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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 45/2010

IRAQ, SOLIDARIETÀ E PREGHIERA PER I CRISTIANI.
SCUOLA, TRA TAGLI E PREGIUDIZI

 

Ci stanno braccando ovunque”: con queste parole il patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Mar Emmanuel III Delly, ha descritto la nuova, ennesima, ondata di violenza che sta scuotendo la comunità cristiana irachena, iniziata ormai il 31 ottobre scorso, giorno della carneficina, ad opera di Al Qaeda, nella chiesa siro-cattolica di Baghdad e culminata negli attacchi alle case dei cristiani di questi ultimi giorni. “Non possiamo fare nulla se non pregare”, ha affermato il cardinale, che non ha esitato a dire che “stanno dando la caccia ai fedeli cristiani in ogni quartiere della capitale irachena”.

Per manifestare la nostra solidarietà e vicinanza ai cristiani iracheni, i vescovi italiani hanno invitato, per domenica 21 novembre, tutti i credenti a pregare “per i cristiani perseguitati in Iraq e per i loro persecutori”.

 

In una proposizione del recente Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, tenutosi a Roma nello scorso ottobre, i padri sinodali affermano: "Essere cristiano comporta la condivisione della Croce di Cristo … La persecuzione deve destare la coscienza dei cristiani nel mondo a una più grande solidarietà e suscitare l'impegno a reclamare e a sostenere il diritto internazionale e il rispetto di tutte le persone e di tutti i popoli. Occorrerà attirare l'attenzione del mondo intero sulla situazione drammatica di certe comunità cristiane nel Medio Oriente, le quali soffrono ogni tipo di difficoltà, giungendo talvolta fino al martirio …”.

Parole che, mai come oggi, suonano profetiche. Secondo stime fornite da diversi vescovi iracheni la popolazione cristiana irachena oggi si attesta sulle 400 mila unità contro il milione e mezzo del 2003. Su 65 monasteri e chiese presenti a Baghdad si calcola che circa 40 hanno subito attentati.

Raccogliamo la testimonianza di un vescovo iracheno, monsignor Jacques Isaac, amico di don Carlo Grammatica, il primo parroco della Parrocchia cittadina della Madonna del Divin Pianto, e per questo più di una volta in visita a Cernusco. L’ultimo ricordo di un incontro con lui risale alla fine di luglio del 2003, nella casa parrocchiale di via cardinal Ferrari, con don Carlo e don Luigi Caldera.

Monsignor Jacques Isaac - vescovo ausiliare dei caldei a Baghdad, già rettore del Babel Collegge nella capitale irachena - con voce ancora tremante e segnata dalle drammatiche notizie che giungono dal suo Paese, ha risposto alle domande di un giornalista di Avvenire (11 novembre 2010). «Contro i cristiani – ha dichiarato monsignor Isaac - si è scatenato un grave attacco. Ma la domanda che tutti ci facciamo è questa: chi c’è dietro a tale violenza? Noi cristiani non facciamo niente di male a nessuno ma non sappiamo chi ce l’ha così tanto con noi. Il mondo, la comunità internazionale deve intervenire. Noi vogliamo solo la pace e la sicurezza, nient’altro. Vi sono nazioni che dicono che noi cristiani dobbiamo andare via dall’Iraq. Ma la soluzione a questo dramma non è l’emigrazione bensì cooperare per la pace e la sicurezza e dare posti di lavoro ai cristiani qui, nella loro patria. … Gli americani dopo essere entrati in Iraq, cosa ci hanno dato? Ci hanno offerto pace e sicurezza? Chiedo alle Nazioni Unite di essere più forti, di fare bene il proprio lavoro a favore di quanti vengono privati dei loro diritti. L’Onu deve muoversi, non stare con le mani in mano di fronte a quello che ci sta succedendo. Deve scoprire chi sta compiendo questi attacchi. »

Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della sera, ha scritto (l’11 novembre scorso) che “la persecuzione dei cristiani non è un tema che sia mai davvero entrato nelle agende dei governi occidentali …. Il nostro disinteresse serve a un bel po’ di fanatici in giro per il mondo anche per prenderci le misure, per giudicarci. Ciò che vedono può indurli a pensare che siamo deboli e decadenti e che non c’è pertanto alcun motivo di fermare la mattanza.”

Che cosa possiamo fare per i cristiani iracheni? Potrebbe apparire un percorso di poco conto, tuttavia se riuscissimo a metterlo in pratica sarebbe già sufficiente a vincere l’indifferenza e l’inquietante silenzio che l’accompagna. E non sarebbe cosa da poco: «preghiera e studio, conoscenza e confronto, coraggio nel dialogo e nell'analisi, proponendo nella preghiera anche la conversione del cuore, alla luce della vera sapienza e intelligenza che vengono da Dio, dall'unico Dio. Nella lotta tra le religioni, infatti, il perdente è proprio lui. Che Dio non voglia.»


 

CONSIGLIO COMUNALE APERTO SULLA SCUOLA La situazione attuale della scuola nella nostra città e i suoi possibili scenari futuri è stato il tema di una seduta straordinaria del consiglio comunale, aperta anche agli interventi dei cittadini, convocata su richiesta dei consiglieri della maggioranza e tenutasi lo scorso 10 novembre, alle ore 20, presso l’Auditorium Maggioni di via Don Milani.

Nel corso della seduta, i dirigenti scolastici hanno espresso le loro preoccupazioni per la carenza degli spazi, per le riduzioni dei finanziamenti statali, per la difficoltà di trovare fondi per i progetti didattici e per l’innovazione tecnologica, ma hanno anche riconosciuto, seppure con accenti diversi, l’impegno dell’amministrazione comunale cittadina, quella attuale e quelle precedenti, nel sostenere le attività scolastiche.

Gli interventi dei cittadini si sono concentrati, in particolare, sui tagli dei finanziamenti alla scuola statale, sui tempi di costruzione del terzo polo scolastico e sul finanziamento alla scuola dell’infanzia Suor Sorre.

Per il nuovo polo scolastico, il Sindaco, Eugenio Comincini, e l’assessore all’educazione, Maurizio Magistrelli, hanno assicurato che si farà a nord del centro sportivo di via Boccaccio, che la priorità sarà data alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria e che le risorse necessarie a questo investimento sono già a disposizione sul bilancio comunale.

Per la costruzione della nuova sede delle scuola paritaria Aurora-Bachelet, i cui lavori avrebbero dovuto iniziare già l’estate scorso, il Sindaco ha spiegato che una vertenza legale fra i privati proprietari di parte delle aree interessate ha ostacolato il perfezionamento degli accordi. Nelle scorse settimane però è stata trovata una soluzione e a breve, “salvo imprevisti, si firmerà la convenzione che consentirà l’avvio dei lavori”.

Ricordiamo che, con il trasferimento della sede della scuola paritaria, si libereranno parecchie aule nei plessi di via Mosè Bianchi e di via Don Milani.

Alcuni genitori hanno anche contestato il finanziamento alla scuola dell’infanzia Suor Sorre, “istituzione storica, che contribuisce a dare risposta a 225 famiglie”, hanno detto Comincini e Magistrelli. A chi ha polemizzato sull’entità del contributo, circa 300.000 euro all’anno, Sindaco e Assessore hanno risposto che “preferiamo un approccio meno ideologico nei confronti degli enti privati e questo è l’esempio più chiaro di cosa significhi la sussidiarietà. Se dovessimo sostenere i costi di realizzazione e mantenimento di una struttura per 225 bambini la spesa a nostro carico sarebbe ben superiore al contributo che versiamo ogni anno alla scuola Sorre”.

In una prossima seduta del consiglio comunale sarà esaminato e approvato il Piano per il Diritto allo studio e in quella sede si potrà capire l’esatta entità dei tagli ai servizi scolastici di competenza comunale, anche se Sindaco e assessore si sono detti già disponibili a intervenire con successive variazioni di bilancio per attenuarne l’impatto.

L’assessore Magistrelli ha assicurato che il confronto sui temi della scuola proseguirà sul tavolo della Conferenza Permanente sull’Educazione e ha anche confermato che rimarranno nelle loro attuali sedi la scuola media di piazza Unità d’Italia e l’Ipsia di via Volta.


 

Quanto detto nel corso della seduta straordinaria del consiglio comunale da alcuni degli intervenuti, conferma quanto efficacemente sostenuto da noti giuristi e cioè che quando si parla di scuola, vengono spesso messi in evidenza almeno tre pregiudizi che, in maniera diversa, impediscono all’Italia di divenire, anche in tema di scuola, un Paese normale e di perdere il poco invidiabile primato di essere tra gli ultimi in Europa.

Il primo pregiudizio è nell’identificazione di pubblico con statale e nella contrapposizione con il privato. Da questa erronea impostazione discende l’ulteriore pregiudizio per cui il pubblico così definito è bello, laico, non discriminante, di qualità, e dunque da preferire; il privato ne sarebbe un pallido e non preferibile surrogato.

Il secondo pregiudizio nasce da una strana concezione del principio di sussidiarietà orizzontale, per cui il privato interverrebbe dove il pubblico-statale non riesce ad arrivare, e non il contrario, come dovrebbe essere secondo un corretto rapporto sussidiario tra Stato e società civile.

Il terzo pregiudizio è legato antica questione del divieto del finanziamento pubblico alla scuola privata che sarebbe contenuto nella nostra Costituzione.

A quest’ultimo proposito, giova forse ricordare che a partire dal 2000, con l’entrata in vigore della legge sulla parità scolastica, sono stati stanziati annualmente 534 milioni per le scuole paritarie, importo in seguito mai rivalutato. Per il 2011 rimane l’incertezza sull’effettiva entità dello stanziamento e sulla sua immediata erogazione.

Ogni anno le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato 3.436 milioni per le scuole materne, 1.202 milioni per le elementari, 496 milioni per le medie e 1.110 milioni per le superiori.

In una scuola materna paritaria uno studente “costa” allo Stato 584 euro, contro i ben 6.116 euro nella scuola statale.


 

C’è poi da prendere atto che purtroppo i tagli alla spesa pubblica, nell’attuale situazione economica e finanziaria del nostro Paese, sono inevitabili, come ha detto, negli scorsi giorni, anche il Presidente della Repubblica. «Abbiamo un debito pubblico pesante sulle spalle - ha affermato il Capo dello Stato - abbiamo impegni e obblighi europei e dobbiamo rispondere con un contenimento della spesa … (Bisogna applicare “l’arte della politica”) e tutto questo non consiste proprio nel fare scelte, nello stabilire delle priorità, nel dire “no a questo non possiamo rinunciare, no a questo non possiamo derogare” ?». Poi ha anche aggiunto «Chi ha una responsabilità pubblica non si può concedere il lusso del pessimismo. Ma deve essere ottimista e nutrire la speranza. Sapendo comunque qual è il prezzo da pagare per essere ottimisti, compiendo un’analisi impietosa e lucida delle scelte che ci attendono.»

Confidiamo vivamente che i nostri amministratori e consiglieri comunali sappiano muoversi in questa direzione nell’esaminare a breve il Piano al Diritto allo studio e poi il Bilancio di previsione 2011. Lo esige il mandato a loro affidato, lo chiedono i cittadini in questo momento difficile per tutti.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 15 novembre 2010

 

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