldera.
 
Domenica 25 novembre, in tutta la Diocesi Ambrosiana si celebra la giornata del quotidiano cattolico “Avvenire”: Dal 13 gennaio 2008, l’inserto domenicale Milano sette passerà stabilmente a sei pagine, diventando di fatto il settimanale diocesano.
 
Se non ve ne siete ancora accorti, questo sito, come si può vedere dal contatore in fondo alla home page ha superato i 100.000 visitatori.

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 24 novembre 2007

 

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