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HOME > La Nota della Settimana > N° 40/2014

CONSUMO EQUO PER UNO SVILUPPO VERO 

Un richiamo a non cercare “nella logica illusoria della Milano da bere, nella corsa al consumo per il consumo” la via della ripresa economica. Una difesa appassionata della “ricchezza” rappresentata dai “corpi intermedi” e dalla società civile, che la “cultura dominante” non sa riconoscere nel loro valore. Un invito a “rispettare il valore della domenica” e la “dimensione sociale del riposo”. Sono stati questi i passaggi centrali del saluto rivolto dal nostro Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, lo scorso 4 dicembre, ai rappresentanti del terziario milanese e lombardo riuniti nella sede di Confcommercio a Milano. Le riflessioni di Scola possono messere di aiuto e di stimolo anche per il commercio cittadino.

Nel 2014, per una attività del Terziario che apre, due chiudono - Prima dell’intervento dell’Arcivescovo, ha parlato il presidente di Confcommercio Milano, Carlo Sangalli. «In questa crisi perdurante – ha affermato Sangalli - siamo disorientati sul senso stesso di fare impresa. Nel 2014, per una attività del Terziario che apre, due chiudono. Questo è un tempo duro che ci interroga ma che sembra muto nelle risposte. Dove la libertà personale è gonfiata da mille possibilità, ma lo spazio della scelta sembra assottigliarsi giorno per giorno, fare associazionismo ha un valore in più. Bisogna vincere la paura, anche perché il disagio è una malattia multiforme, ma l’antidoto non è lontano dalla nostra portata, se pensiamo a progetti che coinvolgano istituzioni e privati, con sostegno e sinergie reciproche». Sangalli ha poi posto attenzione  ai “corpi intermedi”, che rappresentano uno spazio di libertà, generatore di bene comune, e di “capacità di integrazione del Terziario”, con le chance che sa offrire ai giovani, alle donne, agli stranieri.

Un’adeguata cultura del lavoro - Nella riflessione dell’Arcivescovo, la “Milano da bere”, anni Ottanta con i suoi idoli e riti di vita senza regole, è stata richiamata per indicare una prospettiva di intendere la realtà che non può che portare all’ingiustizia. «Se affrontiamo la questione del consumo con un atteggiamento simile non potremo leggerlo mai come fattore di equità, un elemento tanto più necessario in un mondo che registra situazioni di povertà inimmaginabili fini a qualche anno fa. Il criterio per orientare il consumo in maniera equa è un’adeguata cultura del lavoro», ha affermato Scola. Che, di fronte ai tanti rappresentanti di piccole imprese, ha poi aggiunto: «Non possiamo ignorare il binomio famiglia-lavoro come edificatore di vita buona e, nella crisi, di solidarietà».
Non possiamo rassegnarci a «una corsa ‘al consumo per il consumo’, ma occorre recuperare comportamenti adeguati ai bisogni nel rispetto della dignità dell’uomo e di tutto ciò che lo costituisce». Il Cardinale ha poi citato la prima enciclica di Papa Benedetto, “Deus Caritas est”, che già nel 2005, evidenziava la necessità «di allargare la ragione economica, attraverso la dimensione del gratuito. Non mi pare – ha precisato  l’Arcivescovo – che questo appello del Santo Padre sia stato assunto, forse perché non è stato capito, mentre è proprio la cultura del lavoro, come esperienza piena di ciò che si fa, che può aiutarci nella crisi». Dove “gratuito” non vuol dire gratis, ma è la modalità con cui si cura, si fa attenzione a ciò che si crea. Poi Scola ha proseguito così: «la cultura del lavoro, gratuita, che allarga la ragione economica e che risponde alla domanda del consumo in maniera equa è ciò di cui dovete farvi portatori. Fatevi interpreti di un bisogno che si amplia al desiderio, che non si piega alla sola istanza pulsioniale. Considerate la possibilità di costruire quella domanda di consumo equa che sarà sinonimo di sviluppo vero».

L’importanza delle associazioni - In questo contesto, l’Arcivescovo ha sottolineato l’importanza della valorizzazione dei corpi intermedi – «che oggi nella cultura dominante non ricevono più il riconoscimento che meritano» – come già aveva affermato Sangalli. «Le nostre terre, in modo particolare, sono miniere di una società civile ricca che è una risorsa fondamentale per il Paese, come testimoniano le tante associazioni che vedo visitando le parrocchie. La nostra popolazione ancora si mobilità sui bisogni e si sforza di dare spazio, attraverso l’affronto comunitario, ai desideri», ha raccontato l’Arcivescovo.

Il valore sociale del riposo domenicale - Poi la questione del riposo e, quindi, dell’apertura domenicale, soprattutto nella grande distribuzione, degli esercizi commerciali. «Credo che sul tema del senso del riposo nella sua pienezza si misurerà il grado di civiltà delle nostre società che oggi paiono privilegiare l’individualismo. Se leviamo il valore sociale del riposo perdiamo un valore sostanziale, soprattutto nel rapporto educativo e tra le generazioni, che renderebbe la metropoli meno vivibile e affrontabile. La domenica non è solo la Messa, ma è anche un modo di stare insieme, portando l’esperienza umana in comune, un modo di vivere qualche gesto solidale: pensiamo agli oratori dove tante famiglie si coinvolgono per il bene dei figli, scoprendo relazioni preziose e solidali; pensiamo alla cura degli anziani, spesso visitati di domenica. Vi prego di promuovere e salvaguardare tutto questo».

Superare le logiche corporative - Ma da Scola è arrivato anche una richiesta e una consegna più ampia ai rappresentanti del commercio lombardo: «Superate il rischio dell’egoismo, la concorrenza, le logiche corporative, inseguite l’interesse – che letteralmente significa “stare nel mezzo” – sapendo rispondere ai bisogni della gente secondo l’ampiezza del gratuito e del desiderio che è nel cuore di ogni uomo. Voi siete fattori del nuovo umanesimo perché siete fattori di amicizia civica. Costruite trame di relazioni e rapporti». È un invito, quest’ultimo, sul quale ritorna sempre più spesso il nostro Arcivescovo, convinto che “solo il pensarsi in relazione può essere la base della nuova amicizia civica che farà di Milano la città di mezzo rendendola adeguatamente all’altezza della sua tradizione e in grado di affrontare il futuro come pluriformità nell’unità.” Nel contesto attuale diventano sempre più importanti e decisivi “i rapporti umani” che tutti siamo chiamati a ricercare e valorizzare.  

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 15 dicembre 2014

 

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