CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > Settimana 45°/2009

Tettamanzi ai Cernuschesi:
“Vivete il comandamento di  Cristo,
che è il comandamento dell’amore”

 

La consacrazione del nuovo altare della prepositurale, a un anno dalla conclusione dei lavori di ristrutturazione, è stata l’occasione per l’invito e la presenza in mezzo a noi del cardinale Dionigi Tettamanzi. Dopo una breve visita a Ronco, per ricordare il 50° dell’apertura della chiesa della frazione - domenica 13 dicembre, alle ore 16,00 - l’Arcivescovo ha presieduto il solenne rito della consacrazione dell’altare, del fonte battesimale e dell’ambone della nostra chiesa grande, opere dello scultore bergamasco Mario Toffetti.

Tettamanzi ha innanzitutto invitato i presenti a “spalancare i cuori” e poi ha ricordato il significato della celebrazione. “Essere presenti e partecipare in modo attivo e responsabile alla consacrazione di un altare – ha detto l’Arcivescovo - dona a ciascuno di noi una grazia speciale. La grazia di saper amare ancora di più il centro vivo della Chiesa e di inserirsi in essa con una convinzione, un impegno, un coraggio più forte. Il cuore della Chiesa è il Signore Gesù, che mostra la grandezza del suo amore donando totalmente se stesso, il suo corpo e il suo sangue, sull’altare. Su questo altare verrà rinnovato il dono di Cristo crocifisso, le cui braccia sono sì inchiodate ma sono anche aperte e spalancate per abbracciare tutti, nessuno escluso. Perché l’amore di Gesù è amore di redenzione per tutta l’umanità.”

L’Arcivescovo, riallacciandosi quindi alle tre letture della celebrazione eucaristica che ha presieduto, ha lasciato ai fedeli della comunità parrocchiale di Santa Maria Assunta tre messaggi chiari e impegnativi: ha invitato alla speranza, ha raccomandato la preghiera e ha richiamato il dovere dell’annuncio e della testimonianza evangelica.

Ai nostri dubbi, alle nostre incertezze su un “Dio che sembra insensibile ai nostri problemi, che sembra abbandonarci”, il Cardinale ha ricordato che “il volto di Dio è un volto che, se contemplato con fede e con amore, diventa un volto luminoso, perché in realtà non dimentica e non abbandona nessuno. Al contrario, anche se in maniera misteriosa, si avvicina a ciascuno di noi e diventa per noi il principio, la forza della speranza e del coraggio. Alle famiglie che stanno vivendo momenti di fatica e di sofferenza, dico coraggio. Il Signore non ci abbandona, il Signore è la nostra speranza.”

Tettamanzi ha poi invitato a riconoscere “la fortuna eccezionale di essere amico dello sposo. Non è questa solo la fortuna di Giovanni Battista ma è anche quella di ogni cristiano, di ogni membro della Chiesa. Tutti noi siamo pietre vive di questo tempio di Dio che è la Chiesa e siamo chiamati ad essere amici dello sposo. Diventiamo amici dello sposo ogni qualvolta ci incontriamo con Dio, entriamo in rapporto d’amore con il Signore, parliamo a lui cuore a cuore, facciamo respirare la nostra vita con la preghiera.Chiesa è mai? La famiglia cristiana per essere tale ha un’unica precisa condizione: che sappia dare spazio all’incontro con il Signore, che sappia dare spazio alla preghiera. Quando si prega la vita cambia in profondità, diventa nuova.”

L’Arcivescovo ha quindi ricordato che “come Chiesa siamo chiamati ad aprirci agli altri a entrare nel mondo. Per questo mi rivolgo ai genitori, agli educatori, agli insegnanti e chiedo a loro di saper annunciare Cristo e il suo Vangelo, di saper comunicare la fede cristiana ai loro figli, ai ragazzi, agli adolescenti, ai giovani, al futuro della nostra comunità cristiana e della nostra società.

Questa missione di incontrarci con gli altri e di testimoniare Cristo e di annunciare il suo Vangelo è una missione che si esprime in una maniera molto semplice, che è possibile a tutti, che è doverosa, perché è straordinaria e importante:  si tratta di vivere nei confronti degli altri il comandamento di Cristo, che è il comandamento dell’amore. Amore che significa aprirsi agli altri, ascoltare gli altri, venire incontro agli altri, alle loro necessità, in modo che la gioia che il Signore ci dà, con i tesori che mette nei nostri cuori, e nella nostra vita, sia una gioia condivisa, anche con i nostri beni.”

L’Arcivescovo ha concluso la sua omelia invitando ognuno dei presenti ad “assumere la responsabilità di dimostrare con tanta umiltà ma con tanto coraggio il vero volto della Chiesa alle persone che quotidianamente incontriamo.”

Il solenne rito di consacrazione, ricco di molti simboli e preghiere, è durato circa due ore. Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha salutato, per quasi un’ora, con molta semplicità e cordialità, i fedeli che hanno voluto incontrarlo per esprimergli, oltre all’affetto e alla gratitudine per essere il loro vescovo, anche la solidarietà per i recenti attacchi di stampa, di cui è stato fatto bersaglio, dopo il suo discorso alla città di Milano, in occasione della festa di sant’Ambrogio. Solidarietà manifestata, anche a nome di tutta la comunità, dal parroco, don Ettore Colombo, e accompagnata da un caloroso applauso dei fedeli presenti.

Da notisti, infine, non possiamo non rilevare che la “gioia spirituale” espressa all’inizio della sua omelia dal nostro Arcivescovo - per essere venuto in mezzo a noi per la consacrazione del nuovo altare, a giudicare dalle presenze in chiesa - ha trovato riscontro in una modesta parte della nostra comunità parrocchiale.

Al nostro Pastore della Chiesa Ambrosiana, rinnoviamo la nostra profonda riconoscenza perché sa “condurre il gregge (a lui affidato) ai verdi pascoli della sapienza divina, della grazia, delle virtù.”

 

Con gratitudine, il prossimo 16 dicembre, ricordiamo il centenario della nascita di don Arcangelo Rossignoli, prevosto di Cernusco dal 1962 al 1989. Era, infatti, il 16 dicembre 1909 quando don Arcangelo vedeva la luce in quel di Gaggiano, in una famiglia di umili origini.

È una bella coincidenza che questo anniversario cada nel corso dell’anno sacerdotale, indetto da Benedetto XVI, in occasione del 150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney (il santo curato d’Ars). E’ un anno nel quale “la Chiesa vuole dire, soprattutto ai sacerdoti, ma anche a tutti i cristiani e alla società mondiale, mediante i mezzi di comunicazione globale, che è orgogliosa dei suoi sacerdoti, che li ama e li venera, che li ammira e riconosce con gratitudine il loro lavoro pastorale e la loro testimonianza di vita”. Preti che consumano tutta la loro esistenza per mettere in pratica la propria vocazione e missione, spesso con grandi sacrifici personali, e sempre con un amore autentico per Gesù Cristo, la Chiesa e il popolo, solidali con i poveri e con chi soffre.

L’anno sacerdotale interpella i sacerdoti, ma anche ciascuno di noi. Ci ricorda, innanzitutto, che la loro presenza in mezzo a noi non è un diritto ma un dono. È anche l'occasione per sfogliare dentro le nostre comunità cristiane gli album di famiglia, alla ricerca di volti che hanno incarnato - in maniera ogni volta unica e diversa - l'essere prete. Volti non dimenticati forse, ma sovente taciuti. Volti che possono riemergere dalle pieghe della nostra storia per insegnarci anche oggi la possibilità del dono senza riserve. Come nel caso di don Arcangelo. Infatti, come ha scritto il cardinal Carlo Maria Martini, «don Arcangelo ha consacrato tutta la sua esistenza a Dio nel ministero in cura d’anime, senza mai risparmiarsi». È stato, come ha detto recentemente monsignor Giuseppe Locatelli, «uomo di preghiera, di vita di sacrificio, sempre schivo di tutto e soprattutto santo.»

È ovviamente impossibile riassumere quanto ha fatto don Arcangelo nei suoi 35 anni di permanenza a Cernusco, dal 1962 al 1997, anche perché molto è custodito gelosamente nei cuori dei tantissimi Cernuschesi che l’hanno incontrato e avuto come padre spirituale.  

Il suo ritorno alla Casa del Padre avvenne il 26 giugno 1997, all’età di 87 anni, a poco più di un mese dalla solenne celebrazione per il suo 60° di Messa.

La precedente amministrazione comunale, raccogliendo il desiderio della nostra parrocchia, aveva deciso di intitolare a don Arcangelo Rossignoli il vicolo che collega via Cardinal Ferrari con piazza Unità d’Italia, al momento non ancora aperto al pubblico transito. In queste settimane, la parrocchia, in collaborazione con l’attuale giunta  comunale e grazie al contributo di un privato, sta per presentare un progetto per la collocazione, all’inizio del vicolo, in prossimità del sagrato della prepositurale, di una stele, che ricorderà alle future generazioni don Arcangelo. All’opera stanno lavorando lo scultore Mario Toffetti e l’architetto Paolo Grassi. Si prevede che l’inaugurazione potrà avvenire nella prossima primavera e quella sarà un’occasione per ricordare, con la meritata rilevanza, il centenario della nascita di don Arcangelo.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 14 dicembre 2009

 

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01  -  Best View:  800x600 - IE 6