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HOME > La Nota della Settimana > N° 43/2011

APRIAMO LE NOSTRE CASE ALLE FAMIGLIE DEL MONDO

 

“La nuova evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica. Nel nostro tempo, come già in epoche passate, l’eclissi di Dio, la diffusione di ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro. E come sono in relazione l’eclissi di Dio e la crisi della famiglia, così la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana”: lo ha detto Benedetto XVI giovedì scorso, 1 dicembre 2011, ricevendo in udienza i partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia.

Il Papa ha tenuto un ampio discorso nel quale ha anzitutto evidenziato gli aspetti teologici riferiti alla famiglia: “La famiglia fondata sul sacramento del Matrimonio – ha affermato - è attuazione particolare della Chiesa” ed “essa è chiamata ad accogliere, irradiare e manifestare nel mondo l’amore e la presenza di Cristo”. La famiglia manifesta tale “amore divino” con la “dedizione reciproca dei coniugi”, la “procreazione generosa e responsabile”, la “cura ed educazione dei figli”, “nel lavoro e nelle relazioni sociali”, “nell’attenzione ai bisognosi”, nelle “attività ecclesiali” e nell’ “impegno civile”.

Il Papa ha quindi messo in relazione la missione della famiglia con quella dei presbiteri e ha poi indicato alcuni “ambiti in cui è particolarmente urgente il protagonismo delle famiglie cristiane in collaborazione con i sacerdoti e sotto la guida dei Vescovi”: “educazione di bambini, adolescenti e giovani all’amore, inteso come dono di sé e comunione”; “preparazione dei fidanzati alla vita matrimoniale con un itinerario di fede”; “formazione dei coniugi, specialmente delle coppie giovani”; “esperienze associative con finalità caritative, educative e di impegno civile”; “pastorale delle famiglie per le famiglie, rivolta all’intero arco della vita”.

 
Verso l’Incontro mondiale delle famiglie, Milano 2012. Nella parte conclusiva del discorso, Benedetto XVI ha parlato del VII Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno del 2012: “Sarà per me e per noi tutti una grande gioia ritrovarsi insieme, pregare e fare festa con le famiglie venute da tutto il mondo, accompagnate dai loro Pastori. Ringrazio la Chiesa Ambrosiana per il grande impegno profuso finora e per quello dei prossimi mesi. Invito le famiglie di Milano e della Lombardia ad aprire le porte delle loro case per accogliere i pellegrini che verranno da tutto il mondo”. Lo stile dell’ospitalità richiamato dal Papa è stato scelto in diocesi come tratto caratterizzante dell’accoglienza dei partecipanti che verranno da tutto il mondo. E così Benedetto XVI ha sottolineato che “nell’ospitalità sperimenteranno gioia ed entusiasmo: è bello fare conoscenza e amicizia, raccontarsi il vissuto di famiglia e l’esperienza di fede ad esso legata”. “Nella mia lettera di convocazione all’Incontro di Milano – ha ricordato - chiedevo un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale, perché l’evento riesca fruttuoso e coinvolga concretamente le comunità cristiane in tutto il mondo”.

 

In Diocesi - Fervono i preparativi per l’Incontro mondiale delle famiglie, in particolare l’attenzione ora è volta a sollecitare le iscrizioni di chi si rende disponibile come volontario e di chi vuole ospitare le molte famiglie che giungeranno a Milano un po’ da ogni dove.

In questo cammino di preparazione all’Incontro «l’ospitalità - si legge sul sito della Chiesa di Milano - avrà una parte rilevante, poiché arriveranno persone in carne e ossa che vorranno vivere tutto o in parte questa grande occasione di festa e riflessione sulla famiglia. Non si tratterà solo, beninteso, di offrire un letto e un tetto, questi saranno essenziali, ma soprattutto di offrire il nostro vivo desiderio di incontrare storie ed esperienze concrete, di farci ospitali e accoglienti così come da sempre ci è raccomandato dall’intero messaggio biblico…

L’accoglienza è all’origine di tutte le cose che contano, se può apparire un rischio, è certamente accettabile. Siamo al mondo grazie a qualcuno che ha corso il rischio di ospitarci nella sua carne, nei suoi desideri, nella sua immaginazione, siamo cresciuti grazie ai mille gesti di accoglienza e di ascolto che qualcuno ci ha riservato, rispondendo ai nostri bisogni, alle nostre domande, al nostro desiderio di amore e di considerazione. A nostra volta abbiamo imparato che farci accoglienti è condizione necessaria perché la nostra vita riceva, dall’incontro con l’altro, quel nutrimento che vince l’inedia e il grigiore. Accogliere significa mettersi in gioco, far spazio all’altro in noi, è occasione di dinamismo nelle nostre vite di sposi, genitori, sacerdoti, nelle nostre vite di comunità cristiane che rischiano il tran-tran tanto rassicurante quanto tedioso ed evangelicamente improduttivo. Perché l’altro che si affaccia al nostro cuore, alla nostra porta, alla nostra chiesa, lo possiamo tenere a distanza, pur garantendo un galante interloquire in nome della carità cristiana, o possiamo accoglierlo in noi e fargli spazio così da poter sperimentare la sorprendente dialettica del dare e del ricevere. Cosa faticosa certo, che può scombinare il nostro quieto vivere, può mettere in crisi i nostri luoghi comuni e le nostre "sane" abitudini, ma se adotteremo occhi curiosi e benevoli potrà costituire occasione di rinnovamento delle nostre stesse vite.»

 

Alcune proposte concrete per l’accoglienza - Dalla Diocesi sono venuti anche alcuni suggerimenti concreti: «Perché non mandare i nostri figli grandicelli a casa di un qualche amico per quei 5 giorni così che la loro stanza possa essere occupata da una famiglia? Festa grande per loro e per noi. Perché non offrire ai nostri anziani spesso soli un bel soggiorno al mare così che la loro casa sia luogo di accoglienza? Con stile ovviamente … perché tanti "angeli" possano riempire le nostre case e la nostra Diocesi in un momento unico e da non sprecare per crescere grazie all’apertura e all’incontro.»

 

Voce Amica di questo mese, in distribuzione da sabato 2 dicembre, dedica ampio spazio al prossimo Incontro mondiale delle famiglie, pubblicando anche alcune riflessioni e testimonianze di famiglie cernuschesi.

Don Ettore, prevosto della città, nella “parola del parroco” - dopo aver ricordato che “tutti i sacerdoti della Comunità pastorale, durante la visita alle famiglie per la benedizione natalizia, consegnando la lettera dell’Arcivescovo (stanno dando) l’annuncio del prossimo Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 e che vedrà anche la presenza di papa Benedetto XVI tra noi”  - aggiunge che “l’accoglienza del Santo Padre e delle famiglie di tutto il mondo che verranno a fare festa nella nostra Chiesa di Milano è una grande occasione per rinnovare in noi la gioia cristiana e la passione per tutto ciò che c’è di umano nella nostra vita e la rende degna di essere vissuta.”

A ciascuno di noi spetta non sprecare la “grande occasione” che ci viene offerta. Aprire le nostre case all’accoglienza (nell’allegato alla presente Nota ci sono le indicazioni per comunicare la propria disponibilità)  può essere un primo ed importante passo per vivere al meglio questo Incontro mondiale, che ci auguriamo possa portare frutti significativi anche per il nostro Paese e la nostra città.     

Buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 5 dicembre 2011

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