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Agorà, buon compleanno!

 [ 10 Anni di Agorà: ecco le foto ]

“Le trenette sono servite, buon appetito!”. Tranquilli, nessun invito a pranzo, ma il semplice ricordo del modo originale con cui don Luigi Caldera annunciava, nella primavera 1997, il completamento dei lavori per l’apertura della nuova sala della comunità, il cinema-teatro Agorà. Qualche anno prima, giugno 1994, appena giunto a Cernusco, lo stesso Prevosto esprimeva la ferma determinazione a condurre in porto questa opera, fortemente voluta da monsignor Arcangelo Rossignoli, con un articolo intitolato “Trenette al pesto”.

Ma per l’avvio dell’attività si dovette aspettare, dopo l’inaugurazione di sabato 3 luglio 1997, ancora un anno o quasi. Infatti, solo nel maggio 1998, con lo spettacolo del gruppo internazionale “Viva la gente”, 150 giovani di 24 nazioni ospitati per l’occasione dalle nostre famiglie, il cinema-teatro avviò la sua programmazione.

Quest’anno la Sala ha ricordato il decimo anno di attività con uno spettacolo che è stato messo in scena - sabato 27 settembre - con la collaborazione di tutte le compagnie teatrali amatoriali cittadine.  

 

I risultati, in questi anni, non sono certamente mancati, quando le cose sono state fatte con impegno ed entusiasmo. Ingredienti che diventano fondamentali per l’animazione dell’Agorà, che può confidare solo sull’impegno dei volontari nei suoi diversi settori; altrimenti ne sarebbe quasi impossibile la gestione, circondati come siamo da multisala e teatri che possono vantare, rispettivamente, una più forte capacità di attrazione e una lunga storia, contando su piazze importanti.

Dire che un’attività si sostiene con il volontariato non significa affatto svalutarne le potenzialità e sminuirne la professionalità. Al contrario, si vuol sottolineare che quanto viene proposto è frutto dell’impegno convinto e  libero di tante persone che, riconoscendo valore a quello che fanno, sono pronti a rendersi disponibili per sostenerlo senza chiedere nulla in cambio.

L’andamento altalenante delle stagioni non deve certamente scoraggiare, perché è anche il riflesso della crisi che si è abbattuta sul cinema, facendo registrare un calo sensibile di spettatori, e sul teatro, soprattutto quello con i “grandi nomi”, che non sempre è alla portata di tutti.

 

All’inaugurazione dell’Agorà, il Vicario generale della diocesi, monsignor Giovanni Giudici, ora vescovo di Pavia, disse alla nostra comunità cristiana di “vivere in questo tempo l’annuncio del vangelo attraverso un incontro fecondo” con “il mondo che ci sta attorno, che desidera incontraci non solo nelle nostre liturgie, nel dialogo personale con ciascuno di noi, ma talvolta anche là dove abbiamo imparato a giocare, a ridere di noi stessi e a sognare.” E poi aggiunse l’invito a considerare l’Agorà come “la piazzetta ideale del nostro vivere di comunità cristiana e, come ognuna delle piazzette dei villaggi e dei piccoli paesi di una volta, luogo di accoglienza per chi vorrà fermarsi, passare, ascoltare, vedere, imparare e chiedere, per poter così favorire tra le persone uno scambio fecondo.”

 

Nonostante il proliferare dei multisala, il piccolo schermo cittadino sopravvive. Gli esperti dicono che queste due offerte sono destinate a convivere. Anche se con qualche difficoltà per il secondo, che deve però puntare sui film di qualità, che hanno sempre i suoi estimatori, e sull’educare le giovani generazioni all’amore per l’arte cinematografica.

Un’indagine di qualche anno fa aveva evidenziato che i fruitori delle sale della comunità, circa mille in tutta Italia, hanno tra i 35 e 44 anni, in maggioranza sono donne e, solitamente, possiedono un profilo culturale medio alto. Un pubblico attento, critico, consapevole, che dimostra un rapporto ben fidelizzato, che ama frequentare anche il teatro, assistere a conferenze, visitare mostre o musei, andare ai concerti.

Spettatori che trovano cruciale il tipo di programmazione, qualità audio e video dello spettacolo, comfort, la cortesia del personale, l’ambiente accogliente, quasi famigliare. Tutte cose che anche l’Agorà può offrire.

 

Don Ettore Colombo è convinto che “Se le sale della comunità, ma anche le radio e gli altri strumenti della comunicazione sociale, sono intesi semplicemente come canali di pura evangelizzazione, non abbiamo molte possibilità di riuscita. Se, invece, le sale della comunità sono luoghi di riflessione e di confronto dove ci si incontra con le domande ultime e di senso sulla vita (anche attraverso la proiezione di un film o la proposta di un teatro non necessariamente connotato come "cristiano") allora svolgono al meglio il loro compito.

Se da una parte, quindi, ci vogliono sale della comunità coraggiose nell’impegno e nelle scelte di programmazione, dall’altra ci devono essere spettatori curiosi, motivati, non solo consumatori ma anche protagonisti.

Realizzandosi questo connubio, per il futuro ci piace pensare ad una Sala che sappia, in modo più deciso, raccogliere le istanze culturali del nostro tempo mettendole in comunicazione con l’esperienza di fede, offrire uno spazio attrezzato e utile per affrontare, da credenti, una società frammentata, in cerca di esperienze e luoghi d’incontro.

 

E mentre festeggiamo i dieci anni di attività del cinema-teatro di via Marcelline, forse è saggio ricordare che “quando parliamo di cultura non si deve arricciare il naso, perché non parliamo di qualcosa riservato a pochi intellettuali e incomprensibile per la grande maggioranza; intendiamo invece per cultura una visione della vita che per noi credenti non può che essere cristianamente ispirata. Ancor più urgente è il compito di proporre questa visione della vita tenendo conto che i cattolici ormai sono una netta minoranza e quindi il loro impegno di testimonianza alla verità diventa indilazionabile. Tutto questo non ha niente a che fare con l’integralismo … perché la proposta chiara di valori riguardante la prospettiva cristiana della vita va fatta sul terreno della laicità, cioè in modo che possa costituire per tutti occasione di dialogo, di confronto e di promozione umana… Le trenette sono servite, buon appetito!”

A proposito di “cattolici ormai in  netta minoranza”, è interessante notare che mai come oggi, in una condizione di cristianesimo che viene spesso definita "di minoranza", molti fanno a gara a dichiararsi cristiani, se non cattolici, e a mostrarsi in atteggiamenti che lo lasciano credere. Chissà perché?

Tanti auguri, Agorà!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, lunedì 29 settembre 2008

 

[ 10 Anni di Agorà: ecco le foto ]

 

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