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HOME > La Nota della Settimana > N° 44/2011

NELLA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA
SIAMO CHIAMATI A METTERCI IN GIOCO”

È stato incentrato su “Crisi e travaglio all'inizio del terzo millennio” il primo discorso alla città di Milano dell’arcivescovo card. Angelo Scola (testo integrale: www.chiesadimilano.it) dello scorso 6 dicembre, vigilia della solennità di Sant’Ambrogio.
Recuperare l'uomo. “Secondo molti esperti la radice della cosiddetta crisi – ha affermato il card. Scola - starebbe nel rovesciamento del rapporto tra sistema bancario-finanziario ed economia reale. Le banche sarebbero state spinte a dirottare molte risorse che avevano in gestione (e quindi anche il risparmio delle famiglie) verso forme di investimento di tipo puramente finanziario. Anche a proposito della nostra città si è potuto affermare: a Milano è rimasta solo la finanza. Non spetta a me confermare o meno tale diagnosi. Voglio, invece, far emergere un dato che reputo decisivo: nonostante l’ostinato tentativo di mettere tra parentesi la dimensione antropologica ed etica dell’attività economico-finanziaria, in questo momento di grave prova il peso della persona e delle sue relazioni torna testardamente a farsi sentire”. “E’ giusto riconoscere”, secondo l’arcivescovo, “che la radice patologica della crisi sta nella mancanza di fiducia e di coesione”.
Ristabilire la fiducia. Per questo, ha avvertito, “dalla crisi si esce solo insieme, ristabilendo la fiducia vicendevole. E questo perché un approccio individualistico non rende ragione dell’esperienza umana nella sua totalità. Ogni uomo, infatti, è sempre un ‘io-in-relazione’. Per scoprirlo basta osservarci in azione: ognuno di noi, fin dalla nascita, ha bisogno del riconoscimento degli altri. Quando siamo trattati umanamente, ci sentiamo pieni di gratitudine e il presente ci appare carico di promessa per il futuro. Con questo sguardo fiducioso diventiamo capaci di assumere compiti e di fare, se necessario, sacrifici”. Da qui, ha sottolineato il card. Scola, “è bene ripartire per ricostruire un’idea di famiglia, di vicinato, di città, di paese, di Europa, di umanità intera, che riconosca questo dato di esperienza, comune - nella sua sostanziale semplicità - a tutti gli uomini”.
I compiti della politica. Non ha mancato, l'arcivescovo Scola, di ricordare alla politica i suoi compiti. È urgente “liberare la ragione politica dalle secche di una realpolitik incapace di capire il cambiamento e coglierne le sfide. La politica, nell’attuale impasse nazionale e nel monco progetto europeo, ha bisogno di una rinnovata responsabilità creativa perché la società non può fare a meno del suo compito di impostazione e di guida”. A questa assunzione di responsabilità “deve corrispondere l’accettazione, da parte di tutti i cittadini, dei sacrifici che l’odierna situazione impone. Per sollevare la nazione è necessario il contributo di tutti, come succede in una famiglia: soprattutto in tempi di grave emergenza ogni membro è chiamato, secondo le sue possibilità, a dare di più”. Di qui un monito: “Chi ha il compito istituzionale di imporre sacrifici dovrà però farlo con criteri obiettivi di giustizia ed equità inserendoli in una prospettiva di sviluppo integrale” che “non si misura solo con la pur indicativa crescita del Pil”.
Tre rilievi culturali. Dall’arcivescovo di Milano anche tre “rilievi di carattere culturale”. Anzitutto l’esortazione a non rassegnarsi “di fronte ad una concezione dello scambio” che “sembra governare l’intera macchina economica” e riduce il cittadino a essere “preoccupato esclusivamente di massimizzare il profitto”.

In secondo luogo, il card. Scola ha rilanciato l’invito “ai fedeli laici a un più deciso impegno politico diretto” alla luce della Dottrina sociale della Chiesa e a farsi un esame di coscienza: l’arcivescovo si è chiesto, infatti, se “il mondo cattolico, per sua natura chiamato a essere attento alle grandi sfide antropologiche ed etiche in gioco, non sia stato, corresponsabile, almeno per ingenuità o ritardo o scarsa attenzione, dell’attuale stato di cose.” 

Infine, di fronte alla “irresponsabilità diffusa” che “spinge a spendere sistematicamente per i propri consumi ciò che non si è ancora guadagnato”, il richiamo alla necessità di “un radicale mutamento degli stili di vita”.
Lavoro, impresa, finanza. L’arcivescovo ha poi indicato alcuni “percorsi esistenti in cui impegnarsi sia a livello personale che comunitario.” 

“I cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, dell’impresa e della finanza – ha osservato Scola - esigono un ripensamento del significato del lavoro stesso e dello sviluppo e un’attenzione reale ai loro protagonisti”. Obiettivo primario delle politiche in materia deve essere “la rivalutazione della responsabilità personale tanto dei lavoratori quanto degli imprenditori, la creazione di nuovi servizi che favoriscano la crescita professionale e affianchino a percorsi di riqualificazione e formazione un sostegno economico e, infine, la valorizzazione e la creazione di spazi di partecipazione”. “Perché – ha suggerito - non riprendere in seria considerazione la proposta che tutti i lavoratori abbiano parte agli utili di impresa?”.

Per l’arcivescovo, “nel caso della finanza, è davvero urgente che chi vi opera e chi la studia, chi la commenta e chi ne fruisce, maturino la consapevolezza che quello della finanza è un patto potente e delicato, che serve realmente lo sviluppo quando crea relazioni solide e stabili nel tempo.”

Giovani, povertà e immigrati - Il cardinale ha quindi sollecitato “un’attenzione del tutto particolare per le giovani generazioni, le più colpite dall’odierna situazione economica”, ha poi segnalato che “sono in continuo aumento le realtà di volontariato che non riescono a gestire l’incremento delle domande di assistenza” e per i migranti ha auspicato una “immigrazione sostenibile” perché “magnanimità ed equilibrio non si escludono a vicenda”.

Un invito forte - Dal discorso alla città del cardinale Scola emerge forte l’invito a guardare alla situazione odierna da una prospettiva diversa, non da tutti considerata. “Parlare di crisi economico-finanziaria – ha affermato l’arcivescovo - per descrivere l’attuale frangente di inizio del Terzo millennio non è sufficiente. A mio giudizio la crisi del momento presente chiede di essere letta e interpretata in termini di travaglio e di transizione. (In questo tempo) noi, cittadini immersi nella crisi economico-finanziaria, siamo chiamati a metterci in gioco, impegnando tutta la nostra energia personale e comunitaria. Il domani avrà un volto nuovo se rifletterà la nostra speranza di oggi. Una speranza affidabile deve quindi guidare le nostre decisioni e la nostra operosità.” Un invito da non lasciar cadere.

 

Nella nostra comunità pastorale, la “Madonnina dei rottami” – Nella festività dell’Immacolata è stata collocata ai piedi dell’altar maggiore della prepositurale e poi ribenedetta al termine della Messa delle ore 11,00 la statua della Madonnina che era collocata nel cortile dei “rottami” dell’Oratorio Sacer, da qui la denominazione che ne è derivata di “Madonnina dei rottami”.

La statua sarà poi collocata, al termine dei lavori in corso in Sacer, nel grande cortile dell’oratorio, a vigilare sui ragazzi e giovani che lo frequenteranno.

È una scelta molto bella e carica di significato, perché si colloca in continuità con il passato e con una tradizione educativa che ha voluto sempre affidare le più importanti tappe del suo cammino alla preghiera e all’intercessione della Vergine Maria.   

Quella statua – se la memoria non ci tradisce – fu collocata, a metà degli anni 60 del secolo scorso, dall’allora assistente dell’oratorio maschile, don Giuseppe Locatelli, per identificare e “dedicare” il luogo di ritrovo per la preghiera domenicale – alle ore 15.00 – dei ragazzi e degli adolescenti.

Al suono dell’indimenticabile campanella, tutti i ragazzi, con i loro catechisti ed educatori, confluivano in quell’angolo d’Oratorio, a confine con l’allora proprietà Candiani: ogni classe, in quel piccolo cortile, aveva un posto ben preciso, delimitato e segnato sull’asfalto, a cui si rinunciava solo in caso di maltempo, rifugiandosi nel vicino porticato.

Quel cortile – quasi come “una chiesa all’aperto” - fu utilizzato dai ragazzi e dagli adolescenti sino a quando riuscì a contenerli tutti; poi, negli anni del cosiddetto “boom demografico”, crescendo di anno in anno gli iscritti all’oratorio domenicale (ben oltre 600!), alla preghiera fu destinato il più ampio spazio antistante la scala di accesso alla casa del prete dell’Oratorio.

Il cortile della Madonnina fu così abbandonato, proprio nel periodo in cui si andava diffondendo la raccolta di carta, rottami, stracci e vetro - sull’esempio dei seguaci dell’Abbè Pierre - per finanziare la costruzione del Centro sportivo don Gnocchi. Quel luogo appartato divenne così, più di fatto che  per scelta, punto di raccolta del materiale di ricupero e quella statua della Vergine si trovò ben presto circondata da cassoni e recipienti delle più diverse dimensioni, forme e colori sino allo scorso anno.  

 

Per le vie della città, il presepio vivente – L’avvicinarsi del Natale, a livello cittadino, è da qualche anno segnato da un importante appuntamento che coinvolge sempre più persone e suscita un vivo interesse: la rappresentazione, per le vie del centro storico, della Natività. A proporla sono studenti, docenti e genitori della scuola paritaria Aurora-Bachelet. L’appuntamento è per sabato 17 dicembre, dalle ore 15 alle ore 17 circa. L’edizione di quest’anno ha per titolo un versetto di Matteo: “Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2, 2).

Gli organizzatori sottolineano che non si tratta di una recita, ma di un’occasione per prepararsi al Natale e porsi davanti al fatto storico della nascita di Gesù con lo stupore dei pastori e dei magi. “Un presepe vivente – hanno scritto - sull’esempio di quello celebrato più di 800 anni fa da San Francesco, è un invito a prepararsi alla festività del Natale per quello che realmente è: memoria del Dio che si è fatto uomo e che ancora oggi ci fa compagnia nella nostra quotidianità”.

La scuola “L’Aurora-Bachelet”, con l’entusiasmo dei suoi 551 alunni, dei docenti e dei genitori, vuole ricordare il Natale per e alla città rappresentando tra le vie e le piazze del centro i quadri evangelici riguardanti la Natività.

E noi siamo pronti ad ammirarli ed ascoltarli, ringraziandoli sin d’ora per la bella testimonianza che da tre anni ci offrono.

 

Cancellato il consiglio tributario comunale – Tra i provvedimenti previsti dalla manovra approvata dal governo Monti, lo scorso 5 dicembre, c’è anche la cancellazione (articolo 11 comma 8) del consiglio tributario comunale. Un organismo varato, dopo molte incertezze sulla sua composizione, dal consiglio comunale della nostra città nell’ultima seduta, quella dello scorso 23 novembre. Neanche il tempo di avviare la propria attività e già cancellato. Purtroppo vanno sovente così le cose nel nostro Paese: dal susseguirsi continuo di leggi e decreti, con testi spesso non coordinati tra loro, al colpo di spugna sui provvedimenti meno graditi o ritenuti inutili da un nuovo governo.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 12 dicembre 2011

 

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