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HOME > La Nota della Settimana > N° 40/2011

50° DEL “NUOVO OSPEDALE UBOLDO”.
PRESENTATO IL CONSIGLIO PASTORALE

 

Cinquant’anni fa, il 19 novembre 1961, veniva inaugurato il nuovo Ospedale Uboldo. «Dopo circa cento anni di vita – scrisse, su Voce Amica del novembre 1961, il consiglio d’amministrazione dell’Opera Pia Uboldo - la vecchia Villa Uboldo cessa di essere ospedale per divenire ricovero dei vecchi. Dopo avere ospitato nelle sue sale per tanti anni parecchie migliaia di ammalati, riprenderà in parte il suo carattere di Villa per accogliere i vecchi poveri e non poveri che potranno trovare in essa e nel suo parco quella tranquillità e quella pace che si addice alla loro età e tanto difficilmente potrebbero trovare altrove.

Il nuovo ospedale con i suoi centosettanta letti accoglierà invece tutti gli ammalati che, in sale chiare e luminose potranno avere quelle cure e comodità che non sempre era possibile dare loro nella vecchia Villa.

Le cambiate condizioni di vita, il sistema mutualistico, le moderne esigenze sanitarie avevano resa impossibile la vita in un ambiente ristretto, senza servizi, con poca luce quale era il vecchio ospedale e quindi le ultime Amministrazioni hanno lavorato per dare alla cittadinanza di Cernusco questo nuovo ospedale che è e sarà per parecchi anni uno dei migliori di tutta la zona.

Forse, secondo il giudizio di alcuni, si sono fatte le cose troppo in grande, con troppo lusso; ma è bene ricordare che un simile edificio si costruisce non solo corrispondente ai bisogni attuali ma per sopperire alle necessità di almeno una trentina d'anni. Dovendo risolvere un problema, l'Amministrazione ha creduto opportuno risolverlo definitivamente pur sapendo di dover affrontare molti problemi e parecchi contrasti.

I cittadini di Cernusco, potranno, il giorno diciannove di Novembre, visitare tutto l'edificio e giudicare se vennero spesi bene i trecentoquaranta milioni che sono stati necessari per completare la costruzione con tutti i servizi necessari, gli impianti sanitari e l’arredamento.

Crediamo nostro dovere ricordare, in questo momento storico per la vita del nostro ospedale, la munifica e magnanima figura del nobile Ambrogio Uboldo che ha dato ancora una volta a noi i mezzi per portare a termine questa o­pera bella e umanitaria, degna della sua generosità.

Un ultimo ringraziamento ai numerosi e generosi oblatori, in modo particolare ai più umili, che hanno voluto contribuire a questa opera … consapevoli che l'Ospedale Uboldo, non è di nessuno in particolare, ma di tutti, e che tutti devono averne cura.»

La visita al “nuovo ospedale” - I Cernuschesi ebbero, in quella storica domenica 19 novembre 1961, la possibilità di visitare, dalle ore 14 alle ore 16, il nuovo ospedale. Le porte furono aperte «per permettere a tutti i Cernuschesi - affermò la Direzione Sanitaria - di poter finalmente vedere cosa vi è dietro quella facciata, che molti hanno seguito, quasi giornalmente, nel suo erigersi e che ormai conoscono nella sua imponenza, nella eleganza delle linee architettoniche, nella vivacità gradevole dei colori ed infine nella ele­ganza delle rifiniture.»

Nell’occasione poterono anche «comprendere l'entità dello sforzo compiuto dalla Presidenza e dal Consiglio, con una saggia e previdente amministrazione, con un notevole sacrificio personale di tempo e lavoro e con la piena collaborazione di tutto il corpo sanitario, delle reverende suo­re e del personale

Per meglio preparare il lettori di Voce Amica alla successiva visita del nuovo ospedale, la Direzione Sanitaria propose un’ideale visita in anteprima (oggi si parlerebbe di visita virtuale). «Al nuovo ospedale si accede dalla via Uboldo, notevolmente allargata in quel punto, attraverso i cancelli, da cui di­partono due rampe in salita, una per la entrata ed una per l'uscita, che raggiungono il vasto atrio d'ingresso, dal quale entrerà il pubblico e dove gli automezzi deporranno feriti e malati protetti anche dai rigori del clima da una barriera di raggi infrarossi … I locali di degenza occupano rispetti­vamente per la chirurgia maschile, la chirurgia femminile e maternità ed infine per la medicina il primo, il secondo ed il terzo piano. Sono costituiti per ogni piano da un gruppo centrale di sei stanze a due letti, per uno o due de­genti, dotate di servizi e bagno ed ai due lati rispettivamente da due stanze a sei letti e da una a tre letti. Tinte, luci, finestre, rifiniture rendono i locali luminosi, perfettamente rispondenti al­le norme igieniche, accoglienti. Tutti guardano verso il giardino Uboldo, che fornisce a tutti i locali un incomparabile quadro naturale. Le stanze a due letti hanno inoltre un balcone da dove la visione del Parco Uboldo è completa e raggiunge aspetti veramente artistici. I letti ed i comodini in lega speciale di alluminio sono stati in parte, ed invero, fino ad ora almeno, solo in piccola parte, donati attraverso una sottoscrizione popolare. Alcune delle stanze porteranno il nome di un donatore o della persona da esso indicata.

Nel piccolo corpo che si stacca dalla parta centrale spingendosi verso via Uboldo, c’è un quarto ed un quinto piano dove troveranno alloggio le reverende suore ed il personale infermieristico femminile.
L
a parte principale della costruzione è ricoperta da un vastissimo terrazzo dal quale si ha una bellissima visione di tutta la nostra laboriosa Cernusco e della Brianza nella cornice incomparabile delle Alpi.»
Fu annotato come vanto l’attrezzatura del reparto radiologico, il «reparto opera
torio fornito della più moderna attrezzatura, «la cucina dotata di una attrezzatura modernissima capace di servire oltre 250 pasti»

Ai primi di gennaio del 1962 iniziò poi il passaggio degli ammalati dal vecchio al nuovo ospedale.

 

Cinquant’anni dopo, l’ospedale Uboldo è profondamente cambiato e  quella originaria facciata «imponente, elegante nelle sue li­nee architettoniche, nella vivacità gra­devole dei colori ed infine nella ele­ganza delle rifiniture» è decisamente deteriorata e rende il tutto malinconico, segno eloquente di una certa incuria.

Nella sanità pubblica in questo cinquantennio ci sono stati tanti cambiamenti e molte riforme. Ora la rotta è verso l’abbandono dell’ospedale tradizionale. In Lombardia si sta puntando su un nuovo modello, ispirato alla sanità americana, dove i pazienti vengono ricoverati non più in base al tipo di malattia, bensì secondo la gravità del problema e il grado di assistenza di cui hanno bisogno. Gli ospedali del futuro, dunque, saranno a “diversa intensità di cura”. Pensando a questo modello sono state progettate 5 nuove strutture sanitarie lombarde: quella già in funzione e più vicina a noi è il nuovo ospedale di Vimercate.

 

L’ospedale vicino a casa – Ci sentiamo rassicurati nel vedere nel nostro territorio o comunque nella nostra prossimità un presidio sanitario. A volte è una questione psicologica, a volte è una questione sostanziale. Resta però il fatto che la sanità pubblica è una macchina complessa, costosa, difficile da gestire ancor di più da quando gli ospedali sono stati trasformati in “aziende ospedaliere”. Inevitabile quindi, soprattutto in questi tempi di crisi, la riorganizzazione e razionalizzazione degli ospedali, per la necessità anche di contenere i costi dei servizi sanitari, di gran lunga la prima voce del bilancio delle Regioni. Interventi che hanno progressivamente interessato anche l’Uboldo, suscitando timori e preoccupazioni.

La scelta di riorganizzare i servizi pare suffragata dai dati consolidati relativi alla qualità delle prestazioni: interventi di alta chirurgia e raparti di emergenza sono meglio garantiti nelle grandi strutture, ma più in generale l’efficacia degli interventi è legata alla quantità delle prestazioni.

 

Gratitudine e riconoscenza - Questo anniversario ci offre l’occasione per alcune sottolineature. Dobbiamo essere ancora profondamente grati al nobile Ambrogio Uboldo che donò i mezzi necessari per costituire l’Opera pia, che è all’origine del nostro ospedale. Ricordiamo che le opere pie “erano la manifestazione ricca e rigogliosa, di sentimenti solidaristici, frutto di un’identità forgiata dal cattolicesimo, col suo insegnamento sul primato della carità; erano espressione di una società civile che si dava da fare, mettendo risorse economiche e personali per i più disparati bisogni.”

La riconoscenza si estende poi a tutti coloro che hanno prestato e prestano la loro opera, ai diversi livelli, nel nostro nosocomio: c’è stata e c’è tuttora tanta gente che, pur tra mille difficoltà, si impegna a dare il meglio, orgogliosa della propria professionalità e contenta di prendersi cura degli altri.

Infine, dobbiamo essere consapevoli che la razionalizzazione delle rete ospedaliera dell’Azienda ospedaliera di Melegnano, da cui dipende l’ospedale Uboldo – il cui più recente piano di interventi è stato reso noto nello scorso agosto -  ha come costo inevitabile quello di privarci di qualche servizio “sotto casa” per offrircene altri migliori “un po’ più in là”. Se così non fosse, ne dovremmo chiedere conto ai dirigenti interessati e alla Regione.

 

Il consiglio pastorale parrocchiale della nostra Comunità pastorale, eletto lo scorso 16 ottobre, è stato ufficialmente presentato domenica 13 novembre, alle ore 11.00, durante la Messa celebrata nella chiesa di San Giuseppe Lavoratore.

All'omelia, don Ettore prendendo spunto dalle raccomandazioni che Gesù lascia ai suoi discepoli e a noi nella Prima Domenica di Avvento (Marco 13,1-27), ha sottolineato due aspetti, per dare l'idea non solo del compito che spetta al consiglio pastorale, ma anche dello stile con cui svolgerlo. «Che cosa fa il Signore Gesù - si è chiesto don Ettore - davanti a tutti questi segni di devastazione? (predizione della rovina del tempio, terremoti, carestie, sollevazioni, persecuzioni … ) Consola i suoi amici. Non parla a tutti, ma raccoglie attorno a se quattro dei suoi discepoli, quelli che ha chiamato per primi alla sequela, i discepoli della prima ora che sono stati con lui: Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea. E proprio a loro svela il disegno di salvezza di Dio: in mezzo a tanta distruzione, siamo invitati a scorgere la venuta del Signore tra noi e la sua potenza. Lo fa attraverso due inviti importanti: anzitutto invita a non lasciarsi ingannare e confondere da chi pretende di essere il Messia e di avere soluzioni facili ai difficili problemi del mondo.

Anche Gesù – il Cristo, quello vero – non ha dato soluzioni facili ai drammi dell’umanità, ma li ha condivisi fino in fondo, cambiando radicalmente il destino e la storia degli uomini. Inoltre Gesù invita a non temere: proprio perché egli condivide con noi la nostra esistenza, non dobbiamo avere paura di nulla. Siamo in buone mani.

Questi due atteggiamenti sono richiesti in particolare a chi ha il compito del discernimento in una comunità. Per questo preghiamo per i membri del nuovo consiglio pastorale della Comunità pastorale (il primo dalla sua costituzione) perché siano capaci di vivere così il loro servizio alla comunità: senza cercare facili soluzioni e confidando nel sostegno e nell’azione dello Spirito.»

Terminata l’omelia, dopo aver chiamato per cognome e nome ciascuno degli eletti, don Ettore ha ricordato a tutti che “il Consiglio pastorale della Comunità pastorale rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera Comunità pastorale di cui è espressione in tutte le sue componenti, ed insieme costituisce lo strumento della decisione comune pastorale. Ambito fondamentale del Consiglio pastorale parrocchiale è l’elaborazione, l’aggiornamento e l’applicazione del progetto pastorale parrocchiale. Tale progetto attua per la concreta comunità le linee del piano pastorale diocesano.”

Don Ettore ha infine posto ai  nuovi membri del consiglio pastorale della Comunità pastorale questa domanda: Volete assumere l’impegno a coadiuvare la Comunità pastorale con il vostro consiglio?

Ciascun consigliere ha risposto: Sì, lo voglio.  

Buon lavoro al nuovo consiglio pastorale e - a tutti, come sempre - buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 14 novembre 2011

 

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