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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 40/2010

IN AUMENTO LE RICHIESTE AI CENTRI DI ASCOLTO

Crescono le persone in difficoltà che si rivolgono ai Centri di ascolto della Caritas Ambrosiana. Diminuiscono gli stranieri senza permesso di soggiorno che chiedono aiuto, mentre aumentano gli italiani e gli uomini. Diventano più frequenti le richieste di sussidi economici e di generi alimentari. Il nono Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, presentato lo scorso 30 settembre, conferma il generale impoverimento delle fasce più deboli della popolazione e l’allargamento del grave disagio ben oltre la categoria sociale dei vulnerabili cronici. Nel corso del 2009, secondo il Rapporto, si sono presentati nei 56 Centri di ascolto della Diocesi Ambrosiana, 17.283 persone, un aumento del 9% rispetto al 2008 che ha riportato il numero degli utenti a valori che non si registravano da cinque anni. I nuovi vulnerabili hanno sempre più spesso nomi e cognomi italiani. Infatti – benché gli stranieri rappresentino ancora la stragrande maggioranza degli utenti (il 73,7%) – a chiedere aiuto alla Caritas sono in numero crescente gli italiani: rispetto al 2008 i cittadini di nazionalità italiana sono aumentati del 15,7%. “Fenomeno – spiegano gli autori del Rapporto – alla cui radice si trova certamente la crisi economica”. L’analisi dei bisogni e delle richieste conferma un generale peggioramento delle condizioni di vita materiale delle persone.

Un identikit più preciso dei “vulnerabili” emerge dall’approfondimento fatto dai ricercatori del consorzio Aaster del sociologo Aldo Bonomi condotto su 3.237 persone, un campione selezionato fra chi ha ricevuto un aiuto dal Fondo Famiglia Lavoro, il fondo di solidarietà voluto dall’arcivescovo di Milano per le famiglie che perdono il lavoro. I due terzi dei beneficiari sono operai generici nel ciclo dell’industria, della sub fornitura e dell’edilizia; seguono i lavoratori non qualificati nei servizi e un 15% di persone con lavori dequalificati, saltuari o irregolari. Solo il 5% ha un profilo professionale medio-alto.

“I vulnerabili non sono marginali in sé. Lo diventano o rischiano di diventarlo nella crisi, per la perdita dell’occupazione, l’assenza per ampie fasce del mondo del lavoro di ammortizzatori sociali, di appropriati strumenti di protezione dai fallimenti di imprese e attività che sono anche progetti di vita”, ha spiegato Bonomi. Che ha anche aggiunto: “Dalle storie del Fondo emergono una nuova questione operaia e sociale, una condizione migrante, una difficoltà degli ammortizzatori che ci interrogano sui ritardi della modernizzazione del nostro welfare”.

Un welfare, secondo gli studiosi dell’osservatorio, che ha funzionato in passato, ben occupandosi di pensionati e lavoratori ma che oggi risulta “vecchio” e non al passo con i tempi e la crisi economica che stiamo vivendo. “Le istituzioni si occupano della crisi finanziaria e non si preoccupano della povertà” ha aggiunto l’economista Alberto Berrini, secondo il quale ci vorranno ben otto anni perché le imprese ritrovino il livello della produzione perduta.

“La crisi ha confermato e purtroppo drammaticamente esplicitato - ha concluso l’economista - ciò che già si sapeva: l’inadeguatezza del sistema italiano per chi perde protezione. Un welfare, che oggi non è in grado di sostenere le fasce più colpite dalla crisi: quelle dei precari, degli artigiani e dei liberi professionisti.”

“La crisi ha ridisegnato la mappa della povertà. Ha trasformato famiglie modeste ma che avevano sempre goduto di una certa stabilità in soggetti vulnerabili e sospinto i poveri cronici sulle soglie della miseria”, ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo. Di fronte a ciò, per il sacerdote, “la politica deve battere un colpo immaginando, ad esempio, un nuovo sistema di welfare”. Per questo Caritas Ambrosiana ripresenterà entro l’anno la richiesta a Regione Lombardia di introdurre il “reddito minimo garantito”. Una forma di sostegno estesa a coloro che oggi non possono godere di alcun aiuto pubblico. Una protezione sociale già presente in tutti i Paesi dell’Europa a 15 tranne che Grecia e Italia.

 

Nella seduta del consiglio comunale dello scorso 28 settembre, tra le deliberazioni di variazione al bilancio di previsione 2010 approvate, una voce riguardava gli interventi a sostegno dei nuclei familiari colpiti dalla crisi economica. Dopo i due bandi-crisi precedenti del valore complessivo di 120.000 euro, Villa Greppi ne ha stanziati altrettanti: 50.000 euro saranno destinati al terzo bando di sostegno alle famiglie colpite dalla crisi; i restanti 70.000 euro serviranno per la gestione di altre emergenze e per alcune misure, invece più strutturali, come per esempio, incrementare le risorse a favore del reddito di promozione sociale cioè i percorsi di inserimento lavorativo per i lavoratori attualmente disoccupati, cassintegrati o colpiti da provvedimenti di mobilità.

Sul fronte della gestione delle emergenze l’Assessorato alle Politiche Sociali - come informa un comunicato stampa del nostro Comune - intende adottare due misure: il sostegno alle famiglie colpite da sfratti esecutivi in corso e in situazioni di forte sofferenza e l’implementazione dei ticket sociali, cioè buoni da destinare a famiglie e persone in difficoltà per l’acquisto di beni di prima necessità, come generi alimentari e farmaci.

Intanto Il tavolo anticrisi sta per portare a compimento uno degli obiettivi che si era prefisso nella prima riunione all’inizio di maggio scorso: firmare un accordo che definisca gli obiettivi del tavolo permanente fra istituzioni, terzo settore e parti sociali. In particolare, oltre al monitoraggio costante del territorio, sostenere un impegno indirizzato proprio allo sviluppo di politiche strutturali per il lavoro e per il sostegno alle famiglie.

Un impegno che ci sembra vada proprio nella direzione auspicata dalla Caritas Ambrosiana, come sostenuto dal suo direttore don Roberto Davanzo: “la politica deve farsi avanti e immaginare un nuovo sistema di welfare che sappia includere quei soggetti che oggi sono senza rete.”

 

Nella nostra prepositurale - venerdì 8 ottobre, alle ore 20,45 - l’Arcivescovo ha presieduto una solenne celebrazione per la consegna della Carta di comunione per la missione e della Regola di vita dei presbiteri e diaconi della nostra zona pastorale, alla presenza soprattutto dei preti, diaconi e dei membri dei consigli pastorali decanali.

La Carta è una sintesi programmatica delle intenzioni pastorali del decanato. È, come ha scritto il Consiglio episcopale milanese, «strumento imprescindibile per le comunità» per «rinnovare lo slancio missionario della nostra Chiesa» mettendo «al centro di ogni attività pastorale la precisa responsabilità di vivere, sulla base di un cammino di santità, la comunione corresponsabile come condizione e forza della missione di annuncio e testimonianza del Vangelo oggi».
Il cardinale Tettamanzi, all’inizio del suo intervento, spiegando il senso della celebrazione, ha detto che “d’ora in avanti vogliamo camminare confidando nel Signore e nella sua Chiesa, profondamente unita e quotidianamente impegnata ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura.” Ha poi ricordato che il cammino che ha portato all’elaborazione della Carta per ogni singolo decanato ha preso le mosse dal 47° Sinodo diocesano ed è proseguito con le sue visite pastorali decanali. Ha insistito sulla centralità, per il nostro cammino di Chiesa, di tre temi: comunione, missione e spiritualità. In particolare, ha sottolineato che senza una solida formazione accompagnata da una forte spiritualità si può costruire ben poco. Ha chiesto a tutti, preti e laici, una continua conversione del cuore per purificarsi e per dare testimonianza dell’amore misericordioso del Signore verso tutti. Ha parlato anche di “concretezza localistica”, a partire innanzitutto dalla comunione tra i preti di una parrocchia, poi tra loro e i laici, per estendersi quindi al decanato, alla zona, alla diocesi e infine alla Chiesa universale. Avviandosi verso la conclusione del suo intervento, ha sostenuto che “c’è solo un unico grande cantiere nella Chiesa: quello della conversione dei cuori. Chiediamo al Signore di avere un cuore sempre più grande. Non dimentichiamoci mai che anche il nostro più piccolo gesto d’amore non serve solo per la nostra famiglia ma si estende alla Chiesa universale, nella Comunione dei santi.” Ha, infine, aggiunto che “la missione, intesa come passione per l’annuncio del Vangelo, ci è donata non per trattenerla egoisticamente per noi stessi ma per annunciarla generosamente con la vita, prima ancora che con le parole, agli altri, a tutti gli altri.”

Adesso, come auspicato anche dal Consiglio episcopale milanese, «la sfida concreta» è che il tutto «non rimanga semplicemente un documento sulla carta ma che diventi anima della vita di ogni decanato», e che i membri del consiglio pastorale decanale sappiano coinvolgere in questo cammino le singole parrocchie. Impegno certamente gravoso ma non impossibile, perché sebbene il percorso sinora compiuto, come riconosciuto dal vicario episcopale della nostra zona e dalla signora che ha portato la sua esperienza, ha incontrato fatiche e solitudini, alla fine però ha pure rivelato il bene ricevuto.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 11 ottobre 2010
 

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